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Cronaca

Campagna "Riprendiamoci la Rai" Parte da Trieste

''Riprendiamoci la Rai: la prima persona plurale non e' per giornalisti e operatori, ma per noi cittadini. Quando parliamo di Rai parliamo di bene comune, come l'acqua''.Carlo Verna, segretario dell'Usigrai, ha aperto con queste parole a Trieste...

''Riprendiamoci la Rai: la prima persona plurale non e' per giornalisti e operatori, ma per noi cittadini. Quando parliamo di Rai parliamo di bene comune, come l'acqua''.
Carlo Verna, segretario dell'Usigrai, ha aperto con queste parole a Trieste la campagna a favore del servizio pubblico indetta dal sindacato.
I giornalisti Rai hanno scelto di incontrare i cittadini nelle principali citta' d'Italia, per spiegare cosa sta accadendo all'azienda pubblica e ribadire il valore del servizio pubblico.

''Un bene di tutti - ricorda Verna - che viene continuamente sottratto dall'interesse di parte, dai partiti. Cerchiamo l'alleanza con i cittadini - ha aggiunto -, di quei cittadini che potrebbero dirci che cosi' la Rai non piace, cerchiamo di trovare un modo per funzionare meglio''.
La scelta di Trieste come prima data della campagna - i prossimi incontri pubblici saranno a Bolzano e Napoli - e' simbolica: a pochi metri dall'Auditorium dell'iniziativa c'e' la sede Rai dove lavorano la redazione italiana della Tgr e quella slovena.
''La madre di tutte le partite e' cambiare la legge per l'elezione dei vertici aziendali''. Lo ha detto ieri il segretario dell'Usigrai, Carlo Verna, interpellato dall'ANSA a Trieste, a margine del primo incontro della campagna 'Riprendiamoci la Rai'.
''A marzo 2012 - ha ricordato - c'e' la scadenza del Consiglio di amministrazione. La madre di tutte le partite e' cambiare quella legge''.
Secondo l'Usigrai, il sistema di elezione attualmente in vigore provoca ''una polarizzazione che porta allo scontro e poi produce un effetto-impunita' per l'appartenenza: non saro' premiato o punito per cio' che ho fatto - ha spiegato Verna - ma sostenuto o cacciato a seconda dei muscoli della parte partitica che mi sostiene. Diciamo no all'antipolitica - ha concluso - ma la politica deve fare delle nuove regole''.

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