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Cronaca

Dal "negro" da pestare al nazifascismo: nei guai quattro ventenni, due erano universitari a Trieste

Si tratta di due ventenni residenti in Lombardia ma nel capoluogo giuliano per motivi di studio. Secondo l'ordinanza emessa dalla Procura milanese, assieme ad altre due persone avrebbero "pianificato azioni violente e programmato azioni intimidatorie per recuperare denaro, tentando di allargare il proprio raggio d'azione attraverso rapporti diretti con altre organizzazioni di estrema destra"

Condividevano un appartamento a Trieste, risultano iscritti ad una facoltà dell'unviersità giuliana e all'interno dell'organizzazione nazifascista denominata Avanguardia Rivoluzionaria e colpita dalle misure cautelari ordinate dalla Procura di Milano nei giorni scorsi, ricoprivano rispettivamente il ruolo di "leader" e di "braccio destro". S.L.G. e G.T., rispettivamente del 2001 e del 2000, risultano indagati per aver promosso ed organizzato un'associazione avente tra i propri obiettivi "l'incitamento alla discriminazione ed alla violenza per motivi razziali, etnici e nazionali tramite idee fondate sulla superiorità della razza bianca, proponendosi condotte di violenza anche con l'uso delle armi", oltre alla volontà di "commettere delitti contro la persona, acquisto di armi da sparo e importazione e commercio di armi, anche per finanziare l'associazione". Uno è stato raggiunto dall'obbligo di dimora e dall'obbligo di firma presso via del Coroneo 20 a Trieste, mentre il secondo è stato fermato nel capoluogo lombardo. Gli altri due dovranno scontare le misure cautelari presso le loro abitazioni milanesi. 

L'inizio delle indagini: galeotta una perquisizione

Sono accuse pesanti quelle che, su richiesta del pubblico ministero Enrico Pavone, il giudice per le indagini preliminari Manuela Accurso Tagano ha formulato nelle 22 pagine che compongono l'ordinanza e dalle quali si evince la gravità del fenomeno. Il gruppo finito nel mirino delle indagini condotte dalla Digos della questura milanese era composto, oltre ai "triestini", da altre due persone, vale a dire G.L. (classe 2000) e da T.K.A. (del 2001). Le indagini partono quando G.L., già noto alle forze dell'ordine per "essere un componente del gruppo giovanile di Casapound - Blocco Studentesco", viene fermato dopo aver "fatto ingresso in una scuola, interrotto alcune lezioni, distribuendo volantini dal contenuto provocatorio". Da lì, il 20enne viene raggiunto da una perquisizione durante la quale "viene rinvenuto il cellulare [...] da cui erano estrapolati dati di indubbio interesse investigativo". 

Le chat e l'organizzazione del gruppo

All'interno di alcune chat il G.L. parla con S.L.G. e si dichiara disposto ad accettare "l'invito di entrare a far parte dell'organizzazione nata [...] per consentire a chi aveva 'idee estreme anche per i camerati' di esprimersi al meglio, portando avanti una linea di azione più violenta". Subito dopo, durante le indagini spunta anche un documento di 15 pagine che gli investigatori definiscono "lo statuto di Avanguardia Rivoluzionaria" che analizza cinque aspetti principali: Gerarchia, Protocollo di sicurezza informatica, istituzione dei nomi di battaglia, istituzione dei nomi delle unità e protocollo di reclutamento. Infatti, se la gerarchia del gruppo rappresentava un aspetto ben definito, in relazione agli altri aspetti l'organizzazione dimostrava ulteriore capacità di ideazione. 

I nomi di battaglia e i contatti con l'estrema destra svizzera

Richiamandosi ad esponenti dell'eversismo di destra in ottica di un "nuovo ordine mondiale", i quattro si erano dati dei veri e propri nomi di battaglia dagli oscuri presagi. G.L. era il "Maggiore Volpi" (squadrista fascista degli anni Venti ndr), G.T. invece era detto "Tumsi o legato Zucht", mentre il T.K.A. aveva assunto il nome di Breivik, dal terrorista responsabile della strage di Oslo e di quella sull'isola di Utøya, in Norvegia nel luglio del 2011. Sul fronte della sicurezza informatica il gruppo promuoveva l'utilizzo di "Telegram, Protonmail e di CBTalk"; Tra giuramenti, criteri di selezione dei soggetti e contatti con formazioni di estrema destra svizzere (Junge Tat, gruppo di ispirazione nazionalsocialista facente parte del National Action Front), AR puntava ad effettuare delle vere e proprie azioni come l'ideazione del pestaggio ai danni di Choukri Hamza, cittadino di origine marocchina conosciuto come attivista dell'antagonismo milanese di sinistra che nel suo essere "nero, musulmano e di sinistra" nell'ottica del gruppo nazifascista rappresenta la sintesi "di ogni male". 

L'azione contro un giovane di origine marocchina

I due universitari viaggiano spesso sull'asse Milano-Trieste e proprio in un viaggio compiuto il 28 febbraio di quest'anno, fanno riferimento al futuro pestaggio e ad alcuni ritardi nella sua organizzazione. "Sarebbe già sulla sedia a rotelle se non fosse per...". Inoltre, il gruppo pensa anche a procurarsi un'arma, idea che viene discussa nell'appartamento triestino e che va in porto, se non fosse che la pistola acquistata si dimostra non idonea allo scopo. A quel punto discutono di andare a cercarne un'altra in Cascina Gobbi ma "nessuno ha intenzione relazionarsi con gente di origine latina, ritenuta pericolosa". Il giudice, nell'ordinanza, boccia questo passaggio quasi con sarcasmo, mettendo in luce il fatto che a parole il gruppo punta a sovvertire l'ordine mondiale ma "non hanno nemmeno il coraggio di entrare in un locale gestito da gente sud-americana". 

Il pestaggio ed il controllo: la fine dei "giochi"

Infine, circa 15 giorni fa (il 16 giugno ndr) il gruppo prepara l'azione nei confronti di Hamza ma non hanno la pistola, né un manganello che G.T. avrebbe dovuto acquistare. "Se c'è la polizia non facciamo niente" sembrano asserire i quattro che alla fine, in sella alle loro biciclette ed armati si "deodorante per le ascelle" da spruzzare negli occhi del malcapitato, si portano a San Siro. Lì, dopo il sopralluogo monitorato dalle forze dell'ordine, "rinunciano al pestaggio, avendo ritenuto il rischio troppo elevato". Sottoposti a controllo, vengono trovati in possesso di passamontagna, un coltello, alcune cartoline raffiguranti Hitler e Mussolini, due flaconi di deodorante e poco altro. 

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