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Canottaggio, morto Giovanni Steffè: è stato argento alle Olimpiadi di Londra 1948

Medaglia d'argento ai Giochi Olimpici di Londra nel 1948 con il 2 con assieme a Aldo Tarlao e Alberto Radi al timone

È scomparso nei giorni scorsi (il 19 ottobre; n.d.r.), a Recco (GE) Giovanni Steffè, medaglia d'argento ai Giochi Olimpici di Londra nel 1948 con il 2 con assieme a Aldo Tarlao e Alberto Radi al timone.

L'equipaggio vogava per la Libertas di Capodistria, e quando il 13 febbraio 1947 i miliziani di Tito irruppero nella sede della Canottieri e requisirono tutte le barche da canottaggio, Steffè assieme al suo compagno di barca Tarlao, iniziarono la spola, in bicicletta su strada sterrata da casa a Trieste, allora Territorio Libero, per proseguire gli allenamenti con un 2 con in prestito del Dopolavoro Ferroviario.

I due assieme al timoniere Alvino Grio, il 16 agosto dello stesso anno furono Campioni d'Italia a Pallanza nel 2 con junior e senior. Poche settimane dopo, agli europei di Lucerna (Svizzera), la barca di Steffè e Tarlao giunse seconda in batteria dietro l'Ungheria, ed ancora seconda nel recupero alle spalle della Danimarca. In finale, arrivo entusiasmante con quattro equipaggi vicinissimi, ed il 2 con italiano che conquistava l'argento giungendo di un solo secondo dietro l'Ungheria e davanti la Danimarca.

Il dominio incontrastato della scena remiera italiana nella loro specialità, permise la loro convocazione ai Giochi Olimpici di Londra del 1948. Steffè e Tarlao, stavolta con il veneziano Alberto Radi al timone, sul campo di Henley a tre corsie soltanto, vincevano la seconda batteria davanti Danimarca ed Ungheria, dominando la terza semifinale davanti alla Jugoslavia (!). Dopo aver condotto la finale per tre quarti di gara, due lunghezze separavano sul traguardo Steffè, Tarlao e Radi dai danesi Danois, Pedersen e Henriksen, ma davanti l'Ungheria che li aveva battuti l'anno prima all'Europeo.

Fu un po' una delusione per l'equipaggio dato come favorito, ma il salire sul podio rappresentò per i tre una immensa soddisfazione che li ripagò dei grandi sacrifici fatti. Neppure un risultato così importante potè fare in modo da trasferire i colori della Libertas a Trieste, visto che l'amministrazione jugoslava aveva requisito la sede capodistriana. Iniziò così un peregrinare delle due medaglie olimpiche, ospiti delle società triestine fino a quando Giovanni, viste le situazioni precarie d'allenamento, decise di trasferirsi a Genova avendo trovato lavoro all'Ansaldo.

Durò ancora poco il periodo in attività di Steffè, che nel capoluogo ligure non trovò un compagno di barca all'altezza con il quale iniziare un nuovo percorso agonistico, tanto che l'anno successivo i due campioni si incontrarono da avversari, ma la nuova formazione capodistriana con Ramani, Tarlao, timoniere Marion ebbe la meglio.

Steffè e Tarlao da allora non si incontrarono più fino al 2007, quando in occasione della cerimonia di consegna delle onorificenze agli atleti liguri olimpici a Berlino, Londra, Helsinki, Melbourne e Roma, il loro incontro venne reso possibile dallo sforzo congiunto di Claudio Loreto (allora membro del Comitato F.I.C. Liguria), Gianni Lastrico (allora Segretario del C.O.N.I. Liguria) ed Emilio Felluga (ex canottiere della “Pullino”
d’epoca istriana e allora Presidente Coni FVG Friuli-Venezia-Giulia).

Un ultimo commovente atto, salutato da un caloroso applauso da parte del pubblico ligure presente all'evento, salutò i due atleti olimpionici per l'ultima volta assieme.

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