Avere un cane ai tempi del coronavirus: una riflessione su uscite e passeggiate
Cosa significa avere un cane in questi tempi di emergenza sanitaria e misure drastiche? Ecco qualche risposta nella riflessione di Emanuele Esposito, istruttore cinofilo Enci.
"La libertà di un cane vale più della mia. È questo il commento tipico dell’utente medio in queste ore di stretta sulle attività fisiche all'aperto della Regione FVG. Perché siamo sempre in cerca del nemico pubblico, dal runner al ciclista, passando per il passeggiatore ser(i)ale al proprietario di cani.
In questo momento si è ribaltato il senso logico della prevenzione: chi sta a casa è più al sicuro, ma invidia o attacca chi esce per portare fuori il cane e quindi rischia maggiormente di essere contagiato o (nel caso di un runner o ciclista, di farsi male e dover ricorrere alle cure del sistema sanitario già al limite).
Dovete capire che abituare un cane a fare i bisogni in casa è un percorso molto complesso e che comporta rischi per la salute dell'animale stesso. Chi ha avuto un cane in passato o attualmente è proprietario di cane, di certo conosce la difficoltà di insegnare al cucciolo a fare i bisogni fuori casa; il percorso contrario è forse anche più complesso e in assenza di uscite, il cane potrebbe avere dei seri problemi agli organi dovuti dal trattenere troppo urine e feci.
Inoltre, Trieste ha 21 mila cani registrati e dubito che vi siano forniture sufficienti di tappetini per bisogni; in Italia poi sono circa 7 milioni i cani, moltiplicati per almeno 3 bisogni al giorno, servirebbero 21 milioni di teli… Questo non vuol dire però 10 uscite al giorno per 10 km… ci vuole anche in questo caso intelligenza e rispetto delle regole: 2/3 uscite il più veloci possibile.
La privazione della libertà di movimento di certo non è facile da metabolizzare e la domiciliazione forzata è stressante, però non perdiamo di vista l’obiettivo, ossia venire fuori dalla pandemia coronavirus prima possibile e con il minor numero di morti".