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Cronaca

Atti osceni in Giardino Pubblico, Arcigay: «Attacchi offensivi alla dignità delle persone omosessuali»

Lo rileva in una nota Antonella Nicosia, Presidente Arcigay Trieste: «Intendiamo vigilare affinché comportamenti illeciti non vengano ascritti ad un’intera categoria di persone facendo passare il messaggio che l’omosessualità comporti di per sé una predisposizione a commettere determinati reati»

«In merito ai recenti fatti di cronaca, così come riportati dal comunicato della Polizia Locale di Trieste (“Atti osceni nei bagni del Giardino Pubblico: la Polizia Locale denuncia 50 uomini” del 13 agosto 2015), ripreso poi nei giorni successivi dalla stampa locale, riteniamo importante ribadire due aspetti».

Lo rileva in una nota Antonella Nicosia, Presidente Arcigay Arcobaleno Trieste Gorizia ONLUS.

«Il primo - spiega Nicosia -  riguarda la vicenda giudiziaria, oltremodo complessa, considerato il numero delle persone coinvolte e i comportamenti illeciti contestati, su cui non possiamo esprimere giudizi non conoscendo nel merito i singoli casi. Siamo certi che la magistratura svolgerà il suo lavoro nell’accertare e nel valutare le singole responsabilità, sanzionando i comportamenti illeciti e tutelando i diritti delle parti lese. Un lavoro che richiederà tempo e serenità di giudizio, anche nell’ottica di prevenire eventuali futuri casi di violazione dell’articolo 527 del Codice Penale».

«L’altro aspetto - continua la nota - , che intendiamo affrontare, riguarda invece il clima culturale successivo alla pubblicazione di alcuni articoli sulla stampa locale, emerso soprattutto sulle pagine di alcuni social network. Purtroppo per l’ennesima volta, come associazione, abbiamo dovuto constatare che in diversi casi il discorso pubblico si è fatto triviale e offensivo della dignità delle persone omosessuali. Posto che chi verrà riconosciuto colpevole dovrà rispondere delle proprie azioni, riteniamo inaccettabile che una vicenda giudiziaria possa diventare il pretesto per alimentare un’omofobia generalizzata a danno di un’intera categoria di persone, gli omosessuali, che nel nostro Paese non solo non godono di tutti i diritti degli altri cittadini ma subiscono ancora oggi le conseguenze negative di un inaccettabile stigma sociale».

«Difronte - sottolinea l'Arcigay -  a un caso giudiziario così complesso e delicato, non intendiamo proporre interpretazioni sociologiche o psicologiche che risulterebbero in questo momento fuorvianti e fuori luogo rispetto alle tante storie personali coinvolte in questa vicenda. Intendiamo invece nei prossimi mesi vigilare con fermezza, come richiesto dai compiti statutari della nostra Associazione, affinché i comportamenti illeciti, di cui sono responsabili i singoli individui, non vengano ascritti ad un’intera categoria di persone facendo passare il grave messaggio, foriero di pregiudizio e discriminazione, che l’omosessualità comporti di per sé una predisposizione a commettere determinati reati o implichi una condizione patologica. Il nostro Paese, che è ancora molto lontano dal riconoscere diritti fondamentali alle persone omosessuali, come oramai avviene da anni nelle grandi democrazie europee, non può certo permettere che il clima sociale venga avvelenato da pregiudizi e discorsi omofobici. La giustizia faccia il suo corso, individuando le responsabilità dei singoli; le istituzioni e i mass media si impegnino affinché la società italiana sia realmente inclusiva e rispettosa della dignità di tutte e tutti».

«In quanto Associazione - conclude -  restiamo, come sempre, a disposizione per confrontarci su questi temi con la cittadinanza, seriamente e con serenità, e per dare supporto alle persone che direttamente o indirettamente sentissero lesa la propria dignità o avessero bisogno di sostegno».

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