rotate-mobile
Cronaca

Caso Regeni, a processo quattro 007 egiziani

Il gup Pierluigi Balestrieri ha rinviato a giudizio gli agenti della National Security coinvolti nella morte del ricercatore. Secondo la Procura il giovane sarebbe stato privato della libertà per nove giorni, torturato "per motivi abietti e futili" e poi assassinato

Il gup Pierluigi Balestrieri accogliendo la richiesta della Procura di Roma ha rinviato a giudizio i quattro 007 egiziani accusati del sequestro e dell'omicidio di Giulio Regeni, il ricercatore friulano rapito, torturato e ucciso cinque anni fa in Egitto. La decisione del giudice è arrivata al termine dell'udienza preliminare. Come riportato da Today, i (presunti) torturatori di Giulio dunque saranno processati. La prima udienza è fissata per il 14 ottobre. In aula erano presenti i genitori di Giulio Paola Deffendi e Claudio Regeni accompagnati dal loro legale l'avvocato Alessandra Ballerini. I quattro agenti della National Security che andranno a processo sono il generale Sabir Tariq, i colonnelli Usham Helmi, Athar Kamel Mohamed Ibrahim, e Magdi Ibrahim Abdelal Sharif per il reato di sequestro di persona pluriaggravato, e nei confronti di quest'ultimo i pm contestano anche il concorso in lesioni personali aggravate e il concorso in omicidio aggravato.

Al rinvio a giudizio si è arrivati dopo che il gup ha respinto l'eccezione sollevata dalle difese sull'assenza degli imputati, evidenziando come "la copertura mediatica capillare e straordinaria ha fatto assurgere la notizia della pendenza del processo a fatto notorio". Lo stesso pm Sergio Colaiocco, in una memoria depositata oggi, ha rimarcato che gli imputati "hanno avuto certamente notizia dell'esistenza del procedimento penale italiano, essendo stati tutti e più di una volta, ascoltati dalla magistratura egiziana a seguito di richiesta rogatoriale di questo ufficio".

Il caso di Giulio Regeni, dall'inizio

Il giovane ricercatore friulano venne rapito a Il Cairo il 25 gennaio 2016. Qualche giorno dopo, il 3 febbraio, il suo corpo venne ritrovato senza vita. Per la Procura di Roma l'omicidio di Giulio Regeni fu un atto volontario e autonomo da parte della National Security. Stando alle indagini, nel 2016 il giovane ricercatore italiano fu seviziato con acute sofferenze fisiche "in più occasioni ed a distanza di più giorni". Una versione sempre contestata dall'Egitto che finora non ha mai voluto davvero far luce sulla morte del ricercatore, ostacolando anzi a più riprese le indagini e la ricerca della verità. 

Per gli investigatori italiani invece Giulio Regeni è stato privato della libertà per nove giorni e poi brutalmente assassinato. Tutto sarebbe partito a seguito della denuncia presentata, negli uffici della National security, da Said Mohamed Abdallah, rappresentante del sindacato indipendente dei venditori ambulanti del Cairo Ovest.

I quattro indagati "dopo aver osservato e controllato direttamente ed indirettamente, dall'autunno 2015 alla sera del 25 gennaio 2016, Giulio Regeni abusando delle loro qualità di pubblici ufficiali egiziani ", lo avrebbero bloccato  "all'interno della metropolitana de Il Cairo e dopo averlo condotto contro la sua volontà e al di fuori di ogni attività istituzionale, prima presso il commissariato di Dokki e successivamente presso un edificio a Lazougly" lo hanno privato della libertà personale per nove giorni". Prima di ucciderlo tra atroci sofferenze.

Nell'atto che precede la richiesta di rinvio a giudizio, depositato a dicembre del 2020, si legge che uno degli indagati, il maggiore Magdi Ibrahim Abdelal Sharif, "per motivi abietti e futili e abusando dei suoi poteri, con crudeltà, cagionava a Giulio Regeni lesioni" e "la perdita permanente di più organi, seviziandolo con acute sofferenze fisiche" attraverso strumenti taglienti e roventi. E poi "al fine di occultare la commissione dei delitti, abusando dei suoi poteri di pubblico ufficiale egiziano, con sevizie e crudeltà, mediante una violenta azione contusiva esercitata sui vari distretti corporei cranico-cervico-dorsali, cagionava imponenti lesioni di natura traumatica a Giulio Regeni da cui conseguiva una insufficienza respiratoria acuta di tipo centrale che lo portava a morte". Un testimone che lavorava  nella sede della National Security, dove Giulio è stato ucciso, avrebbe inoltre riferito di aver visto "Giulio ammanettato a terra con segni di tortura sul torace". Con il processo la verità sulla fine di Giulio è più vicina. 

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Caso Regeni, a processo quattro 007 egiziani

TriestePrima è in caricamento