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La lunga lista di violenze / Cologna - San Giovanni / Viale Raffaello Sanzio

La lunga lista di regolamenti di conti tra operai: "Prima o poi ci scappa il morto"

Dalla sparatoria di via Carducci fino all'agguato sventato dai carabinieri in viale Sanzio all'alba di lunedì 4 luglio. La lista di episodi di cronaca legata alle azioni di operai kosovari inizia ad essere lunga. Un primo agguato già lo scorso 17 giugno. "Non siamo abituati a queste scene" così il racconto di un testimone

TRIESTE - "C'era un uomo straniero sulla terrazza che urlava contro un gruppo di operai. La gente tutto intorno è rimasta meravigliata, avevano bastoni, forse anche altro, chi pol dir, fatto sta che lui non voleva scendere, mentre gli altri lo minacciavano dalla strada. Era come se ci fossero dei conti non pagati, delle storie economiche che hanno a che fare con i cantieri, con l'edilizia, non so". Le parole, a metà tra l'immagine dei fatti e la vox populi, sono quelle di un testimone che il 17 giugno scorso ha assistito al primo episodio di un O.K. Corral in salsa sangiovannina che, forse solo per il momento, può dirsi concluso senza un tragico spargimento di sangue. L'altra mattina a Trieste, infatti, sono stati i carabinieri a sventare l'ennesimo regolamento di conti tra bande di operai. Nella maggior parte dei casi registrati fino ad oggi sono di origine kosovara. Lavorano nei cantieri che nel capoluogo giuliano hanno usufruito dei bonus e superbonus creati dal governo Conte in piena pandemia. 

La zona di giorno è un formicaio, ecco perché scelgono l'alba 

L'episodio precedente a quello di lunedì mattina risale a metà giugno e, spiega il testimone a TriestePrima "erano in tanti (c'è chi dice tre, chi dice sei ndr) e urlavano contro questa persona che se ne stava sul terrazzo". La zona all'inizio di viale Raffaello Sanzio (rione di San Giovanni) è un pullulare di attività, tra il negozio di serramenti, la cartoleria, la casa di riposo Mater Dei dall'altro lato della strada, come pure la pescheria, il panificio e l'edicola; a due passi c'era, fino a poco tempo fa, anche lo storico bar Ispiro, fondato da Bruno, tra i più grandi centravanti rossoalabardati di sempre. Lì, campeggia anche il cartello che indica la presenza del sistema di video sorveglianza del Comune di Trieste. A fianco, ecco che compaiono uno storico negozio di registratori di cassa ed un'attività di onoranze funebri.  

Solo i carabinieri hanno evitato la tragedia

Su quel marciapiedi c'è sempre un viavai continuo di persone. Impossibile non farsi notare. Per questo, con ogni probabilità, il commando che lunedì si presenta sotto casa della vittima per fargliela pagare sceglie, in maniera consapevole e certamente premeditata, l'alba. A quell'ora, pensano, non ci vedrà nessuno. Nessuno tranne i carabinieri della stazione di Scorcola che, dopo la denuncia presentata dall'uomo nello stesso giorno in cui ha ricevuto le minacce, hanno allestito alcuni controlli mirati sotto casa sua, in viale Raffaello Sanzio. A quell'ora del mattino (6:15 circa), sul balcone della casa di riposo gira anche personale della struttura che riesce a scattare alcune foto proprio quando i militari giungono sul posto. E' solo grazie al loro tempestivo intervento che scongiurano il drammatico agguato. 

Armi, bastoni e sangue: la lista di violenze 

"In questa storia nessuno è senza macchia, potrebbe sembrare che la vittima sia tale ma non lo è" così una fonte di TriestePrima. I sei operai di origine kosovara risultano tutti residenti nel capoluogo giuliano. "Noi non siamo abituati a vedere scene del genere" queste le parole di un altro testimone. Sì, perché anche se a volte fa finta di non vedere, Trieste ha un problema. Dalla sparatoria di via Carducci (preceduta dal pestaggio di piazza Sansovino e dal regolamento di conti sventato dalla polizia nella celebre villa all'angolo tra via Nicolò De Rin e via Ettore Daurant), fino all'accoltellamento di piazza dei Volontari Giuliani avvenuto più di dieci giorni fa, sono ormai sempre più numerose le notizie di cronaca che coinvolgono operai e manovali di origine kosovara. "Siamo lontani da quei fatti" sempre così la fonte di TriestePrima rispondendo alla domanda se tutti questi episodi sono tra loro collegati. Un dubbio, però, permane. 

Storie di cantieri, storie di ordinaria follia

Sono storie di cantieri, dove bande armate di bastoni e di spranghe, per risolvere questioni di natura economica - o forse c'è anche altro, chi lo sa - scelgono la strada del regolamento di conti. Brutale, violento e per certi versi tribale. Nel bar di via Carducci hanno tirato fuori le pistole, in pieno giorno e, se non c'è scappato il morto lo si deve solo a una fortunata casualità (oltre al 118). Quel bar che la vittima dell'accoltellamento di piazza dei Volontari Giuliani aveva immortalato e voluto condividere sui suoi canali social, solo due giorni dopo la sentenza (emessa il 13 aprile) che condannava 12 persone responsabili, a vario titolo, della sparatoria.

"Prima o poi ci scapperà il morto"

Non si sa se le cose fossero collegate, ma nel suo profilo quella foto è l'unica a non essere un selfie scattato nella zona del viale XX settembre. Sembra troppo per essere una tanto banale quanto sottovalutabile coincidenza. I sei del blitz non riuscito in viale Sanzio sono stati tutti denunciati. Per l'accoltellamento ci sono tre iscritti nel registro degli indagati, ma la vittima, come da indiscrezioni, non è stata ancora sentita dalla Squadra Mobile, visto che M.S. (classe 1982) si trova ancora ricoverato in terapia intensiva all'ospedale di Cattinara. La macchina della giustizia si muove quanto più rapidamente riesce: è quella del controllo e della repressione capace di fare altrettanto? "Ci scapperà il morto - così un testimone - e  poi inizierà il balletto delle responsabilità tra istituzioni". Ecco, speriamo di no. 

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