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Cronaca

Caso Andolina, Rifondazione Comunista: «Solidarietà, candidatura a Sindaco di Muggia confermata»

È quanto riferiscono in una nota Iztok Furlanic, presidente del Consiglio Comunale, Peter Behrens segretario provinciale del Partito della Rifondazione comunista e Paolo Iacchia, vicesegretario del Partito Comunista d’Italia

«Il consigliere comunale della Federazione della Sinistra, Iztok Furlanič, il segretario provinciale del Partito della Rifondazione comunista Peter Behrens e il vicesegretario del Partito Comunista d’Italia Paolo Iacchia, nell’esprimere la propria solidarietà e fiducia nei confronti del compagno Marino Andolina, si aspettano che il lavoro dei magistrati dimostri la totale insussistenza delle accuse contro di lui. Rimane inalterata la stima nei confronti di un compagno che ha sempre speso se stesso ed i propri beni per l’attività di medico, senza ottenere mai benefici personali di carattere economico». È quanto riferiscono in una nota  Iztok Furlanic, presidente del Consiglio Comunale, Peter Behrens segretario provinciale del Partito della Rifondazione comunista  e Paolo Iacchia, vicesegretario del Partito Comunista d’Italia.

«Anche per quanto riguarda la candidatura - continuano i tre - proposta per la prossima tornata elettorale del comune di Muggia si esprime la certezza che la magistratura saprà sbarazzare il campo da accuse infamanti quanto, a nostro avviso, immotivate. Non esiste, al momento, alcun motivo per modificare la decisione assunta dai due partiti, sperando che il tempo (un anno) sia sufficiente, pur nelle lungaggini giudiziarie, a far chiarezza e quindi a permettere al compagno di partecipare alla competizione elettorale in piena libertà.
I due partiti rimarcano che, se la ricerca fosse pubblica e non privata, quindi posta sotto controllo universitario e non sotto controllo di multinazionali interessate più ai profitti che al benessere dei cittadini, tutto questo non sarebbe successo, in quanto protocolli, verifiche ecc. sarebbero state tutte controllate e verificabili».

«Si nota - conclude la nota - , tra l’altro, come sul tema vari tribunali, sia giudiziari che amministrativi, si siano nel tempo espressi con sentenze anche estremamente diverse, impedendo o imponendo la somministrazione delle infusioni anche agli stessi pazienti, creando così certamente la base per un eventuale errore (una persona bloccata da un tribunale, ma autorizzata da un altro, è iniettabile o no?). Se si aggiunge che nel tempo si sono incrociate anche decisioni diverse e contrastanti da parte dei ministeri incaricati si capisce come il tutto sia molto nebbioso nelle sue varie articolazioni.  Aggiungiamo che il dottor Andolina non ha mai parlato di cura capace di risolvere stati di malattia grave, ma di palliativi compassionevoli, capaci di ridurre, in alcuni casi, stati di grave sofferenza e di migliorare la qualità della vita delle persone malate».

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