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La storia

“Da Trieste a Ratisbona in Vespa, come ho portato il molo Audace in Germania”

Andrea Paoletti è un triestino di 39 anni che sette anni fa si è trasferito in Baviera. Lì ha fondato la sua scuola di musica e ha messo in piedi un trio che punta a diffondere il cantautorato italiano tra i tedeschi. A breve l'inedito dal titolo "Molo Audace", ispirato alla nostra città

Si è trasferito in Germania da Trieste portando con sé il suo bagaglio culturale e musicale. Sì, perché il primo viaggio l’ha affrontato in Vespa, senza troppo spazio per altri bagagli. Parliamo del batterista 39enne Andrea Paoletti, che come altri concittadini ha preso il largo per cercare fortuna in un altro paese, in questo caso esportando anche la cultura della sua terra poiché, tra le varie attività, ha fondato il progetto musicale CantAutori, che si ispira ai grandi cantautori italiani e tra poco vedrà l’uscita di un inedito dal titolo “Molo Audace”. Ovviamente un canto d’amore per la sua città. Il singolo e il video usciranno su tutte le piattaforme digitali il quattro febbraio.

Com’era la tua vita prima del trasferimento?

Dopo la laurea in giurisprudenza ho fatto diversi lavori, tra cui la musica. Non vorrei far passare l’idea che Trieste è la città del “no se pol” e all’estero è tutto semplice: in Germania ho avuto molta fortuna ma anche molta determinazione e forse prima non mi ero mai messo in gioco in questo modo. Inoltre mi sono trasferito per amore, non perché a Trieste non mi trovassi bene.

È stato difficile ambientarsi a Regensburg?

Sono arrivato senza un piano preciso, poi ho pensato di mettermi in proprio dando lezioni di batteria. Inizialmente in uno scantinato, poi sono riuscito a fondare una mia scuola, la Schlagzeug Regensburg. Dopo ho iniziato a suonare come batterista freelance, fino a che non ho fondato, con il cantante salentino Rocky Verardo e il chitarrista tedesco Richie Necker, il progetto I CantAutori. In Germania è molto in voga l’italo – pop (Come Ramazzotti, Pausini e altri sul genere), ma noi volevamo far conoscere anche autori come De’Gregori, De’Andrè, Dalla, Battiato o Pino Daniele, così abbiamo creato questa tribute band, per poi iniziare a fare pezzi nostri.

Che reazione ha avuto il pubblico tedesco?

È un pubblico diviso tra quelli che già amano questi autori e altri più improntati al pop, che in noi trovano qualcosa di diverso e ne rimangono comunque affascinati. Anche se la musica che suoniamo è molto improntata sui testi la Germania (almeno quella del Sud) è molto ben disposta nei confronti della nostra cultura e della nostra musica, oltre che della nostra lingua.

Perché hai deciso di partire da Trieste in Vespa?

È stato un viaggio simbolico, ho scelto la Vespa perché è un simbolo di casa mia, della quotidianità negli spostamenti. Il viaggio è durato 46 ore con due tappe intermedie per dormire, a parte il freddo sulle Alpi, con passaggio da Passo Pramollo, è stata un’esperienza rilassante e tranquilla. Da lì è nata la canzone “Molo Audace”. Un pezzo a cui tengo molto, hanno collaborato diversi musicisti triestini e il video è curato da Adriano Vessichelli, un ragazzo che ha fatto un percorso opposto al mio: prima ha vissuto a Londra e poi si è trasferito a Trieste. Il corto è basato sul lavoro di fotografi triestini come Massimo Goina.

Tu ti sei trasferito ma la tua arte è sempre ispirata alle tue origini. Chi lascia Trieste, spesso, non la lascia mai del tutto. Secondo te perché succede?

Quando vai via ti rendi conto di tutte le cose che prima erano a portata di mano e che davi per scontate, come il mare, il modo di vivere la leggerezza che hanno i triestini. Oltre ai rapporti di amicizia unici che continuo a coltivare. È una città che è inevitabile portare con sé ovunque si vada.

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