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Cronaca

Conosciamoci, folla per l'incontro con i richiedenti asilo: Sala “Bobi Bazlen” piena

Un pubblico, come detto molto numeroso ma soprattutto fortemente motivato e interessato, ha seguito con viva attenzione gli interventi di Nuri Rasim e Hanene Marrawi, richiedenti asilo provenienti rispettivamente dall'Afghanistan e dalla Siria

Una Sala “Bobi Bazlen” affollatissima, probabilmente ben oltre le previsioni degli organizzatori, ha ospitato ieri sera, a Palazzo Gopcevic, l'iniziativa “Conosciamoci - un incontro oltre il pregiudizio e la paura”, promossa dalla Consulta Immigrati del Comune di Trieste con il supporto dello stesso Comune e l'adesione delle associazioni ACLI, ANOLF, Andandes, Casa Internazionale delle Donne, Etnoblog, Mosaico per un comune avvenire, Senza Confini-Brez meja, Associazione culturale “Spaesati”, Associazione dei mediatori culturali Interethnos, Comitato Pace e Solidarietà “Danilo Dolci”, e dei sindacati Cgil, Cisl e Uil.

Un pubblico, come detto molto numeroso ma soprattutto fortemente motivato e interessato, ha seguito con viva attenzione gli interventi di Nuri Rasim e Hanene Marrawi, richiedenti asilo provenienti rispettivamente dall'Afghanistan e dalla Siria, e poi del presidente del Centro Culturale Islamico di Trieste Saleh Igbaria, del direttore della Caritas diocesana  don Alessandro Amodeo, e del presidente dell'ICS-Ufficio Rifugiati Gianfranco Schiavone, fino alle conclusioni del presidente della Consulta Immigrati del Comune Hector Sommerkamp, ponendo loro diverse e qualificate domande, segno di un alto interesse e di un desiderio di approfondire il tema che va ben oltre le semplificazioni e i pressapochismi di routine, veicolati dalla politica ma anche dagli organi d'informazione, volendo invece capire meglio le caratteristiche di un fenomeno certamente complesso per molti aspetti.

Il tutto alla presenza del Vicesindaco Fabiana Martini e dell'Assessore comunale alle Politiche sociali Laura Famulari e con l'efficace direzione impressa alla discussione dalla Vicepresidente della Consulta Immigrati Lidija Radovanovic.

19gen16. Conosciamoci (Foto Luca Marsi)

Ed è toccato naturalmente innanzitutto a Nuri Rasim e Hanene Marrawi, quali diretti protagonisti di drammatiche vicende migratorie, raccontare delle spaventose e oltremodo pericolose esperienze vissute per fuggire dalla guerra e dalla morte; rischiando però proprio per questo di morire ogni giorno, su vie di fuga percorse fra mille tragedie, respingimenti, obbligati percorsi a ritroso quasi fino a dover tornare al punto di partenza, arresti, maltrattamenti, estorsioni di denaro da parte dei trafficanti, fino a raggiungere un'agognata meta “più normale”, finalmente vivibile. Dove però ci si scontra spesso con l'incomprensione, la non accettazione, il rifiuto anche preconcetto, basato su pregiudizi e senza che in realtà vi sia alcuna reciproca effettiva conoscenza. E a tale proposito i due richiedenti asilo hanno voluto fortemente sottolineare e appellarsi alla necessità di non generalizzare e non fare di tutta l'erba un fascio a fronte di episodi spiacevoli o anche molto gravi che hanno visto purtroppo protagonisti singoli migranti malintenzionati, come ve ne sono in ogni realtà numerosa, emarginata e sottoposta a straordinarie sollecitazioni.

In questo senso si è espresso anche il presidente del Centro Islamico triestino Saleh Igbaria che, dopo aver lodato la grande capacità di apertura e di accoglienza della nostra città e il grande e sincero dialogo qui esistente fra tutte le diverse comunità etnico-culturali e religiose, per cui – ha detto – “tutti noi musulmani apprezziamo e amiamo questa Trieste dove ci sentiamo in pace e a cui vogliamo bene come a una nostra casa”, e dopo aver auspicato che la progettata nuova e più adeguata sede del Centro Islamico – di cui è prevista la prossima apertura in via Maiolica - “possa diventare un punto di riferimento e di incontro non solo per i musulmani ma per tutti i triestini”, ha invece stigmatizzato – più in generale – la scarsa informazione e spesso disinformazione che anche in Italia vedono la stampa e la politica attestarsi su facili e troppo comode equazioni tipo la classica “musulmani = terroristi” o simili.

Con toni non troppo dissimili, e anzi lodando lo spirito di dialogo e di reciproca “apertura alla conoscenza dell'altro” che caratterizzano qui a Trieste la comunità islamica ma anche le altre molte componenti etniche e religiose presenti, il direttore della Caritas diocesana don Alessandro Amodeo ha rimarcato con decisione come l'opera della Caritas e della Chiesa tergestina, sicuramente negli interventi a supporto delle persone bisognose ma più generalmente a ogni livello dei rapporti con popolazioni di diversa e più lontana origine, “non possa porsi mai in termini di esclusione; al contrario la Chiesa deve cercare di tener conto di tutti, andando incontro a tutti i bisognosi d'aiuto e non solo di una parte, sovvenendo a ogni tipo di povertà e alle più diverse “vulnerabilità”, poiché di fronte alle necessità primarie non è possibile neppure ipotizzare delle discriminazioni fra persone di diversa provenienza, cultura, fede od origine sociale”.

Non dimenticando peraltro di ricordare come, alla fine dei conti - e al di là di tante discussioni spesso fuori luogo -, in ultima analisi i dati concreti del “centro di ascolto” della Caritas cittadina di via Cavana ci dicono – ha precisato don Amodeo - che le persone che si rivolgono a questo istituto della Chiesa locale – e che vi vengono accudite per quanto possibile – sono per il 76% triestini a tutti gli effetti !

Il presidente dell'ICS Gianfranco Schiavone, in un articolato intervento, ha spiegato come il compito del Consorzio Italiano di Solidarietà-Ufficio Rifugiati non sia solo quello, evidente, di occuparsi in primo luogo della tutela appunto dei rifugiati, in quanto soggetti deboli necessitanti di supporto, ma sia anche quello, da un punto di vista più “teorico” ma altrettanto importante, di indicare a tutti (istituzioni, associazioni, popolazioni residenti) la necessità assoluta e urgente di una nuova elaborazione culturale, dovendosi finalmente e pienamente comprendere “che siamo tutti di fronte a un sostanziale cambiamento sociale in atto, che le migrazioni in corso stanno determinando e che è ineludibile”.

Pienamente in linea con gli interventi precedenti, anche Schiavone non ha mancato di contestare le “devianti terminologie in uso” nella politica e nei media che si compiacciono nell'eccedere in espressioni quali “emergenza”, “allarme” e simili riferiti ai migranti, quando, in sostanza – ha detto – i numeri reali degli immigrati presenti in Italia e anche a Trieste (che pur ne ospita una percentuale maggiore rispetto ad altre località) sono davvero limitati.

Come detto, l'incontro si è svolto in un'atmosfera complessiva di grande partecipazione e interesse per i molti quesiti e necessità di maggior approfondimento e comprensione che una tematica con molte sfaccettature come questa inevitabilmente pone.

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