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Carnevale a Trieste, Chiavegatti: «Che festa sarebbe con i cani antiterrorismo-antibomba?»

Chiavegatti (Destra Sociale TS): La resistenza piuttosto che la paura

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di TriestePrima

La paura invade, inonda la nostra società. Lontano da ritarsi, come l'umidità e la muffa, mina le fondamenta dell'edificio. La paura degli attentati è rapidamente raggiunta dalla paura dell'amalgamare, dell'islamofobia. La paura delle aggressioni ha paura di cadere nella xenofobia. La paura di trascorrere un carnevale "quello di Muggia" con i cani antiterrorismo-antibomba. 

Questo è il terrore e sta riuscendo ad invadere i nostri edifici. Il terrore è il peggiore nemico della libertà. Uccide la libertà due volte: la prima volta generando una restrizione delle libertà per prudenza e la seconda, suscita una risposta politica che, per aumentare la sicurezza generale, limita necessariamente le libertà individuali.

Domandatevi: quanti di voi escono di casa, quante donne da sole escono di casa, tranquilli/tranquille sentendosi in sicurezza, la notte?

Qui a Trieste posso dire che le strade, i viali, i ristoranti, i locali la sera sono molto meno frequentati di prima. Pensavo e se domani l'Arcivescovo invitasse i cristiani della propria diocesi a non portare il crocefisso per non essere identificati come di religione cristiana? Abbiamo visto e subito per il presepe e il crocefisso nelle nostre scuole. Questo già si chiama "sottomissione" che ha nel suo intimo l'accettare per paura la limitazione della nostra libertà. 

Questo vale anche quando il Sindaco o il Prefetto invitano a non andare in zona della città o nell'immediata periferia "altamente affollate" di migranti , vedi Piazza Libertà, Via S.Anastasio dove bivaccano e defecano sulle aiuole, Valmaura ecc. Misura che dimostra l'assenza dell'Ordine e delle Autorità dello Stato e di come la libertà di movimento sia diminuita in casa nostra. 

Ed ecco per che per "paura" e per le falle nella protezione dei controlli, FERNETTI-RABUIESE-PESECK ecc., dei quali ogni giorno si apprendono "buchi", deficenza. Così da portare ad essere necessario il ristabilire le frontiere come anche i controlli delle persone, gli ascolti delle conversazioni private (telefoniche e non) ecc. tutto questo in nome della "sicurezza generale" ma sopratutto per paura, vivendo una evidente sottomissione e rinuncia nel campo delle libetà individuali.  Luca Chiavegatti-2

C'è un qualcosa di scioccante quando una persona innocente diventi doppiamente vittima di queste "paure": essere esposto al criminale e nello stesso tempo essere esposto alla sorveglianza. Doppia pena, insomma!

E come se coloro che diffondono il "terrore", la paura, non fosse già abbastanza sufficente ecco apparire la seconda minaccia alle nostre libertà, un'altra paura che paralizza la nostra resistenza: la paura delle "fobie". Questa parola è un virus. Un virus che colpisce le difese immunitarie della nostra società. Grazie a questa parura delle "fobie" la polizia non verbalizza più i venditori clandestini di merce contraffatta, non interviene su coloro che magrebini e africani, ignorano di imporre l'autorità dello Stato ed il rispetto delle sue leggi. La paura di essere accusati e processati per islamofobia. 

Annientare i jihadisti ed i loro alleati che ci sono nella nostra società (ed un tempo venivano definiti "traditori"), riportare l'Islam alla sua realtà e i musulmani ad una concezione più modesta e pacifica della loro fede, invece di esaltare lo spirito di conquista attraverso la nostra passività, ritrovare la nostra piena sovranità e limitare l'accoglimento degli stranieri che non potranno essere assimilati, integrati perchè non lo vogliono.

Questi sono gli imperativi di una resistenza che è la nostra stessa esistenza autentica.

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