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Rinviato l'aumento delle pensioni: le reazioni in Fvg

Il sindacato pensionati Cgil Fvg duro sui tempi annunciati dall’Inps. Roberto Treu, segretario regionale del sindacato pensionati Cgil: «Tutto nasce dai tagli alla perequazione decisi dal Governo Meloni». Aumenti ridotti e ritardi per quattro milioni di beneficiari

Rinviati gli aumenti previsti delle pensioni, critici i sindacati. «Dopo il danno dei tagli alla rivalutazione, la decisione di rinviare a marzo l’erogazione degli aumenti per le pensioni superiori ai 2.100 euro lordi è una vera e propria beffa, l’ennesima a danno dei pensionati, usati come bancomat dal Governo Meloni e bistrattati anche dall’Inps». È il commento di Roberto Treu, segretario regionale del sindacato pensionati Cgil, dopo l’annuncio dell’Inps sui tempi di applicazione della perequazione per i trattamenti pensionistici. Gli aumenti scattati a gennaio riguardano infatti solo le pensioni d'importo non superiore a 2.101,52 euro (quattro volte il trattamento minimo), sulle quali è stata confermata la perequazione piena all’inflazione. Per le persone pensionate con reddito superiore, la quota di perequazione scenderà progressivamente fino al 32% del tasso d’inflazione, in virtù dei tagli introdotti dalla finanziaria 2023.

Erogazione

Gli aumenti degli assegni, inoltre, verranno erogati solo a partire da marzo, quando saranno versati anche gli arretrati per le mensilità di gennaio e febbraio. Tempi che per il sindacato sono inaccettabili. «Ma ancora più inaccettabili sono i tagli alla rivalutazione decisi dal Governo Meloni: uno smacco per quattro milioni di pensionati italiani, trattati come se fossero benestanti o addirittura ricchi, quando la maggior parte dei redditi colpiti dalla misura si colloca nella fascia compresa tra i 1.700 e i 2.000 euro netti», commenta Treu. Secondo il segretario si tratta di un «colpo di spugna brutale rispetto al ritorno, previsto dal Governo Draghi, a un sistema di rivalutazione più equo e allineato con il costo della vita». Il sindacato pensionati Cgil ha deciso così di non stare a guardare, dichiarandosi pronto a mobilitarsi e a tornare in piazza, come già fatto in occasione dello sciopero generale di dicembre «contro le politiche di un Governo sordo alle esigenze sia dei pensionati che del mondo del lavoro», conclude Treu. 


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