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Cronaca

"Trieste cosa farai da grande?": i risultati del sondaggio di TS4

Una città che spera ancora nel suo futuro, ma servono lavoro, cultura e una migliore classe politica. Preoccupano la precarietà, l’indebolimento del welfare e dei legami sociali

Sono stati presentati stamattina presso la sala del CRAL del Porto i risultati della prima fase del progetto TS4 Trieste secolo quarto, dedicata alla raccolta dei dati da mettere a disposizione dei tre gruppi che, tramite un percorso di progettazione partecipata, costruiranno tre scenari di sviluppo della città nelle sue economie, nei suoi spazi urbani e nelle sue relazioni con i dintorni. I risultati sono consultabili al link bit.ly/datits4.
Alla fase di raccolta dati hanno partecipato circa un migliaio di persone, di cui quasi 600 tramite il sondaggio online e circa 400 negli interventi nelle Assemblee d’Istituto al Liceo Oberdan e all’ITS Deledda- Fabiani (la metodologia è illustrata nel dettaglio nel fascicolo informativo).
Il campione di chi ha compilato il sondaggio (55,9% donne; 57,8% under 35; 45,4% laureati) segnala che hanno risposto prevalentemente le triestine e i triestini che nell’orizzonte temporale definito dal progetto (25 anni da oggi, ovvero 2044) saranno pienamente adulti e inseriti nella società locale. Quelli che spesso vengono definiti “i cittadini del domani” pur essendo portatori, già oggi, di diritti e doveri connessi al loro abitare la città. Sono anche gli stessi che molto spesso, nelle cronache e nel dibattito pubblico triestino, hanno meno visibilità.

Il profilo migratorio

Il campione è stato dunque suddiviso tra chi ha sempre vissuto a Trieste (48,2% dei rispondenti), chi si è trasferito a Trieste da altro luogo (36,7%), chi ha lasciato Trieste (11,4%) e chi non ha mai vissuto a Trieste (3,6%).
Tra chi ha lasciato Trieste, la ragione principale è lo studio (44,1%), seguita a ruota dal lavoro (33,8%); seguono altre motivazioni (11,8%) e motivazioni familiari (10,3%). Interrogati sulla desiderabilità di tale condizione, il 25% dei rispondenti afferma che tornerebbe a Trieste; il 10,3% no; il 64,7%, più di due su tre, è disposto a valutare l’opzione di tornare in città a seconda dell’evoluzione futura dello scenario cittadino. La soluzione dell’emigrazione, e quanto essa prenderà piede in futuro, è dunque strettamente legata a come la città si svilupperà nei prossimi anni.

Un’idea estensiva di cittadinanza


Interrogati sulla questione «secondo te chi è cittadino di Trieste?», con possibilità di esprimere risposte multiple, il 24% sostiene che è triestino chi è nato e ha vissuto a Trieste, mentre per ben il 75,5% è sufficiente vivere/ studiare/ lavorare in città per esserlo. Per il 33,7% anche chi non vive più a Trieste, pur essendo nato in città, deve essere considerato cittadino. Ne emerge un quadro per cui la cittadinanza è determinata, più che dal criterio della nascita, dall’effettivo legame - materiale e/ o affettivo - esistente tra la persona e la città che la ospita o l’ha ospitata in passato.

Per restare a Trieste servono lavoro, cultura e una miglior classe politica

Tra le dieci opzioni proposte dal sondaggio per la domanda «cosa ti convincerebbe a restare/ tornare/ venire a Trieste?», le migliori condizioni lavorative sono la scelta nettamente predominante, optata da più di 6 rispondenti su 10 (64,2%). Seguono maggiori opportunità culturali e di svago, con più di 4 su 10 (46%) e una miglior classe politica, indicata in 3 risposte su 10 (32,5%). Osservando più da vicino il terzetto sul podio, si scopre che la questione lavorativa è particolarmente sentita (77,4%) dai residenti non domiciliati a Trieste, ovvero da coloro i quali presumibilmente hanno lasciato la città da meno tempo.
Su chi dovrebbe attivarsi maggiormente per migliorare la situazione, le istituzioni locali sono di gran lunga la risposta più gettonata, scelta da quasi 9 rispondenti su 10 (86,8%). Segue “i cittadini, io in primis” con quasi 7 su 10 (69,5%) e, a grande distanza, le istituzioni nazionali con il 35,4% delle preferenze.

Rischio emigrazione: preoccupa il lavoro, l’indebolimento del welfare e dei legami tra le persone

Rispetto alla domanda «Cosa ti convincerebbe ad andartene da/ non venire a Trieste?» il lavoro è di nuovo in cima alle classifiche: il suo peggioramento è visto come una seria minaccia dal 52,2% degli intervistati. La seconda minaccia più consistente è un peggioramento del sistema del welfare, percepito come rischio da circa 1 rispondente su 3 (34,8%). Le successive tre risposte più gettonate possono essere lette come una diretta conseguenza delle prime due: l’indebolimento del tessuto produttivo e dei servizi determina minore fiducia tra i cittadini (29,8%), un peggioramento della classe politica (26,4%) e minore sicurezza (23,1%).
Analogamente alla domanda precedente, le istituzioni locali, la cittadinanza e le istituzioni nazionali sono viste come le principali responsabili nell'evitare che la situazione peggiori, raccogliendo rispettivamente l’82%, il 72,2% e il 35,3%.

Economie, spazi, relazioni: in vetta il Porto, più spazi verdi e maggiori relazioni verso Nord

Osservando le risposte alla domanda «Se dovessi scommettere sul futuro economico di Trieste, punteresti su...» il trend è chiaro, consegnando alla categoria “porto e logistica” il primo posto tra le previsioni dei triestini, scelto da quasi due rispondenti su tre (65,3%). Seguono a stretto giro il turismo (58,1%) e la ricerca e sviluppo (54,1%). Sembra scontata la prospettiva di una città che fa a meno del settore secondario, o che forse transita verso ambiti meno pesanti della manifattura tradizionale, più innovativi e legati al ciclo della logistica. Allo stesso tempo, Porto e turismo confermano la loro natura di ‘temi caldi’, anche - e non solo - nel dibattito pubblico cittadino.
Gli spazi verdi emergono come l'esigenza più sentita dai rispondenti, che vi hanno optato in 4 su 10 (41,4%). Seguono gli spazi per le associazioni e i giovani (31,7%) e, a stretta distanza, infrastrutture per la mobilità sostenibile (28,3%) e spazi pubblici di incontro (27,1%). Si tratta di opzioni che, in qualche modo, prefigurano l’emergere di stili di vita nuovi, e di una diversa relazione tra la cittadinanza e il territorio che la ospita.
Infine, sulle relazioni della città con i dintorni l’opzione predominante è quella che guarda verso Nord e il mondo germanico, scelta da più di 6 rispondenti su 10 (64%). La seconda opzione, orientata verso Est e i Balcani, che in generale ottiene il 56,4%. L'orientamento verso Sud e il bacino del Mediterraneo ottiene il 40,4% delle preferenze.

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