L'assessore alla Cultura Giorgio Rossi è intervenuto questa mattina in piazza Unità d'Italia alla commemorazione per l'ottantesimo anniversario della proclamazione delle Leggi razziali, annunciate da Mussolini il 18 settembre 1938 proprio a Trieste. Rossi era in rappresentanza del Comune, mentre per il Governo era presente il prefetto Annapaola Porzio; Pier Emilio Salvadé in rappresentanza del vescovo e della Diocesi di Trieste, il rabbino capo Alexander Meloni e il vicepresidente Davide Belleli per contro della comunità ebraica e il vicesindaco Paolo Polidori. A margine anche il giornalista del Corriere della Sera Beppe Severgnini. "Ringrazio - ha introdotto Rossi - soprattutto i cittadini numerosi che sono venuti in rappresentanza della nostra città e di tutte le forze politiche dell'arco costituzionale che hanno voluto interpretare in maniera unitaria questo momento".
Il discorso
"Ottant'anni fa Benito Mussolini proclamava in questa piazza le Leggi razziali e segnava, marchiava in maniera indelebile e tragica questa città con il marchio dell'infamia di questa legge che andava contro l'uomo e contro la natura. Siamo qui - ha continuato Rossi - rifiutando e denunciando quello che è stato. Questa città che è fatta di giovani e di nuove prospettive e che cerca un cambiamento morale e civile, oggi questa città rifiuta quello che è stato e auspica nuovi orizzonti. Ma Trieste non era quella, Trieste è un'altra, Trieste è rappresentata, perché ce l'ha nel dna, dalle diverse comunità religiose; quelle sono le realtà di una Trieste che per secoli è stata accogliente, che ha rifiutato che qualcuno potesse mettere in discussione che un uomo è diverso dall'altro".
Le dichiarazioni di Severgnini
Il futuro
"E vogliamo far sì che Trieste dia una risposta forte e rappresentata. Ho portato qui questi fiori, delle rose bianche che indcano le purezza e quello che erano in quel momento quelle persone che hanno subito questo torto e lo sfregio; sul sangue di quei cittadini che sono morti, che sono stati internati e sono morti nei campi di concentramento, subìto violenza da parte del fascismo e sono stati gli agnelli sacirficali di questo massacro, oggi va tutto il nostro senso di pietà e di desiderio che quel sangue faccia risorgere in questa città un nuovo fiore, che è quello dell'accoglienza, della speranza e dell'amore tra i popoli. Grazie voi che siete morti per noi, il vostro ricordo sarà perenne ed eterno, la vostra città ne sarà grata".