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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Il primato

Il Burlo leader nella ricerca sulla qualità delle cure materno infantili

Il Centro Collaboratore Oms per la Salute Materno Infantile dell’Irccs Burlo Garofolo di Trieste sta coordinando un importante ricerca a cui hanno aderito ad oggi oltre 24mila neomamme e 3mila operatori sanitari. I risultati di uno studio in 20 paesi europei pubblicati su Lancet

Il Centro Collaboratore dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (Cc Oms) per la Salute Materno Infantile dell’Irccs Burlo Garofolo di Trieste, coordina il progetto internazionale IMAgiNE EURO, che si basa un network di ricercatori attivo in 20 Paesi della Regione Europea dell’Oms. Lo studio prevede una rilevazione, tramite questionari anonimi online, della percezione della qualità delle cure materno infantili - con un focus particolare sul momento del parto - e raccoglie due punti di vista complementari, quello delle neomamme che hanno partorito durante la pandemia, e quello degli operatori sanitari, che, in prima linea, erogano l’assistenza all’interno delle strutture sanitarie. Lo studio rende disponibili dati su 80 indicatori chiave, basati sugli Standard dell’Oms, raccolti tramite due strumenti formalmente validati per questo scopo: un questionario per le mamme, e uno per lo staff ospedaliero, tradotti e resi disponibili online in 24 lingue, tra le quali cinese, arabo, bengalese.

«Il questionario mamme- spiega la dottoressa Marzia Lazzerini, responsabile del Cc Oms -, è stato compilato in pochi mesi da oltre 24mila donne (di cui circa 4800 italiane) - dimostrando il grande interesse che l’utenza ha verso questa tematica. Abbiamo riscontrato un buon interesse anche tra gli operatori sanitari, e a oggi circa 3mila hanno fornito la loro opinione online. Il network di ricerca, costituito per la maggior parte da volontari, è molto ampio e variegato, e include sia Università e Istituti di ricerca sia agenzie internazionali come l’Unicef, e Ngo attive nell’area dei diritti umani. I ricercatori coinvolti sono sia personale sanitario di varia tipologia (medici ostetrici, neonatologi, infermieri, ostetriche, psicologi, consulenti per allattamento) che esperti di salute pubblica, antropologi, epidemiologi, e questa eterogeneità ci dà l’opportunità di includere più punti di vista». «Attraverso questo studio- aggiunge Emanuelle Pessa Valente, project manager di IMAgiNE EURO- è stato possibile descrivere per la prima volta in maniera comprensiva e sistematica in molti Paesi diversi, le esperienze vissute dalle donne rispetto alla qualità delle cure materno-neonatali, durante diverse fasi della pandemia di Covid-19. I dati preliminari dello studio, relativi alle opinioni delle mamme che hanno partorito da inizio epidemia a giugno 2021, sono stati recentemente pubblicati sulla prestigiosa rivista “The Lancet Regional Health”, e seguiranno descrizioni più approfondite per ogni Paese, con i dati relativi agli operatori, e alle fasi più recenti dell’epidemia».

«In generale - prosegue la dottoressa Lazzerini- questa prima rilevazione su 24mila mamme ha messo in luce come, in tutti i Paesi indagati, inclusi i Paesi del Nord Europa, la pandemia abbia creato difficoltà di accesso (logistiche, amministrative, emotive, ecc.) ai servizi sanitari. Inoltre, anche se in misura diversa tra Paesi e nel tempo (maggiormente nel 2020 rispetto al 2021), le mamme hanno lamentato la mancanza del papà o di un altro compagno in sala parto, e, in alcuni casi, restrizioni nell’allattamento o nel contatto pelle a pelle col bambino. Questo dato conferma altri studi: in particolare nelle fasi iniziali, nel 2020, trattandosi di una nuova malattia e non essendo disponibili sufficienti evidenze scientifiche, c’erano incertezze sulle pratiche migliori da adottare. Al momento attuale esistono molte più conoscenze, e anche maggiore tecnologia (vaccino, tamponi rapidi) per assicurare il mantenimento delle buone pratiche come l'allattamento materno, il contatto pelle a pelle, il rooming-in, e la migliore assistenza possibile per mamma e bambino».

«Gli Standard dell’Oms – conclude Marzia Lazzerini – dovrebbero essere monitorati con regolarità affinché sia possibile valutare anche in tempo reale l’impatto che avvenimenti mondiali come l’attuale pandemia hanno sui sistemi sanitari, quali indicatori siano più suscettibili alle diverse fasi della pandemia, e quali necessitino azioni più urgenti. L’Oms raccomanda di utilizzare questi dati per sviluppare, ma soprattutto mettere in atto concretamente piani sanitari e progetti di miglioramento delle cure basate sulle evidenze (ovvero sui dati raccolti con metodo scientifico), che incorporino il punto di vista sia del paziente, sia dello staff. Un progetto simile, ovvero di utilizzo dei dati per migliorare la qualità delle cure materno infantili, e la soddisfazione sia dello staff, sia dei genitori, è già in corso in Friuli Venezia Giulia, tramite il supporto della Regione, e sta dando risultati molto buoni grazie alla collaborazione di un grosso gruppo di lavoro multidisciplinare che include oltre cento professionisti nei nove centri nascita presenti sul territorio regionale. I risultati del progetto regionale saranno resi disponibili a breve».

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