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Morto Lucio Pesle, inventò la bomboletta spray del calcio

Negli anni Ottanta assieme a Giovanni "John" Di Davide ebbero l'idea di realizzare la bomboletta spray oggi utilizzata in moltissimi campionati di calcio. Brevettarono l'invenzione il 26 gennaio 1986 a Trieste e nessuno in Italia ci aveva mai pensato

Lucio Pesle è morto negli scorsi giorni a Trieste. Oltre ad essere stato un imprenditore di successo (sua la Marlin in zona industriale ndr) c'è un elemento di curiosità che emerge dalla banalità delle esistenze normali. Pesle, negli anni Ottanta assieme a Giovanni "John" Di Davide, inventarono la bomboletta spray che oggi si utilizza in moltissimi campionati di calcio, per delimitare le distanze tra la barriera e il punto esatto da dove battere un calcio di punizione.   

Tutto vero 

Sembra una leggenda, di quelle che siamo soliti ascoltare nei bar oppure per interposta persona, o ancora semplicemente quando la realtà veste i panni della narrazione. Eppure la storia è vera e documentata. In un'intervista di qualche anno fa, Lucio Pesle commentò in questo modo: “Ecco, questa è la bomboletta originale. L’avevo nominata Tempo Marker, vista la capacità di ‘marcare temporaneamente’ una superficie attraverso l’utilizzo del composto chimico al suo interno”. 

Lo scetticismo del mondo del calcio 

Nessuno voleva saperne. L'idea era venuta a Di Davide, che l'aveva provata in diretta durante una famosa trasmissione sportiva triestina che si chiamava Il Caffè dello Sport e che veniva condotta da Giovanni Marzini. "John venne a parlarci di Tempo Marker. Facemmo qualche battuta in studio e poi John spruzzò sulla moquette lo spray. In brevissimo tempo si dissolse. Eravamo tutti affascinati da quella proposta". Il composto chimico l'aveva inventato Pesle. Luigi Agnolin, famoso arbitro italiano, disse che "l’idea avrebbe potuto scatenare una sorta di ribellione nella classe arbitrale visto che la bomboletta avrebbe diminuito l’autorevolezza dei fischietti". Gli arbitri e il mondo del calcio avevano paura di vedere il loro lavoro ritoccato? Pensavano che la bomboletta avrebbe potuto farli rimanere a piedi? Certamente no, anche se qualche dubbbio in merito rimane. 

Il contenuto della bomboletta

Ciò che si trova all'interno della bomboeltta è un composto chimico che possiede il 55 per cento di dietanolammide di acidi grassi di cocco, il 4 per cento di laurilsolfato sodico, il 41 per cento di acqua ed eventuali coloranti e pigmenti. Sulla bomboletta si trova la dicitura “assolutamente innocuo per l’operatore, per l’erba o per altri materiali di cui sia fatto il campo di gioco”. Pesle, sempre durante l'intervista di qualche anno fa, frugò in alcuni scatoloni buttati un po' alla rinfusa, in un magazzino della sede della Marlin in via Caduti sul lavoro nella zona industriale tra Muggia e Trieste. A margine, fece la sua comparsa anche un documento, che attestava la paternità dell'invenzione e fugava ogni dubbio. 

Bomboletta originale-2

Il brevetto 

Il 27 gennaio del 1986 attraverso Ermenegildo Zorzut ( a mezzo mandatario ndr ) Di Davide e Pesle presentano domanda di brevetto all’Ufficio Centrale Brevetti del Ministero dell’Industria Commercio e dell’Artigianato. Le undici pagine vengono accettate e vidimate dall’ufficiale rogante Carla Girlinger. Costo totale dell’operazione, 157mila lire. Il titolo del brevetto recita in questo modo: “Sistema di tracciatura, scomparibile totalmente nel tempo determinate, da un qualsiasi tipo di superficie ( manto erboso, cemento, ecc. ) a mezzo di una appropriata schiuma. Il trovato, di cui alla presente domanda non costituisce oggetto di altri depositi di uguale contenuto, dovunque effettuati in pari data, da parte de medesimo titolare”. 

Particolare Prima Pagina Brevetto-2

L'abbandono 

L'idea, causa lo scetticismo del mondo del calcio, la poca convinzione delle persone di quel sistema, un po' di invidia e gelosia assieme a molti altri elementi che rimangono avvolti nel mistero, non venne portata avanti. Il brevetto non fu rinnovato e l'idea accantonata in un cassetto. Pesle durante l'intervista dichiarò che a lui i soldi non importavano (anche per il fatto che non poteva reclamarli più ndr) ma che gli sarebbe bastato il riconoscimento morale sull'invenzione. Oggi Pesle e Di Davide guardano il campo da calcio dall'alto. E probabilmente, vedranno un mondo diverso, quello che solo le persone visionarie riescono a disegnare nelle loro anime.  

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