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Cronaca

Audi Gialla, fermato l'autista al confine tra Grecia e Albania

Martedì è finito in manette un albanese di 36 anni. Nel gennaio scorso una banda di criminali terrorizzò il nordest tra sparatorie e inseguimenti

La folle corsa per uno di loro sembra essere proprio finita. I carabinieri di Venezia ne sono convinti: è stato catturato il presunto autista dell'Audi gialla, il famigerato bolide che seminò il terrore a Nordest (tra cui anche Trieste) alcuni mesi fa tra inseguimenti, fughe contromano in autostrada e sparatorie con le forze dell'ordine. L'auto venne poi bruciata a Oné di Fonte, nel Trevigiano. Troppa la pressione di tutte le forze dell'ordine per continuare quello che per i delinquenti che viaggiavano sulla costosa auto, rubata, sembrava essere un'aperta sfida agli uomini in divisa.

La sfida è stata raccolta e vinta, con l'arresto scattato martedì al confine tra l’Albania e la Grecia: in manette un albanese di 36 anni, pluripregiudicato per furti e altri reati e già ricercato. Di fatto l'autista di una banda di predoni professionisti, tanto che era ben conosciuto anche in patria per la sua abilità alla guida.

Tra i reati contestati al 36enne ci sono ricettazione, resistenza a pubblico ufficiale e soprattutto furto in abitazione aggravato e continuato, che può prevedere una pena di oltre 20 anni di reclusione. È stata accertata la sua colpevolezza in almeno due episodi (a San Donà, in due abitazioni: in uno sottrasse 80mila euro da una cassaforte, nel secondo dei gioielli). Quella notte i componenti della banda vennero visti da una residente mentre armeggiavano sulla cassaforte, poi lasciata in mezzo alla strada. A incastrarlo anche un'impronta "latente" lasciata su una "scena del crimine", come è stata indicata in conferenza stampa. Con ogni probabilità si tratterebbe di un bigliettino di un casello autostradale. A quanto risulta sono anni che l'arrestato si cimenta nell'attività criminale: è latitante dal 2011, quando fu colpito da misura coercitiva emessa dall'autorità giudiziaria di Bolzano per reati associativi contro il patrimonio. Si spostava tra l'Italia e i Paesi confinanti, tra cui la Francia, usando identità fittizie certificate da documenti falsificati (indizio che induce a ritenere che alle sue spalle ci sia comunque un'organizzazione oliata); inoltre si trovava spesso a varcare il confine tra Albania e Grecia per motivi di famiglia (i suoceri sono di origini elleniche e hanno una casa lì), e anche martedì stava viaggiando con i parenti al seguito (ma su auto separate). Poi sono scattate le manette da parte della polizia greca in base a un mandato di arresto europeo. Sarà presto trasferito in Italia per il processo.

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