Stupro di Opicina, l’occasione fa l’uomo razzista
"Riapriamo la risiera", "Al rogo", "A morte", "Marocchini di m.." sono solo alcuni dei tanti, troppi, commenti beceri e farneticanti leggibili da qualche giorno a questa parte sui social network, da parte di coloro che hanno commentato lo stupro di Opicina di cui è SOSPETTATO (e qua credo doveroso scriverlo in maiuscolo perché questo è un particolare piuttosto rilevante e non da poco) un ragazzo di origini marocchine.
Ovviamente l'occasione era troppo ghiotta per coloro che sguazzano nel razzismo, per creare ulteriore allarme sociale ed odio tra i diversi popoli: benzina sul fuoco completamente inutile ma assai pericolosa, basti pensare a tutte quelle persone che non hanno una propria testa per ragionare e, aizzati da tali commenti, rischiano di trasformare tale odio da virtuale in reale, con serie problematicità per l'ordine pubblico.
Odio e rancore per il presunto stupratore (che ovviamente, qualora riconosciuto colpevole, è giusto che paghi), ma poca attenzione per la vittima. Rare ed estemporanee le dimostrazioni di vicinanza per la signora, quasi che questa fosse solo un "personaggio secondario" del fatto di cronaca.
Invece non è, e non deve essere così: i lettori dovrebbero avere prima di tutto pensieri ed affetto verso la signora, invece che avventurarsi in tante, troppe frasi intrise d'odio e di cattiveria.
Luca Marsi
Sociologo