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Agenda Mostre: "Panopticon" a San Giovanni

Panopticon: quando l’espressione artistica diventa espressione socialeSpazio allestito dal 23 giugno al 1 luglio 2011 nel Parco Culturale di San Giovanni – TriesteImmagini, testi, suoni, voce e spazio in una relazione condizionante in cui ogni...

Panopticon: quando l'espressione artistica diventa espressione sociale

Spazio allestito dal 23 giugno al 1 luglio 2011 nel
Parco Culturale di San Giovanni - Trieste


Immagini, testi, suoni, voce e spazio in una relazione condizionante in cui ogni elemento interagisce ed influisce sull'altro. È "Panopticon", l'installazione in mostra a Trieste dal 23 giugno al 1 luglio 2011 presso lo Spazio Rosa, nel Parco Culturale di San Giovanni. L'opera proposta dal gruppo Kant machine nasce come sperimentazione creativa all'interno di una cornice più ampia, il progetto nazionale di facilitazione sociale realizzato dal 2006 in tutta Italia con i Circoli di Ascolto organizzativo.


Visitando Panopticon, lo spettatore non è confinato in un ruolo di contemplazione passiva, ma invitato a partecipare emotivamente e criticamente in una dimensione immersiva ed esperienziale. Attraverso sistemi di rilevamento acustico e ambientale lo spettatore, compiendo semplici azioni all'interno dello spazio, può partecipare alla costruzione del senso dell'opera in tempo reale. Panopticon è costruito con una struttura modulare che si adatta di volta in volta allo spazio, alle occasioni e alle risorse che trova, creando così una relazione unica con ogni città e con la sua capacità di installare il Panopticon come esperienza viva e vitale di scambio e di riflessione
all'interno della comunità sociale.

"Kant machine è un gruppo di ricerca e ricognizione che, attraverso la riflessione filosofica e la sperimentazione artistica costruisce messaggi, immagini e progetti di sviluppo delle comunità sociali - spiega Alessandro Rinaldi che con Leo Kopacin ha fondato il gruppo - . Il progetto fonde l'esperienza di due soggetti attivi da molti anni in tutta Italia su percorsi di eccellenza: Dof Consulting, gruppo di ricerca sulla facilitazione sociale ed Ezzthetic, studio di produzione visuale e musicale. Il gruppo basa la sua esperienza su percorsi e progetti realizzati in diversi mondi: dalla ricerca scientifica alla sperimentazione artistica, dall'industria alla sanità, dalla pubblica amministrazione alla cooperazione sociale".

L'installazione a Trieste rappresenta un vero e proprio atto di fondazione di un'opera che sarà successivamente portata in altre città italiane ed europee ma che rivendica una paternità triestina. Per questa importante anteprima nazionale Kant machine ha ottenuto la collaborazione del Dipartimento di Salute Mentale di Trieste, di Area Science Park e dell'associazione culturale Nadirpro. Inoltre diverse ed eterogenee realtà di eccellenza di Trieste e del Friuli Venezia Giulia
hanno voluto sostenere il progetto in termini di investimento culturale, sociale ed economico: il Consorzio Interland, Wartsila Italia, la cooperativa Itaca di Pordenone e Zidarich, il noto produttore di vini del Carso.



Il "concetto" Panopticon di Kant machine
[Panottico]: ciò che è visibile in ogni sua parte attraverso un unico sguardo.

Il Panopticon è l'edificio progettato nel 1791 dal filosofo e giurista Jeremy Bentham, una visione al contempo di assoluta bellezza e di estrema dominanza. Questo edificio a forma radiocentrica doveva realizzare la visione onnisciente del potere: controllare contemporaneamente i prigionieri di un istituto di detenzione attraverso lo sguardo di un solo guardiano. Alla visione del Panopticon si ispira l'installazione ideata da Kant machine. La costruzione di uno spazio panottico diventa il punto di partenza per evocare la testimonianza immaginaria di due figure capaci di proporre una riflessione radicale e seminale sul tema della libertà e del rapporto tra individuo e istituzione: lo psichiatra Franco Basaglia ed il pensatore Ivan Illich.

Il riconoscimento del valore terapeutico della libertà e la possibilità di costruire e curare attraverso la relazione e non attraverso la detenzione, l'idea di trasmissione del sapere in un contesto conviviale piuttosto che nell' angusto ambito istituzionale, rendono il pensiero di Basaglia ed Illich di assoluta attualità. Le diverse prospettive si affiancano in ogni angolo dell'installazione. Noi siamo posti esattamente in mezzo, all'interno di un ambiente che ci porta a riflettere sulla nostra percezione immergendoci in un gioco di specchi. Mentre le parole di Basaglia ed Illich e lo sguardo di Bentham si inseguono in un vertiginoso parallelismo, la responsabilità dell'esperienza è tutta nostra, immersi contemporaneamente nella posizione dello spettatore, del guardiano, del convitato, del detenuto, del malato, dell'uomo liberato.

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