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Cronaca

Comitato provinciale contro il Jobs act - Trieste

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di TriestePrima

Martedì 20 gennaio si è costituito a Trieste il comitato cittadino contro il Jobs Act. Il comitato è formato da varie realtà della vita sindacale, politica e sociale triestina a partire dalla segreteria provinciale della FIOM CGIL, l'area di opposizione CGIL "Il sindacato è un'altra cosa", l'Unione degli studenti, l'Unione Sindacale Italiana, Ross@, L'Altra Europa per Tsipras, Partito della Rifondazione Comunista, Partito Comunista d'Italia, Sinistra Anticapitalista, Paolo Menis del Movimento 5 Stelle.

Il Comitato considera che la battaglia contro il Jobs Act che ha visto milioni di lavoratori e cittadini in piazza questo autunno non sia finita, ma debba e possa continuare.

Il Jobs Act è una delega al governo per attuare alcuni specifici provvedimenti tramite l'emissione di decreti-legge attuativi della delega ricevuta.

I due decreti che finora sono stati emessi, saranno sottoposti al vaglio del parlamento che può esprimere solo pareri non vincolanti. E' necessario quindi un movimento di cittadini e lavoratori, che esprima profondo dissenso sul complesso delle norme che stravolgono il mercato del lavoro.

Queste norme già producono risultati estremamente negativi per i lavoratori.

Il primo dei decreti di fatto elimina il reintegro di chi è stato ingiustamente licenziato; il secondo, sugli ammortizzatori sociali, fatto passare come miglioramento per i precari, in realtà riduce i diritti a chi ancora li ha e li rende assai poco reali per le nuove assunzioni.

All'attacco senza precedenti ai diritti dei lavoratori da parte del governo Renzi e di chi lo sostiene, fa da puntello la costruzione meticolosa di un consenso di massa che mistifica la realtà. Si fa credere che il precariato costituisca l'unica garanzia contro la disoccupazione, mentre ne costituisce l'anticamera.

D'altronde come potrebbero riduzione di diritti e precariato produrre lavoro?

Si fa leva subdolamente sulla coscienza dei lavoratori, convincendoli che ad essere licenziati saranno gli altri, i fannulloni.

Esistono ancora margini per opporsi a questi provvedimenti, sia quelli in cantiere che gli altri che il Governo sta per varare.

Ci sono, nei decreti varati, elementi di anticostituzionalità; ad esempio, all'interno della stessa impresa due licenziamenti avvenuti per identiche ragioni (addirittura nel caso di licenziamenti collettivi) saranno tutelati in modo diverso e ciò viola il principio costituzionale di uguaglianza.

C'è inoltre la possibilità di indire un referendum abrogativo sui decreti attuativi.

Il comitato intraprenderà una campagna di informazione capillare sui luoghi di lavoro, nelle piazze cittadine e attraverso la rete, per segnalare quanto questi provvedimenti siano assolutamente inutili alla ripresa dell'economia, nonché la loro gravità e pericolosità per la salute e la sicurezza di chi lavora.

Trieste, 22 gennaio 2015

PS: Domani, venerdì 23 gennaio, terremo una conferenza stampa alle ore 11:00 presso il KNULP per illustrare i dettagli del nostro programma.

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