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Cronaca

Addio a Giuliano Scabia, creatore di “Marco cavallo”, scultura simbolo della rivoluzione basagliana

Si è spento a 85 anni a Firenze, dopo una lunga carriera fatta di innovazione artistica, letteraria e drammaturgica al servizio di importanti battaglie sociali. A Trieste ha lasciato la grande scultura con sembianze equine, foriera delle grande aspettative dei pazienti psichiatrici e portatrice del loro desiderio di libertà

Se n’è andato a 85 anni Giuliano Scabia, il “papà” di Marco Cavallo, la grande scultura con sembianze equine simbolo della chiusura dei manicomi, che oggi ancora campeggia nel parco di San Giovanni. L’illustre poeta e drammaturgo si è spento a Firenze nella notte di venerdì 21maggio, lasciando il panorama letterario e teatrale italiano privo di un esponente eclettico, innovativo e geniale. Grande il suo impegno nel sociale, che ha coinvolto anche Trieste nel 1973, dove con Franco e Vittorio Basaglia, Peppe Dell’Acqua e altre grandi personalità dell’arte e della psichiatria ha dato vita alla scultura di cartapesta alta quattro metri e raffigurante un cavallo azzurro, colore voluto dagli stessi pazienti dell’allora ospedale psichiatrico di Trieste.

Un simbolo forte che rimanda alla voglia di libertà delle persone affette da disturbi psichiatrici, e al tempo private della loro libertà. Un’opera collettiva frutto dei laboratori artistici parte della cura di queste persone secondo l’innovativo disegno di Basaglia. Il cavallo, un tempo, trainava il carretto della biancheria, simbolo della libertà conquistata dai pazienti, dei quali idealmente conteneva tutti i desideri e le aspettative. Simbolo di un cambiamento epocale ed esibito come installazione artistica itinerante, questo manufatto lasciato in eredità da Giuliano Scabia ha ancora oggi e avrà in futuro il compito di sensibilizzare l’opinione pubblica sulla rivoluzione basagliana.

Una produzione artistica, quella di Scabia, dagli esordi improntata alla multidisciplinarità e sostenitrice di battaglie sociali. Un altro esempio, la collaborazione con il compositore Luigi Nono per i testi de “La fabbrica illuminata”, composizione per nastro magnetico e soprano ispirata ai lavoratori dell’Italsider. Fra le formule sperimentate da Scabia troviamo le molteplici sperimentazioni teatrali nelle scuole, nei centri di salute mentale, la scrittura collettiva e il teatro delle case.

Sulla sua pagina Facebook, Peppe Dell’Acqua immagina di comunicare a Marco Cavallo la scomparsa del suo creatore: “Marco Cavallo ha nitrito di dolore. Un nitrito lamentoso che non avevo mai sentito prima. Ai nitriti di rabbia, di gioia ci sono abituato. Ha cominciato a scalpitare, a girare nervosamente in tondo. “Andrò a Firenze, e devo arrivare in tempo”. Ho cercato di dissuaderlo ma lui, testardo come sempre, ha chiamato il suo amico Ippogrifo per farsi guidare in una rotta, la più breve possibile. E così sono partiti, hanno superato l’Appennino e Marco Cavallo è stato vicino a Giuliano, che sicuramente ha sentito la sua presenza. Quando è venuto il momento Giuliano, allegro come sempre, è saltato in groppa al cavallo. Il cavallo azzurro, di nuovo, gioioso e allegro è volato in alto, in alto col suo caro amico poeta. Ciao Giuliano Marco Cavallo”.

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