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Venerdì, 19 Aprile 2024
La protesta dei tassisti

Protesta contro le liberalizzazioni, parla il presidente di Radio Taxi

Martedì la categoria ha indetto uno sciopero di 48 ore. A far esplodere la protesta dei tassisti è il nuovo Disegno di legge sulla concorrenza e in particolare alcuni passaggi dell'articolo 10. Antonio Chersi ci ha spiegato quali potrebbero essere le conseguenze di una liberalizzazione del settore

TRIESTE - Dopo settimane di proteste da parte dei tassisti, martedì 5 luglio è stato indetto uno sciopero nazionale della categoria della durata di 48 ore. Ad essere contestato è l’articolo 10 del ddl Concorrenza, che porrebbe le basi per una liberalizzazione del settore. Per capire quali sono le problematiche e cosa comporta il disegno di legge, abbiamo contattato Antonio Chersi, presidente di Radio Taxi. "Non è una novità. Avevano già iniziato a parlare di un aumento del parco macchine e delle licenze vent'anni fa. E di fatto ci sono riusciti in città come Roma e Milano - spiega Chersi -. Il numero dei taxi è stato aumentato, anche di molto, perché c'era richiesta e c'erano delle criticità". "Ogni Comune conosce le esigenze della sua popolazione - aggiunge -. Questo ddl delega al governo l'adozione di un decreto per riformare il settore, facendo diventare l'ente locale una mera commissione consultiva".

Concorrenza e grandi colossi

La legge affida infatti una delega al governo in materia di "adeguamento dell’offerta di servizi alle forme di mobilità che si svolgono mediante l’uso di applicazioni web". In pratica, come spiega Today, la norma passa la palla all’esecutivo, al quale viene affidato il compito di legiferare, introducendo nuove forme di trasporto che utilizzano applicazioni e che mettono in contatto diretto i passeggeri e i conducenti. "Il Governo potrebbe così decidere di far scendere in campo i grandi colossi come Uber o Lyft. Queste realtà, grazie a operazioni di marketing ben studiate, riescono ad agganciare i consumatori attraverso promozioni e sconti. In questa maniera, una volta acquisito il cliente, la multinazionale ha egemonia sul mercato e fa i prezzi che vuole, sia con noi, che saremo destinati a diventare una specie di rider, sia con i fruitori del servizio".

Digitalizzazione e richieste

Nel testo si parla inoltre di modernizzazione del mercato ma, come spiega Chersi, negli anni anche il servizio di taxi ha avuto la sua evoluzione tecnologica: "Noi siamo già all'avanguardia. Certo, non come Milano o Roma, ma abbiamo piattaforme, app, siti. Ciò che ci manca è un intermediario. E non lo vogliamo". "Ciò che chiediamo come categoria è che il governo stralci l’articolo 10 del ddl Concorrenza. La libera concorrenza su un servizio comunale - conclude il presidente di Radio Taxi - non può esistere. La nostra non è un'attività economica: non possiamo alzare o abbassare i prezzi perchè sono imposti dal Comune. In cambio ci viene garantito un parco macchine contenuto. Come posso entrare in concorrenza con chi ha tariffe libere?".

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