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Cronaca

Aggressione davanti al giudice e possesso di un coltello in carcere, la denuncia del sindacato

Le indagini ora dovranno chiarire se i due fatti siano o meno legati fra loro. D'Amore (SIPPE): "Siamo senza strumenti e lavoriamo sotto organico"

Riceviamo e pubblichiamo integralmente la nota stampa del SIPPE

“Pochi giorni fa durante l’udienza davanti al G. I. P. uno dei due detenuti a giudizio ha sferrato un pugno al volto del suo coimputato appena sentito che il giudice aveva condannato il compagno non con cinque anni, come lui, bensì a tre anni soltanto: l’intervento immediato degli uomini della scorta, benché fossero solo tre Assistenti della Polizia Penitenziaria di Trieste, invece dei 5 previsti almeno per scortare due detenuti, ha evitato che ne scaturisce una rissa in aula”. E' quanto denuncia Federica D’Amore, Segretaria Regionale per il Triveneto del SIPPE, che nella nota spiega: “si tratta di due italiani pluripregiudicati conosciuti alle forze dell’ordine che fin dal loro arresto, avvenuto per una rapina a mano armata ai danni di un porta pizze nel febbraio di quest’anno, hanno dato problemi di gestione tanto da costringere la Polizia Penitenziaria di Trieste a non farli incontrare perché si accusavano a vicenda. E nonostante tutto ciò in Tribunale ad accompagnarli soltanto tre poliziotti che solo grazie alla loro esperienza e professionalità sono riusciti ad evitare che i due si azzuffassero".

"Non possiamo tollerare che le donne e gli uomini della Polizia Penitenziaria di Trieste debbano accompagnare i detenuti nelle aule di giustizia sotto scorta” continua la D’Amore “mettendo a rischio la loro incolumità, quella dell’autorità giudiziaria e di quanti lavorano nella macchina della giustizia. Non è la prima volta che capita ultimamente e chiediamo le tutele previste per i nostri uomini”.

"Al rientro in carcere i due sono stati divisi ovviamente ma, come spesso capita si sono uniti a loro i rispettivi amici e compagni e, poche ore dopo, grazie ad un’attenta osservazione ed al monitoraggio dei detenuti che si trovavano in cortile da parte di un poliziotto penitenziario che li osservava dall’alto, questo si è accorto che uno dei detenuti triestini stava brandendo un coltello di grosse dimensioni. L’immediato intervento del collega ha permesso di recuperare il coltello ed evitare il peggio.” Si tratta di un oggetto di circa 20 centimetri, rudimentale e composto con materiale di recupero ma certamente in grado di nuocere e l'oggetto pare sia passato di mano in mano a diversi detenuti tra i quali anche i protagonisti della lite avvenuta in tribunale. Le indagini ora dovranno chiarire se i due fatti siano o meno legati fra loro ma quello che è certo è che protagonisti sono detenuti che si conoscono da anni, tutti pluripregiudicati che in comune hanno una storia di tossicodipendenza e lunghi anni al Coroneo. “ci aspettiamo una seria riflessione da parte dell’autorità dirigente sulla sicurezza, la tutela dei nostri colleghi che non possono e non devono sentirsi abbandonati ed un riconoscimento del loro lavoro quando, come in questi casi, si distinguono per la loro preparazione e capacità”.

Il SIPPE TRIESTE già è intervenuto in passato denunciando una notevole criticità nel mantenimento della sicurezza all’interno del carcere, obiettivo primario della Polizia Penitenziaria che la Direzione ha riscontrato ma a tale risposta non sono seguiti i fatti. “Ci rivolgeremo stavolta al Provveditore Sbriglia al quale chiederemo una maggior attenzione al rispetto dei protocolli e dei modelli organizzativi a tutela della sicurezza e dei nostri colleghi” annuncia la D’Amore “e ci auguriamo che senza ritardo vengano resi operativi tutti gli strumenti acquistati recentemente dalla direzione di Trieste a presidio della sicurezza e di ausilio ai colleghi, quali metal detector telecamere di sorveglianza e dispositivi di rilevamento di apparecchi di comunicazione con l’esterno”.

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