rotate-mobile
Cronaca

Corpus Domini, Crepaldi: «Famiglia fondata solo sul matrimonio tra un uomo e una donna»

Il testo dell'omelia che l'Arcivescovo mons. Crepaldi ha pronunciato al termine della Processione Eucaristica nella Solennità del Corpus Domini

Mons. Crepaldi ha presediuto la Santa Messa domanica alle ore 18.00 nella chiesa di San Giacomo. La processione guidata dall'Arcivescovo è partita alle ore 18.45 dalla chiesa parrocchiale di San Giacomo per conludersi sul piazzale della Cattedrale di San Giusto. Al termine della processione l'Arcivescovo ha impartito la benedizione eucaristica alla città di Trieste.

L'omelia: 

Carissimi fratelli e sorelle,

1.È sempre motivo di profonda gioia cristiana camminare insieme a Gesù eucaristico lungo le strade della nostra città come abbiamo fatto questa sera in occasione della Solennità del Corpus Domini. Il nostro camminare con Gesù è espressione significativa che l’esperienza cristiana, nel suo nucleo fondamentale, è un mistero di comunione, di comunione con l’Amore trinitario in primo luogo e di comunione tra di noi.

La sorgente e la fonte della comunione è l’Eucaristia.  La parola comunione, infatti, che usiamo quando parliamo dell’Eucaristia, è una parola che sintetizza in sé la dimensione verticale e quella orizzontale del dono che Cristo ha fatto di sé con la sua morte in croce. Tutte le volte che utilizziamo le parole ricevere la comunione, riferite all’atto di mangiare il Pane eucaristico, utilizziamo un’espressione appropriata, bella ed eloquente per affermare che con l’Eucaristia noi entriamo in comunione con la vita stessa di Gesù, entriamo nel dinamismo di questa vita che si dona a noi e per noi. Da Dio, attraverso Gesù, fino a noi: un’unica comunione si trasmette nella santa Eucaristia.

Per spiegare questo mistero di comunione che l’Eucaristia suscita, san Paolo, nella sua prima Lettera ai Corinti, scrisse: "Il calice della benedizione che noi benediciamo, non è forse comunione con il sangue di Cristo? E il pane che noi spezziamo, non è forse comunione con il corpo di Cristo? Poiché vi è un solo pane, noi siamo, benché molti, un solo corpo: tutti infatti partecipiamo all’unico pane" (1Cor 10.16-17). Sulla stessa linea di san Paolo, nel suo libro Confessioni, Sant’Agostino ci riporta le parole che Gesù gli disse nel contesto di una visione: “Io sono il cibo dei forti. Cresci e mi avrai.

Tu non trasformerai me in te, come il cibo del corpo, ma sarai tu ad essere trasformato in me” (Conf. VII, 10, 18). Il grande Santo d’Ippona ci istruisce che mentre il cibo corporale viene assimilato dal nostro organismo, nel caso dell’Eucaristia si tratta di un cibo che agisce in maniera differente: non siamo noi ad assimilarlo, ma esso ci assimila a sé, così che diventiamo conformi a Gesù Cristo, membra del suo corpo, una cosa sola con Lui.

2.Carissimi fratelli e sorelle, il mistero di comunione dentro cui è collocata la vita cristiana va costantemente alimentato, facendo nostro l’invito a mangiare il pane, che è il Corpo del Signore e a bere al Calice del vino, che è il suo Sangue. L’intenzione profonda e ultima che ha spinto Cristo a istituire l’Eucarestia, è stata questa: il Sacrificio della Croce, compiuto una volta per tutte, doveva essere partecipato da ognuno di noi, perché la nostra coscienza fosse purificata dalle nostre opere morte e potessimo servire il Dio vivente.

Entrando in comunione con noi, Cristo ci libera dalla nostra incapacità di amare e ci fa il dono della vera libertà: quella di donare noi stessi. E così, nel momento in cui noi riceviamo con fede e devozione l’Eucarestia, si realizza in noi quel disegno di amore che il Padre celeste ha progettato fin dall’eternità. A questo proposito, scrisse Gregorio di Nissa, grande vescovo della Chiesa antica: "Dio nel suo manifestarsi si è congiunto alla natura mortale perché l’umanità fosse insieme a lui divinizzata con la partecipazione alla divinità.

Per questo egli dona come una semente, secondo il piano salvifico della grazia, a tutti i credenti, mediante la carne che si compone di vino e di pane, e si unisce al corpo dei credenti, perché attraverso l’unione con l’immortale anche l’uomo diventi partecipe dell’incorruttibilità". (La grande Catechesi, Città Nuova ed. Roma 1982, pag. 136). Ed ancora, risulta illuminante questa meravigliosa esortazione scritta per i suoi fedeli da Sant’Ambrogio: "Accostatevi a Lui e saziatevi: Egli è pane. Accostatevi a Lui e bevete: Egli è sorgente. Accostatevi a Lui e rischiaratevi: Egli è luce. Accostatevi a Lui e diventate liberi: Dove c’è lo spirito del Signore, là c’è la libertà. Accostatevi a Lui e liberatevi dai lacci: Egli è perdono dei peccati. Vi domandate chi Egli sia? Ascolta quello che dice Egli stesso: Io sono il pane della vita. Chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà più sete". (Sant’Ambrogio, Commento al salmo 118/2, ed. Biblioteca Ambrosiana Milano e Città Nuova Editrice 1987, pagg. 268-269). 

3.Carissimi fratelli e sorelle, il mistero di comunione che sperimentiamo nell'Eucaristia, mentre ci unisce a Cristo, ci apre anche agli altri, ci rende membra gli uni degli altri. La comunione eucaristica ci lega alle persone che abbiamo accanto, ma anche ai fratelli e alle sorelle lontani, in ogni parte del mondo.

L’Eucaristia, infatti, sprigiona un forte dinamismo sociale sostanziato di comunione e di fraternità. I grandi Santi sociali sono stati anche grandi anime eucaristiche. Quando riconosciamo Gesù nell’Ostia santa, lo riconosciamo anche nel fratello che soffre, che ha fame e ha sete, che è forestiero e migra, ignudo, malato, carcerato; e siamo capaci di solidale attenzione verso ogni persona, impegnandoci, in modo concreto, per tutti coloro che sono poveri e bisognosi.

Dall’Eucarestia nascono le mille attività caritative che impegnano quotidianamente le nostre parrocchie e la nostra Chiesa diocesana; dall’Eucaristia che si sprigiona la responsabilità cristiana, soprattutto dei fedeli laici, nella costruzione di una società buona, giusta e fraterna di cui tutti oggi avvertiamo il bisogno. Ne avvertiamo il bisogno soprattutto quando vediamo messi a repentaglio, con insipienza politica, i principi fondamentali che danno senso al nostro vivere in società, principi autorevolmente riaffermati da Papa Francesco anche recentissimamente nell’Esortazione Apostolica Amoris laetitia: la vita da difendere sempre e da promuovere soprattutto in tempi di deserto demografico; la famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna e non su altre combinazioni, famiglia considerata quindi quale cellula di ogni società che si voglia sana e senza stramberie relazionali; la cura dei bambini, salvaguardandoli dalle logiche perverse del mercato che li vede oggi, al momento del concepimento e della nascita, oggetto di compravendita e che hanno il diritto nativo di avere un papà e una mamma; la libertà di educazione contro progetti formativi, di stampo ideologico, che giungono fino a compromettere l’identità dell’umano e l’identità naturale del maschile e del femminile.

L’esercizio di questa responsabilità comporta anche che la società non sia costruita senza Dio o contro Dio, cioè senza il vero Amore: quando viene a mancare Dio si dà spazio alla confusione, all’individualismo, alla sopraffazione di tutti contro tutti. L’Eucarestia è fonte di bene sociale e comune, perché ci consente di riconoscerci membra di uno stesso corpo, del corpo di Cristo, perché abbiamo imparato e impariamo costantemente dal Sacramento dell’Altare che la condivisione, la solidarietà e l’amore sono la via della vera giustizia sociale.

4.Carissimi fratelli e sorelle, in questo Anno giubilare della misericordia, che per volontà del Santo Padre Francesco la Chiesa sta celebrando, siamo chiamati a riscoprire l’Eucaristia come sacramento della misericordia. Per arrivare a Gesù eucaristico dobbiamo abbandonare le strade del peccato, strade che ci allontanano dal suo amore premuroso, per riprendere il cammino del ritorno a Lui sempre in attesa e sempre pronto a fare festa quando ci decidiamo di abbandonarci al suo abbraccio.

Abbraccio di salvezza, di misericordia e di consolazione; abbraccio reso ricco dai doni sovrabbondanti della sua Parola e dei suoi sacramenti, soprattutto quelli della Riconciliazione e dell’Eucaristia, dove, quasi in modo palpabile, tocchiamo con mano il suo perdono e la sua comunione. Un anno di grazia divina, un anno speciale per ritornare al Padre celeste attraverso il Figlio suo Gesù Cristo nello Spirito Santo. Un anno di misericordia e di rinnovamento delle anime, un anno vissuto eucaristicamente, vissuto cioè in comunione con Gesù. L’Eucaristia ci offre una straordinaria lezione di vita spirituale: la misericordia di Dio è sempre più grande del peccato dell’uomo e del peccato del mondo.

La potenza della misericordia divina supera infinitamente tutta la gamma del male, che è nell’uomo e nel mondo. Questa lezione la conosce molto bene la Madonna. E per questo ci chiama, ci chiama alla conversione, ci chiama alla preghiera, ci chiama alla preghiera del Rosario, ci chiama alla speranza, ci chiama alla fiducia. E quanta tristezza e sgomento abbiamo tutti provato di fronte all’oltraggioso affronto fatto alcuni giorni fa, quando è stata distrutta la Via crucis del Santuario di Monte Grisa dedicato a Maria Madre e Regina di Trieste e di tutta l’Italia.

A questa Madre affidiamo la nostra Chiesa e la nostra città e questa Regina invochiamo perché ci aiuti ad essere discepoli fedeli pronti a percorrere le strade della vita, spesso dolorosamente accidentate, insieme al suo Figlio Gesù che oggi abbiamo adorato realmente presente nella santa Eucarestia.  
 

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Corpus Domini, Crepaldi: «Famiglia fondata solo sul matrimonio tra un uomo e una donna»

TriestePrima è in caricamento