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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

La regione si chiami Friuli e Trieste

19.30 - In una mozione presentata in consiglio regionale dai tre esponenti leghisti Piccin, Violino e Zilli si chiede la cancellazione di un nome obsoleto, antistorico e mortificante, legato ad una propaganda revanscista

«Friuli Venezia Giulia? Nome obsoleto, antistorico e mortificante. Meglio Friuli e Trieste: entità distinte, di pari dignità, e complementari in una Regione che intende rafforzare il proprio ruolo geopolitico, economico, culturale e logistico in ambito europeo.» Così Claudio Violino, Mara Piccin e Barbara Zilli, consiglieri regionali della Lega Nord, motivano la presentazione di una mozione, che sarà discussa in consiglio regionale, che vuole impegnare la Giunta regionale ad «attivarsi presso il Governo centrale per scongiurare ogni ipotesi di indebolimento dell'autonomia della Regione Friuli-Venezia Giulia, che anzi deve essere rilanciata e valorizzata nelle sue peculiarità, a partire dalla dicitura.» I consiglieri del Carroccio sollecitano inoltre l'esecutivo Serracchiani a «sensibilizzare lo stato centrale affinché, per correttezza legislativa e per rispetto dell'articolo 6 della Costituzione stessa, il termine Friuli venga affiancato dalla sua traduzione Friûl, in analogia a quanto hanno fatto Südtirol e Valle d'Aoste.» 

Spiegano ancora i consiglieri: «Con la modifica costituzionale del 2001, il nome della nostra Regione all'articolo 116 è stato modificato, passando da Friuli-Venezia Giulia a Friuli Venezia Giulia, con l'eliminazione del trattino. La cancellazione del trattino nella dicitura Friuli-Venezia Giulia non è solo un pasticcio legislativo, ma un maldestro intervento ideologico che dilania l'identità linguistica di popoli distinti e diversi. L'aggravante è costituita dal fatto che Roma, mentre polverizzava la storia del Friuli e di Trieste, concedeva significative aperture culturali e linguistiche a Trentino-Alto Adige, divenuto Trentino-Alto Adige/Südtirol, e Valle d'Aosta, divenuta Valle d'Aosta/Valle d'Aoste). Perché Friuli e Trieste vengono discriminati?.» Ancora i consiglieri: «Riteniamo opportuno e doveroso che lo Stato sani questa ferita, e non commetta ulteriori soprusi nei confronti dell'identità culturale, della storia e delle peculiarità linguistiche del popolo friulano e delle altre minoranze linguistiche ed etniche del territorio.»

La mozione invita a «riflettere sul concetto di Venezia Giulia, indissolubilmente legato alla volontà espansiva dell'Italia nell'area balcanica. Il superamento di una propaganda dal vago sapore revanscista, che intende perpetuare diciture ormai obsolete e antistoriche, rappresenterebbe un significativo passo in avanti culturale per i cittadini del territorio, e costituirebbe un emblematico segnale distensivo e conciliante nei rapporti che legano la nostra Regione agli Stati confinanti. Trieste ha rivestito, nel corso dei secoli, un ruolo strategico dal punto di vista geopolitico, come ponte tra l'area mediterranea e quella danubiana, e pare ingeneroso e illogico occultarne il prestigio con espedienti linguistici discutibili. Il porto di Trieste ha vissuto una lunga e felice stagione di floridi scambi commerciali ed emporiali, prima che lo Stato italiano somministrasse, evidentemente in modo involontario, abbondanti dosi di cloroformio alla città, passata in pochi decenni da dinamico fulcro dell'Adriatico a placida sede di uffici pubblici e occupazione legata al terziario. L'Italia ha prima sterilizzato il potenziale produttivo di Trieste, e poi l'ha fatta sparire anche lessicalmente. È questo il trattamento che Trieste merita? E perché nessuno fiata se alla minoranza linguistica friulana Roma mette il silenziatore?» Chiudono i tre firmatari della mozione: «Questa non è una battaglia di retroguardia. Esigiamo che Roma riconosca i valori e le preziosità di Friuli e di Trieste, diversi e complementari, preziosi ma ghettizzati (dall'Italia).»

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