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Pd, Serracchiani: «Da direzione colpo mortale o occasione di rilancio»

«Ci sfidano al tavolo? andiamoci con orgoglio, con le nostre condizioni»

«La direzione di domani può essere il colpo mortale che una classe dirigente darà non solo al proprio partito, ma a una comunità di persone che credono sia bene per l'Italia avere un forte partito popolare e socialdemocratico». Lo scrive su Facebook la deputata del Pd Debora Serracchiani, alla vigilia della riunione della Direzione nazionale del partito, in cui andrà decisa la linea rispetto all'ipotesi di iniziare un dialogo con il M5s, in vista della formazione di un nuovo governo.
«La direzione però - continua Serracchiani - può anche essere un'occasione decisiva di rilancio e di nuova coesione. A patto che si metta sinceramente al primo posto l'interesse del Pd come partito al servizio del Paese, la sua coerenza politica e la comprensibilità delle sue scelte di fronte ai cittadini. Non sono più accettabili giochi sulla pelle del partito, strategie di secondo grado tutte interne e mirate a spartirsi un centinaio di posti in Parlamento, con l'illusione di guidare da lì un corpo del partito sempre più esile e sfiduciato».
«Discutiamo sul serio, perché la richiesta di discutere ci viene dal Capo dello Stato, e poi rispondiamo con chiarezza, a testa alta e in modo che tutti capiscano. Il confronto con i 5s, a mio parere, sarebbe salutare: spazzerebbe il campo da ogni equivoco o strumentalizzazione. Abbiamo una linea politica e dei programmi con cui ci siamo presentati agli elettori, in netta alternativa al programma chewing gum dei 5s, e alle promesse dei pistoleri di destra. Ci sfidano al tavolo? andiamoci con orgoglio, con le nostre condizioni».
«Il nostro confronto interno, l'infinito bilanciamento tra pesi sempre più piccoli, o avrà queste caratteristiche di schiettezza e lealtà oppure - ammonisce la parlamentare - sarà l'inizio della fine: segnerà lo scollamento tra alcuni capicorrente e quel che resta del partito, inevitabilmente destinato a perdersi nei rivoli delle obbedienze o della disillusione».
«Per tentare di scongiurare questo pericolo - spiega Serracchiani - ho accettato di apporre la mia firma sul documento proposto da Lorenzo Guerini, che è in linea con quanto ho sempre sostenuto. E voglio subito chiarire che la mia firma non equivale a un marchio d'appartenenza, ma è condizionata al fatto che questo documento non sia una conta fra renziani e no. Servira a qualcosa solo se non intende sterilizzare il dibattito e se sarà la base di partenza di una riflessione più larga e approfondita, spietata all'occorrenza, sui motivi che ci hanno portato al 18% e su come risalire la china».
«Il partito che ha raccolto e fatto propria l'eredità delle forze popolari che hanno ricostruito l'Italia non può dividersi sul tipo di documento da approvare in direzione, sul modo di andare a dire "non possiamo" ai dipendenti di una società di marketing, e nemmeno su che ruolo debba avere un segretario dimesso o uno reggente. Le facce contano ma diventano maschere se dietro non c'è la sintesi e l'ambizione di servire agli altri più che a se stessi».
«Chi domani parteciperà alla direzione lo faccia pensando piuttosto alle facce vere, quelle che ha incontrato nei circoli o nelle feste, quelle viste ai seggi, dove il 4 marzo ci hanno votato pensando: se non cambiano è l'ultima volta". Ricordiamoci che noi esistiamo perché ci sono loro, ma loro - conclude Serracchiani - continuano a esistere anche senza di noi».

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