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Cronaca

Artigianato in Fvg a picco, dal 2006 forte calo di imprese (-8,8%) e addetti (-10,6%)

Un calo dell'8,8% a livello regionale, con flessioni più marcate nelle province di Pordenone (-11%) e di Gorizia (-13,8%). Il trend negativo riguarda l'artigianato, un comparto che in Friuli Venezia Giulia ha registrato una notevole riduzione della propria base produttiva dal 2006 (31.300 le imprese attive) al 2016 (28.500, quasi 2.800 in meno). La fotografia su dati Inps e Movimprese è di Alessandro Russo, ricercatore dell'Ires Fvg

Un calo dell’8,8% a livello regionale, con flessioni più marcate nelle province di Pordenone (-11%) e di Gorizia (-13,8%). Il trend negativo riguarda l’artigianato, un comparto che in Friuli Venezia Giulia ha registrato una notevole riduzione della propria base produttiva dal 2006 (31.300 le imprese attive) al 2016 (28.500, quasi 2.800 in meno). La fotografia su dati Inps e Movimprese è di Alessandro Russo, ricercatore dell’Ires Fvg.

L’andamento

A metà degli anni Duemila si è interrotta una fase espansiva trainata dal comparto delle costruzioni caratterizzata, un po’ in tutte le regioni del Nord, da una crescita del numero di imprese individuali artigiane, molto frequentemente con titolari stranieri, in Fvg provenienti principalmente da Albania, Romania e paesi dell’ex-Jugoslavia. La crisi economica ha successivamente ridimensionato il numero di imprese dell’edilizia, in particolar modo nella provincia di Gorizia; nell’ultimo decennio si osserva inoltre una notevole diminuzione anche nel legno-arredo, nelle produzioni in metallo e nell’autotrasporto.

In provincia di Trieste la dinamica meno negativa

Nel 2015 erano iscritti alla gestione speciale dell’Inps 38.529 artigiani in Fvg, con una diminuzione di 4.571 unità (-10,6%) rispetto al 2006. Sempre tra 2006 e 2015 la provincia di Gorizia evidenzia la flessione di maggiore entità (-15,3%), Trieste quella più contenuta (-5,4%), in linea con gli andamenti rilevati per le imprese artigiane. La minore vocazione manifatturiera e la maggiore tenuta dell’edilizia nella provincia di Trieste contribuiscono a spiegare tale risultato. «La provincia giuliana – spiega Russo –, con una marcata specializzazione in ambito terziario, ha infatti subito in misura più attenuata le conseguenze negative della crisi che ha colpito duramente il manifatturiero».

 La provincia di Trieste è inoltre l’unica in cui negli ultimi anni le imprese nel comparto delle costruzioni non hanno subito una forte contrazione, grazie soprattutto alle attività specializzate nell’impiantistica (termoidraulici, elettricisti). Il settore ha tra l’altro beneficiato delle agevolazioni fiscali legate alle ristrutturazioni e al miglioramento dell’efficienza energetica, ma si possono anche ricordare i controlli periodici obbligatori per legge (ad esempio sulle caldaie domestiche) e le manutenzioni che sono essenziali negli immobili, specie in quelli più vecchi (il patrimonio immobiliare della provincia di Trieste è generalmente datato).

Nordest e Italia

Il calo degli artigiani iscritti alla gestione speciale dell’Inps tra il 2006 e il 2015 è comune a tutte le regioni italiane ed è particolarmente accentuato in quelle del Nordest (-11,6%); a livello nazionale si osserva una variazione negativa complessivamente pari a -8,8% e solo nel Lazio il numero di artigiani è rimasto costante nel tempo. Gorizia si posiziona tra le dieci province in Italia in cui la diminuzione nell’ultimo decennio è stata superiore al 15%.

Aumenta l’incidenza della componente femminile

I titolari delle imprese artigiane sono prevalentemente maschi, anche se nel tempo la componente femminile ha aumentato il proprio peso, passando dal 18% nel 2006 al 20% nel 2015. La crisi ha infatti colpito soprattutto i settori a più alta intensità di lavoro maschile, come l’edilizia, alcuni segmenti del manifatturiero, l’autotrasporto. In regione il numero di titolari donne di imprese artigiane si è mantenuto costante nell’ultimo decennio, intorno a 7.000 unità; gli imprenditori maschi sono invece diminuiti dell’11,8% (3.790 in meno). Spesso infatti le donne operano in ambiti del terziario che in questi anni hanno sofferto di meno, come le  attività di pulizie e i servizi alla persona (lavanderie, parrucchiere, estetiste).

Tra i collaboratori delle imprese artigiane il rapporto tra i generi è più equilibrato; in questo caso la flessione maggiore ha invece riguardato le donne (-22,2% contro -14,4%).

Un settore che invecchia

Dall’esame dei dati suddivisi per classi di età, osserva ancora il ricercatore dell’Ires Fvg, «appare evidente l’insufficiente ricambio generazionale che ha caratterizzato l’ultimo decennio». Gli artigiani con meno di 40 anni sono complessivamente diminuiti di quasi 6.500 unità in regione, in particolare nella fascia compresa tra 30 e 39 anni (-5.155), mentre crescono sensibilmente gli over 50 (circa 2.400 unità in più). Tali dinamiche rispecchiano in parte il più generale invecchiamento della popolazione regionale e sono comuni anche al mercato del lavoro esaminato nella sua totalità.

La diminuzione del numero degli artigiani in Fvg e il contributo sempre più contenuto delle coorti più giovani si può infine anche desumere, in termini di flusso, dall’esame delle nuove iscrizioni che ogni anno vengono effettuate alla gestione speciale Inps. Anche il numero annuale di iscrizioni alla gestione speciale Inps risulta infatti in forte discesa nel tempo, essendo progressivamente diminuito da 2.200 unità nel periodo 2006-2007 a 1.450 nel 2015.

Nota

Per “artigiano” si intende il lavoratore autonomo di una impresa artigiana. L'impresa è artigiana quando svolge attività di:

• produzione di beni (anche semilavorati) o vendita di materie prime non confezionate per l'utilizzo finale (prodotti in legno o in ferro non rifiniti);

• prestazioni di servizi (imprese di facchinaggio, di pulizia, tintorie, barbieri, parrucchieri, tassisti). Sono escluse le attività agricole e commerciali.

L'attività artigiana deve essere svolta prevalentemente con il proprio lavoro e con quello dei familiari coadiuvanti e deve essere di tipo manuale, cioè non può limitarsi alla sola organizzazione del lavoro e all'amministrazione dell'impresa. La legge pone inoltre dei limiti al numero dei dipendenti che possono lavorare nell'impresa artigiana, variabili a secondo del tipo di attività svolta.

L’evoluzione dell’artigianato regionale può essere osservata anche analizzando i dati relativi alle persone iscritte ai fini pensionistici alla gestione speciale dell’Inps, ossia:

• i titolari delle imprese artigiane: coloro i quali partecipano, con carattere di abitualità, di professionalità e di prevalenza rispetto ad altre eventuali occupazioni, al lavoro, anche manuale, all'interno dell'impresa, assumendone la piena responsabilità e gestione;

• i familiari coadiuvanti: coloro che lavorano nell'impresa con carattere di abitualità e prevalenza. Sono considerati familiari il coniuge, i parenti entro il terzo grado (genitori, figli, fratelli, nipoti, zii del titolare), gli affini entro il secondo grado (suoceri, genero, nuora e cognati del titolare).

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