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Primo maggio, Serracchiani e Savino condannano stelle rosse

Serracchiani: «Preservare festa del lavoro in quanto pacifica e democratica». Savino (FI): «Spettacolo indegno e anti-italiano. Lo Stato intervenga»

Ancora commenti sulle bandiere dell'ex Yugoslavia durante il corteo del primo maggio a Trieste, dalla presidente della Regione Debora Serracchiani e dalla parlamentare e coordinatrice di Forza Italia Fvg Sandra Savino.

«Ci sono memorie - dichiara Serracchiani - che devono essere rispettate e simboli che dividono: sarebbe bene che la natura propria del Primo maggio venisse preservata per quel che è: una pacifica e democratica celebrazione della Festa del lavoro, vissuta nella luce del primo articolo della Costituzione. E' difficile dimenticare che a Trieste il primo maggio del 1945 coincide con l'inizio dei quaranta giorni dell'occupazione delle truppe titine, segnata da violenze e terrore: credo si debba tener conto di questa sensibilità della città».

«Allo stesso modo - precisa la presidente - non so quanto alcune frange siano state stimolate dalla volontà di infrangere un divieto introdotto quest'anno per la prima volta dall'Amministrazione comunale. Per il futuro auspico che questo giorno sia come dev'essere, di unità e concordia civile. E che nessun fantasma del passato sia evocato a suscitare polemiche».

Così invece Savino: «La voglia di esporre la stella rossa in piazza Unità a Trieste proprio il Primo maggio è la consueta provocazione di chi inneggia al dittatore Tito e vuole manifestare sentimenti anti italiani. Evidentemente c’è la volontà di ricordare con affetto un dittatore che ha ucciso 11 mila italiani, un criminale che qualcuno considera un eroe. I titini hanno “liberato” Trieste con il solo scopo di occuparla e chi sostiene il contrario è semplicemente un bugiardo».

«Purtroppo - prosegue la parlamentare - esistono ancora personaggi che vogliono ricordare questi eccidi senza nessun rispetto e nessuna dignità. Il prossimo anno questo indegno spettacolo si riproporrà fino a quando lo Stato italiano non avrà il coraggio di vietare questa violenza alle vittime delle stragi titine». 

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