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Addio al grande scrittore

Boris Pahor è morto

Il grande scrittore ed intellettuale di lingua slovena si è spento all'età di 108 anni. Fu tra i testimoni del rogo fascista del Narodni Dom, si batté per la sua comunità e rappresentò un vero e proprio faro per gli sloveni dal Carso fino al Tarvisiano

Lo scrittore triestino di lingua slovena Boris Pahor è morto. Aveva 108 anni. Tra gli ultimi testimoni viventi del rogo fascista del Narodni Dom avvenuto il 13 luglio 1920, Pahor ha rappresentato un vero e proprio faro all’interno della comunità slovena dal Carso fino al Tarvisiano, passando per Gorizia e la Benecija delle valli del Natisone. Cattolico, durante il regime fascista subì sulla propria pelle la snazionalizzazione del suo popolo ad opera di Benito Mussolini. Allo scoppio della Seconda guerra mondiale si unì alla resistenza e nel 1944 venne catturato dai nazisti e deportato nei lager in Germania.

Proprio la terribile esperienza vissuta nei campi di NatzweilerMarkirchDachauNordhausenHarzungenBergen-Belsen, nel 1967 condurrà Pahor a scrivere “Necropoli”, il libro con cui solamente in età avanzata diventerà famoso in Italia. Tradotto in molte lingue, il suo capolavoro infatti arriva tardi in Italia: esce infatti per i tipi del Consorzio Culturale del Monfalconese appena nel 1997, trent’anni dopo la sua prima edizione originale.

Tra le altre sue opere più celebri vanno ricordate “Il rogo nel porto”, “Qui è proibito parlare” e “Piazza Oberdan” tutti volumi che narrano la condizione degli sloveni in Italia durante il Ventennio fascista e che hanno contribuito a rendere giustizia alla stessa comunità e a restituire dignità ad una storia dimenticata. Durante la sua vita Pahor è stato decorato della Legion d’honneur francese e del cavalierato dell’Ordine al merito della Repubblica Italiana, oltre alla più alta onorificenza della Repubblica di Slovenia.

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