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Cronaca

Aggressioni fisiche ed estorsioni ai dipendenti in una ditta in appalto a Fincantieri: tre arrestati

Gli arrestati, nella loro qualità di “capocantiere”, con la minaccia si facevano restituire una parte dello stipendio percepito in busta paga dai lavoratori, minacciandoli con violenze fisiche e verbali. I Carabinieri di Monfalcone e Gorizia hanno sequestrato circa 31mila euro

Aggredivano fisicamente e psicologicamente i dipendenti e si facevano restituire parte dello stipendio: una storia di caporalato che ha coinvolto una società in appalto diretto alla Fincantieri. I Carabinieri della Compagnia di Monfalcone in collaborazione con i colleghi del Nucleo Ispettorato del Lavoro di Gorizia, alle prime luci dell’alba di oggi hanno dato esecuzione a 3 ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Gorizia, Dr. Carlo Isidoro Colombo,nei confronti di altrettanti soggetti, ritenuti responsabili dei reati di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, estorsione e somministrazione fraudolenta di manodopera, commessi a Monfalcone (GO) e nel comune di Falconara Marittima (AN) a partire dal 2018.

Destinatari dei provvedimenti sono i responsabili di una società con sede nella provincia di Ancona, operante in appalto diretto,con l’impiego complessivo di circa 170 lavoratori, all’interno dei cantieri di Monfalcone, Genova ed Ancona della società “Fincantieri S.p.A.”, che è risultata estranea ai fatti ed ha fornito massima collaborazione alle indagini.

Minacce e caporalato

La complessa attività di indagine compiuta dal Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia Carabinieri di Monfalcone unitamente ai militari del Nucleo Ispettorato del Lavoro di Gorizia e diretta dal Sostituto Procuratore della Repubblica di Gorizia dr.ssa Ilaria Iozzi, ha consentito di disvelare le condotte criminose degli arrestati che, nella loro qualità di “capocantiere”, con la minaccia si facevano restituire una parte dello stipendio percepito in busta paga dai lavoratori, quasi tutti extracomunitari di nazionalità bengalese.

Violenza fisica e verbale

In particolare, si è potuto accertare che altri due indagati, di origine bengalese, erano incaricati delle riscossioni del denaro presso i lavoratori connazionali, che poi conferivano agli arrestati. Nel caso in cui un lavoratore si fosse rifiutato di restituire mensilmente parte del denaro in contante percepito in busta paga (che formalmente risultava corretta), entravano in gioco gli arrestati, che minacciavano i lavoratori mediante violenza fisica e verbale o anche prospettando loro la riduzione dell’orario di lavoro, il licenziamento o il mancato rinnovo del contratto di lavoro.

Le somme sottratte alle vittime si attestavano nel 15% circa dell’importo complessivo percepito in busta paga e, per l’assunzione di un lavoratore, veniva corrisposta ai due “capocantiere” una somma variabile tra i 700 ed i 1.000 euro. In alcuni casi, poi, veniva addirittura richiesto il pagamento di 50euro al mese per l’utilizzo degli armadietti necessari agli operai per cambiarsi d’abito all’inizio e al termine del turno di lavoro. Ai lavoratori extracomunitari è stata estorta anche gran parte della somma percepita con la cassa integrazione nel periodo di lockdown nei mesi di marzo e aprile 2020.

Sequestrati 31mila euro

Contestualmente è stato eseguito il decreto di sequestro preventivo del denaro giacente sui conti correnti intestati o risultanti nella disponibilità degli indagati, per un importo complessivo di 31.500,00 €, considerato quale risultanza delle somme illecitamente sottratte alle parti offese. Al momento sono 16 le vittime individuate nell’ambito dell’attività di indagine, ma non si esclude che possano aumentare in seguito alla successiva testimonianza di altri operai.  

Ulteriori illeciti sono stati rilevati a carico dei responsabili della ditta che, servendosi di società di lavoro interinali, non hanno rispettato i limiti imposti dall’art. 31 Legge 96/2018 (cd. Decreto Dignità) e dell’art. 23 della medesima Legge, che impone l’impiego massimo del 30% dei lavoratori assunti tramite agenzie per il lavoro interinale. Sono state, quindi, accertate anche responsabilità di società di somministrazione di lavoro interinale i cui titolari risultano indagati nell’ambito del medesimo procedimento poiché, aggirando la normativa che disciplina la specifica formula di impiego, si prestavano ad assumere un certo numero di lavoratori che venivano anticipatamente individuati dai soggetti arrestati, e che poi venivano inviati al lavoro presso l’impresa operante in appalto, evitando, di fatto, a quest’ultima di farsi carico di tutti gli oneri derivanti dall’assunzione di dipendenti propri.

Infine, i militari della Compagnia di Monfalcone, congiuntamente a personale dei Nuclei Carabinieri Ispettorato del Lavoro di Gorizia, Venezia ed Ancona, hanno eseguito diverse perquisizioni presso i domicili degli indagati e le sedi delle società coinvolte dislocate a Monfalcone (GO) e a Falconara Marittima (AN), al fine di ricercare ed assicurare le fonti di prova relative ai reati per i quali si procede.

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