"Chi può dia, chi non può prenda", l'idea di una lettrice per aiutare chi è in difficoltà
Buongiorno, mi chiamo Gabriella Zeriau ed avendo compiuto a gennaio 65 anni, per un pelo mi trovo inclusa nella fascia “a rischio”. Io non mi sento tale, però sono sposata con un altro 65enne che, essendo una persona sottoposta alcuni anni fa ad una colectomia totale a causa di un tumore al colon e successiva chemio e radioterapia, è ovviamente molto più a rischio di me e come tale deve assolutamente proteggersi meglio possibile. Se lui non avesse questo problema, in questo momento ci saremmo sicuramente messi entrambi a disposizione della Protezione Civile, ma così non possiamo farlo.
I motivi della lettera
Vi scrivo perché mi è venuta un’idea dopo aver visto che al sud tanta gente ha calato dalle finestre alcuni cesti con la scritta “Chi può dà - chi non può prende" per aiutare chi in questo momento si trova in difficoltà non avendo liquidità, per i motivi che conosciamo. La nostra realtà è ovviamente diversa da quella delle città del sud, dove la gente meno agiata vive in vicoletti che permettono di trovare soluzioni fantasiose come quella su esposta, noi sicuramente non abbiamo la possibilità di fare la stessa cosa o per lo meno non: di farla allo stesso modo. Viviamo però una realtà che attualmente vede molti locali commerciali sfitti, alcuni anche da mesi se non da anni.
La proposta
A me piacerebbe lanciare una proposta ai proprietari di questi locali, tramite il vostro giornale, che potrebbe essere magari accolta da qualcuno di loro dal cuore più tenero. Sarebbe bello se mettessero a disposizione a titolo gratuito questi negozi vuoti, ancor meglio se già attrezzati con mensole o scaffalature (ho visto che ci sono alcuni “frutta e verdura” proposti in affitto completi di tutto) che potrebbero sostituire i “cesti” del sud. Qui la gente, quando va a fare la spesa per se stessa, potrebbe lasciare alcuni beni di prima necessità a disposizione di coloro che non ce la fanno.
La richiesta
Per ora ho pensato di mandarvi questa lettere per capire se, pubblicandola, possa stimolare qualche anima buona a mettere in moto questa iniziativa. Io lo farei direttamente se non fossi “ingabbiata” dalla ns situazione. Forse il solo scrivervi può sembrare un po’ una “vigliaccata”. E’ facile predicare bene e razzolare male, però non mi importa del giudizio negativo al quale mi sto esponendo, perché penso che un’idea sia meglio di niente.