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Cronaca

Bio in Fvg, dai dati Sinab crescita incoraggiante: in Italia oltre un milione e mezzo di ettari impiegati

I numeri dipingono lo stato del biologico italiano al 31 dicembre 2015, che con un ulteriore balzo di circa l'8% raggiunge i quasi 60.000 operatori e 1 milione e mezzo di ettari

Dai dati SINAB la conferma che il bio FVG cresce bene, e c'è un'ulteriore opportunità da cogliere

Gran classico di fine estate: il SANA (Salone del Biologico e Naturale) a Bologna e la presentazione dell'anteprima dei dati di settore elaborata da SINAB (Sistema d'Informazione Nazionale sull'Agricoltura Biologica). I numeri dipingono lo stato del biologico italiano al 31 dicembre 2015, che con un ulteriore balzo di circa l'8% raggiunge i quasi 60.000 operatori e 1 milione e mezzo di ettari.

E in FVG? «I numeri finalmente pubblicati ci danno ragione» afferma Cristina Micheloni, presidente di AIAB-APROBIO FVG. «+40% di SAU biologica in Regione in un solo anno non è poco e nel 2016 la tendenza si è mantenuta, quindi aspettiamoci per fine anno un ulteriore incremento a due cifre. Non male dopo decenni di stagnazione. Ma è interessante guardare anche i dati sul mercato, che dimostrano come il bio non sia solo figlio del PSR, ma di quel +11% di incremento annuo delle richieste di mercato». 

I dati presentati compongono un ritratto nazionale più che positivo del settore bio, che brilla di luce propria ma che riluce ancor di più nel contrasto del buio in cui continuano a faticare i settori convenzionali dei cereali, del latte, della carne, ecc.

Un'ultima occhiata ai dati su import ed export mettono in luce un punto debole del biologico nazionale che potrebbe diventare un'ulteriore opportunità per i bio friulani: nel 2015 abbiamo importato 5.000 ton di soia bio e 9.000 ton di panello bio dalla Cina, che vanno alla mangimistica. Che non sia il caso di organizzarsi e farne almeno una parte qui nel Nord-Est, dove le condizioni climatiche ed edafiche nonchè il know-how permetterebbero di ottenere produzioni più che soddisfacenti?   

«Questa dipendenza della zootecnia bio dalla soia asiatica è un paradosso che dobbiamo affrontare e risolvere» continua Micheloni. «Non è un caso che la nostra associazione faccia parte dell'iniziativa Soia Danubiana ed Europe Soya, il tema delle proteine vegetali ci vede impegnati ed attenti. In questi due ultimi anni abbiamo lavorato sulla tecnica agronomica e sperimentato percorsi che permettono di combinare il bio con l'agricoltura conservativa e quella di precisione, in modo da ottenere il meglio per l'ambiente e per gli agricoltori. Nel frattempo abbiamo costruito una rete di rapporti, a livello nazionale ed europeo, che potrà darci soddisfazione nel breve e nel lungo periodo».   

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