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Cronaca

Forza Italia "arma" la caccia al cinghiale: Cinque Stelle e animalisti in rivolta

In seguito agli ultimi incidenti avvenuti nel Pordenonese, la forzista Mara Piccin ha chiesto di ampliare gli orari e gli spazi per i cacciatori. Critici i grillini, barricate della Lav: "Avevano chiesto loro di ripopolare la zona, ora paghino"

"Ci spiegò il meccanismo un poeta andaluso, per la caccia al cinghiale, disse, il numero è chiuso". A cantare "Coda di lupo" era Fabrizio De Andrè e la sostituzione del bisonte con i sempre più numerosi mammiferi di casa nostra non preannuncia il festivàl di Sanremo bensì l'ennesimo scontro totale in aula sul tema della caccia al cinghiale. Nei giorni in cui la legge di Stabilità tiene banco in Consiglio regionale e la giunta studia le mosse per la gestione del Natale in Friuli Venezia Giulia, torna con prepotenza la discussione sulla specie la cui diffusione sembra essere fuori controllo.  

Maggioranza compatta, critiche le opposizioni

Era stata la consigliera di Forza Italia Mara Piccin a sollevare nuovamente il problema, questa volta innescato da alcuni incidenti avvenuti nel Pordenonese lo scorso fine settimana. Secondo la forzista "l'esponenziale proliferazione di
questi animali pone l'esigenza di ampliare orari e periodi di caccia nel nome della sicurezza stradale e della prevenzione dei
danni all'agricoltura". Parole che evidentemente non sono piaciute agli animalisti e ai Cinque Stelle. 

Se da una parte la maggioranza si compatta per individuare una soluzione (anche in nome del tradizionale bacino elettorale rappresentato dall'influente categoria dei cacciatori), dall'altra sono proprio i pentastellati a sostenere come le norme contenute nel testo collegato alla manovra di bilancio rischino di venire impugnate. Tesi avallata anche dalla Lega per l'abolizione della Caccia e Anti Vivisezione del Fvg che ha espresso la propria ferma contrarietà alla posizione della Piccin. 

"Il piano faunistico regionale esiste già"

"Lo segnaleremo al Ministero - afferma la consigliera regionale dei Cinque Stelle, Ilaria Dal Zovo - visto che appare incomprensibile come un atto amministrativo possa scavalcare una legge statale e la pianificazione regionale”. Secondo la grillina non ci sarebbe alcuna necessità di rivedere la norma, data l'esistenza di un "piano faunistico regionale che già definisce tempi e modalità della caccia di selezioni al cinghiale".

La Dal Zovo solleva dubbi. Uno su tutti è rappresentato dal perché "si è arrivati a questa situazione nonostante piani di abbattimento e piani venatori distrettuali. Il tema va affrontato con il Corpo forestale attraverso una seria pianificazione e tenendo conto di recinzioni per l'agricoltura, segnaletica stradale, sovrappassi o sottopassi per l'attraversamento della fauna, tutte alternative alla caccia capaci di dare una risposta al problema". 

La posizione della Lav e Anti Vivisezione

Linea dura invece quella espressa dalla Lav Fvg che definisce la norma "in odore di incostituzionalità". Secondo il sodalizio animalista, il testo mira a "conferire poteri alla Giunta per poter disporre periodi e orari di caccia al cinghiale, ignorando la legge statale n. 157/1992 (nemmeno richiamata nella norma) che detta i principi fondamentali in materia, che anche questa regione, voglia o non voglia, dovrebbe essere chiamata a rispettare". 

"Paghino i cacciatori"

Citando il ripopolamento avvenuto "per l'interesse venatorio" nella provincia di Pordenone alla fine degli anni Novanta, la Lav chiede che i danni agli agricoltori e quelli per le macchine danneggiate vengano pagati dai cacciatori. "Siamo anche stanchi, difronte all'ennesima regalia al mondo venatorio, di ribadire che negli ultimi dieci/quindici anni, gli abbattimenti sono stati privilegiati ad altri sistemi per prevenire danni all'agricoltura o agli incidenti stradali, senza nessun risultato. La regione sembra non voler veramente investire in strumenti dissuasivi e alternativi agli abbattimenti".  

La risposta della Piccin

“Anche a fronte di una norma regionale che richiama pedissequamente leggi nazionali e regionali, eravamo certi che, come al solito, il Movimento 5 stelle si sarebbe posto ideologicamente contro la caccia gettando la maschera". Secondo la Piccin "ormai pare scontato che anche questa volta il governo giallorosso, su sollecitazione pentastellata, impugnerà quanto introdotto in materia nella legge di Stabilità. Il M5s continua a suggerire finte alternative e preferisce l’immobilismo a fronte di danni alle colture e incidenti stradali causati dai cinghiali: agricoltori e cittadini non hanno più dubbi su chi ringraziare per questa situazione”. 

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