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Cronaca

Civica benemerenza all'Associazione delle comunità istriane

“Per l'intensa attività a difesa dell'identità culturale e storica della gente istriana e delle sue tradizioni patriottiche, civili e religiose che l'Associazione svolge, sostenuta dalla comune passione per gli obiettivi statutari e dall'impegno civico nella città di elezione, Trieste”

“Per l'intensa attività a difesa dell'identità culturale e storica della gente istriana e delle sue tradizioni patriottiche, civili e religiose che l'Associazione svolge, sostenuta dalla comune passione per gli obiettivi statutari e dall'impegno civico nella città di elezione, Trieste”: con questa motivazione il Sindaco Roberto Dipiazza ha conferito ieri, sabato 10 novembre, nel corso di una solenne e affollata cerimonia svoltasi nella storica Sala del Consiglio Comunale, la Civica Benemerenza della Città di Trieste all'Associazione delle Comunità Istriane. Poco prima della cerimonia pubblica, come da tradizione in queste circostanze, il Sindaco Dipiazza si è brevemente intrattenuto, nel Salotto Azzurro, con i vertici dell'Associazione guidati dal Presidente dott. David Di Paoli Paulovich, che ha poi iscritto nel Libro d’Oro del Municipio, anche qui seguendo un consolidato “rituale”, un proprio sentito messaggio (“Dall'Istria a Trieste! Con grato animo e riconoscenza alla Città e al Comune di Trieste).

Presentato il film "Red Land", Dipiazza: "Tragedia dimenticata da raccontare al mondo"

Ha avuto quindi inizio la cerimonia ufficiale nell'Aula consiliare dove, dopo un breve saluto di apertura del Presidente del Consiglio comunale Marco Gabrielli, la parola è passata al Consigliere comunale “di lungo corso” (oltre che ex consigliere regionale per più legislature) Bruno Marini, come noto figlio di istriani e da sempre particolarmente vicino alle comunità degli Esuli. In un ampio intervento il consigliere Marini ha innanzitutto delineato un'inquadratura di tutta la vicenda dell'Esodo dalle terre dell'Adriatico Orientale, dei drammi e delle tragedie che si sono consumati e poi del desiderio di ricostruirsi una dimora sicura e una nuova vita, ma mantenendo la propria specifica identità, conservando la memoria e il ricordo dei padri e volendo testimoniare infine, anche nei nuovi luoghi di insediamento – dalla “seconda patria” Trieste ai tanti Paesi di emigrazione - la propria persistente “esistenza in vita” come comunità ancora presente e coesa. Un compito che è stato affidato dagli stessi Esuli a una serie di associazioni, opere e sodalizi, tra i quali – ha detto Marini - l'Associazione delle Comunità Istriane è certamente “la più rappresentativa”, anche per la sua lunga storia e per la molteplicità delle iniziative messe in campo in tutti i settori".

“Significativa – ha quindi sottolineato Marini – è stata anche la data prescelta per questa odierna cerimonia, e cioè quel 10 Novembre, anniversario della firma di quel Trattato di Osimo del 1975 che segnò non solo la perdita definitiva e formale dell'ultimo lembo di terra istriana (la ex “Zona B” del TLT, n.d.r.) ma anche, molto probabilmente, un grave errore politico dei Governi italiani dell'epoca che – così la particolare interpretazione del consigliere Marini - “non seppero prevedere la ormai plausibilmente prossima scomparsa di Tito, che infatti avvenne solo 5 anni dopo, e le fratture che ne sarebbero inevitabilmente seguite, fino alla dissoluzione della Jugoslavia, come in effetti accadde poco dopo. Se i nostri Governi avessero considerato diversamente la situazione, forse, in prospettiva, avremmo potuto sperare in un qualche esito diverso della lunga vicenda del Confine orientale. Ciò non avvenne, anche per la tendenza politica di allora di venire a “compromesso” con i regimi e i sistemi comunisti dell'epoca, e quindi anche con la Jugoslavia. Una tendenza che in molti combattemmo – e qui Marini ha ricordato in particolare la figura dell'on. Giacomo Bologna che pur appartenendo all'allora Democrazia Cristiana, principale partito di governo, votò contro la ratifica del Trattato – ma che infine prevalse. Forse allora perdemmo più di qualcosa, e perciò, per non perdere anche il senso della nostra storia, è giusto ancor oggi ricordare quella data chiave del 10 Novembre 1975, oltremodo significativa anche per questa nostra Città, che troppi preferiscono dimenticare ma che, con il Sindaco Dipiazza, abbiamo deciso invece di non tralasciare, e di ciò lo ringrazio.“

Ancora in questa “linea” Bruno Marini ha quindi voluto evidenziare alcune figure esemplari del dramma istriano: accanto a Norma Cossetto “che verrà ora ricordata nel bel film appena realizzato” (e presentato proprio ieri nel nostro Municipio), e alla “luminosa figura di don Francesco Bonifacio recentemente beatificato, non possiamo dimenticare il grande punto di riferimento morale e spirituale che fu e resta l'Arcivescovo Antonio Santin di cui forse – così ancora Marini -, dopo 37 anni dalla morte, la Chiesa e la nostra Diocesi potrebbero ben iniziare una causa di beatificazione!”.

Il consigliere Marini ha infine svolto un ampio ed esaustivo “profilo” dell'Associazione delle Comunità Istriane, descrivendone la lunga storia, iniziata formalmente il 6 giugno 1966 ma in realtà direttamente discendente dal periodo della guerra e dall'esperienza del CLN dell'Istria, le molte e prestigiose “figure guida” fino all'ultimo compianto Presidente Manuele Braico, e le molteplici attività in tutti i campi nel corso di questi lunghi decenni, da quella assistenziale alla culturale (con concorsi per le scuole, la formazione di un affermato Gruppo Corale, la recente partecipazione a importanti rassegne storico-culturali come la goriziana “Estoria”, le iniziative politiche, l'adesione all'IRCI e alla Federazione degli Esuli), con in più una spiccata attenzione alle fondamentali attività editoriali come la stampa di volumi (e la tenuta di una ricca Biblioteca) e, soprattutto, la pubblicazione del periodico “La Voce Giuliana” che fa “sentire la sua voce”, appunto, da ben 60 anni.” “Un'associazione, insomma – ha concluso il consigliere Marini – che ha saputo dimostrare nel corso degli anni e tuttora una grande vitalità e capacità organizzativa!”

E' seguito quindi il più che sentito e accorato discorso – tutto a braccio e senza appunti ! - del Sindaco Dipiazza che, indicando quella odierna come “una giornata per me speciale e molto importante”, ha voluto ripercorrere il suo lungo, e via via sempre più intenso, approccio con il “problema” istriano-dalmata e con i drammi dell'Esodo, a partire da quando, giovane Sindaco di Muggia nel 1996, con una serie di incontri e di esperienze “iniziai a comprendere tutta la 'consistenza' e il 'peso' di queste vicende, decidendo, da allora, di dover cominciare anch'io a parlare di un tema su cui molti preferivano si stendesse una coltre di silenzio e di oblio”.

“Da allora in tutti i modi e occasioni – ha detto Dipiazza – ho desiderato e lavorato per far sì che questa cortina si aprisse e la storia di queste terre uscisse allo scoperto, tutta intera: iniziammo col mio primo mandato di Sindaco di Trieste riuscendo, nel 2004, a portare per la prima volta tutti i sei Sindaci della Provincia, di appartenenze etniche e visioni politiche del tutto diverse, a rendere omaggio assieme a tutti i luoghi della memoria e della sofferenza di questa terra, oltre le etichette. Poi riuscii - cosa che non riuscì invece ai miei predecessori, anche di buona volontà – a raggiungere uno storico accordo con la locale Comunella slovena per poter costruire il Monumento sulla Foiba di Basovizza e l'annesso Centro di Documentazione. E, con un altro passo ancora, nel 2010, lo straordinario incontro dei tre Presidenti di Italia, Slovenia e Croazia in piazza dell'Unità, ma subito prima anche in piazza Libertà a rendere omaggio all'appena collocato Monumento all'Esodo istriano-dalmata. Infine ieri il nuovo film su Norma Cossetto, anche con la ufficiale collaborazione del Comune.”

“Bisogna far parlare ancora e sempre più della storia di queste terre – ha concluso Dipiazza – e sono felice e onorato di essere per la terza volta il Sindaco di Trieste anche per questi motivi: per poter portare avanti le vostre e nostre battaglie, che sono battaglie vere, per rendere giustizia a persone che hanno conosciuto una profonda sofferenza.” Concluso l'intervento, il Sindaco ha dato quindi lettura della motivazione della Civica Benemerenza, consegnando infine la Pergamena e la relativa Medaglia, al Presidente Di Paoli Paulovich, fra i vivi applausi dei presenti. In un breve quanto profondo e toccante saluto, il giovane Presidente delle Comunità Istriane ha descritto l'Esodo, riprendendo le parole di un parroco istriano dell'epoca, come una “fuga per sfuggire a una cappa di tenebre” materiali e spirituali, e per mantenere i propri principi e la propria libertà. Rivendicando quindi all'Associazione delle Comunità Istriane un ruolo non solo meramente associativo ma “creativo di una comunità culturale più ampia, capace di cercare e attuare anche un'apertura, un dialogo con il resto della cittadinanza di Trieste (anche nel suo voler essere un sodalizio non di ampiezza nazionale ma peculiarmente triestino). E ciò – ha osservato, con un'interessante angolazione più prettamente glottologica – determinando anche, nel corso degli anni, un legame tra i nostri diversi dialetti istriani e quello triestino, fors'anche contribuendo così a salvarlo laddove in quasi tutto il resto d'Italia i dialetti si sono quasi estinti”.

“Noi siamo fieri di essere e di restare Istriani – ha concluso Di Paoli Paulovich – e di tramandare i valori più profondi dell'Istria autentica!” E ricordando in chiusura tutti i suoi predecessori, fino al “caro Manuele Braico che troppo prematuramente abbiamo perso”, ha fortemente ringraziato il Comune, il Sindaco Dipiazza e il consigliere Marini: “Il nostro – ha detto – è un grazie di Istriani che si sentono anche Triestini, poiché Trieste e l'Istria sempre sono state unite, dai commerci e dalla cultura. E da oggi, con questa Civica Benemerenza, saranno legate ancor di più !”

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