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Tavolo Mise, Wartsila non fa marcia indietro

Il presidente Hakan Agnevall conferma la chiusura dell'attività produttiva. Per i sindacati la posizione dell'azienda è "gravissima"

Warstila non intende fare marcia indietro sulla chiusura dell'attività produttiva della Wartsila a Trieste. Lo ha detto il presidente di Wartsila Corporation, Håkan Agnevall oggi al Mise all’incontro sulla vertenza Wartsila, al quale hanno presenziato il ministro dello Sviluppo Economico, Giancarlo Giorgetti, e il presidente della regione Friuli-Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, nonché il presidente & Managing Director Wartsila Italia Spa, Andrea Bochicchio. Per Agnevall si tratta di una "decisione difficile", ma la volontà è di andare avanti, mantenendo comunque a Trieste il presidio per ricerca, sviluppo e formazione. Dopo un'ora di confronto, la riunione si è interrotta per una pausa.

In apertura del tavolo al Mise il Governatore Massimiliano Fedriga ha ricordato che il sito di Trieste è "strategico" per la cantieristica italiana europea, ribadendo di essere pronto "a sedersi ad un tavolo di ragionamenti industriali ma solo a fronte del ritiro della procedura avviata dal gruppo finlandese".

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La reazione dei sindacati

I sindacati presenti alla riunione si sono allineati con la posizione di Fedriga definendo il ritiro della decisione di chiudere l'attività produttiva a Trieste - si legge in una nota di Bruno Cantonetti, segretario nazionale Uilm presente al tavolo, riportata dal Tgr Rai Fvg - "una condizione indispensabile per poter continuare a discutere". Il segretario provinciale Uil Antonio Rodà ha definito "gravissima" la posizione dell'azienda. Secondo Rodà "c'è l'assoluta necessità di tutelare un asset strategico per la navalmeccanica del nostro paese". "Difenderemo la fabbrica per cercare di garantire un futuro ai dipendenti della Grandi Motori ed al nostro comparto industriale. In questo senso accogliamo positivamente l'impegno espresso dal Ministro e dal Governo" ha concluso.

“La decisione dell’azienda di confermare i 450 licenziamenti oggi al Mise è senza dubbio irriguardosa e irrispettosa non solo verso i lavoratori e le loro 450 famiglie, ma verso tutte le istituzioni italiane, nazionali e locali" ha dichiarato il segretario nazionale Ugl Metalmeccanici, Antonio Spera, anch'egli presente all'incontro. "Va, quindi - aggiunge -, rispedita al mittente: il ritiro dei licenziamenti sia la ‘conditio sine qua non’ di qualsiasi dialogo e confronto sindacale e istituzionale”. "Il Gruppo - spiega Spera -, negli ultimi anni, ha conseguito importanti utili, grazie al lavoro dei dipendenti italiani, alle opportunità offerte dallo Stato italiano e dall’industria italiana (Fincantieri, ad esempio). Tant’è vero che al termine di una sospensiva, il presidente Wartsila nel confermare i 450 esuberi, contemporaneamente ha annunciato investimenti”.

“In attesa del dovuto ripensamento da parte di Wartsila – annuncia Spera –non resteremo con le mani in mano: sul territorio, che sta dimostrando grande unità, l’UGL Friuli Venezia Giulia, guidata da Roberta Vlahov, che ha partecipato da remoto alla riunione di oggi, sarà impegnata in assemblee e mobilitazioni, al fine di sensibilizzare l’opinione pubblica, per far sentire la vicinanza del sindacato a tutti i lavoratori, in questo difficile momento, e anche alle istituzioni, fortemente impegnate a loro volta a scongiurare una catastrofe lavorativa e industriale, senza alcuna giustificazione”, conclude Spera.

"Risultano offensivi e fittizi i tentativi di mitigare queste scelte di fronte a una scelta così grave, che investe oltre 1000 lavoratori del nostro territorio", ha commentato Cgil in una nota stampa. "Il giudizio è assolutamente negativo da parte delle istituzioni e del sindacato, rispetto alla scelta di indebolire la filiera della navalmeccanica e abbandonare le politiche industriali nel nostro territorio e in tutto il paese. È inaccettabile una così palese svalutazione del lavoro manifatturiero". "Si fa sempre più strada la necessità di elaborare un "piano B" che preveda importanti investimenti su questa filiera - conclude la nota -. Serve tutto il peso dello stato italiano perché ciò possa avverarsi. Ora c'è la necessità che, nell'esercizio del rapporto di forza, il territorio sia a fianco delle lavoratrici e dei lavoratori di Wärtsilä e a sostegno della fabbrica".

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