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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca

L'anno che ha cambiato il mondo e quello che verrà (stiamo già aspettando)

Il 2020 sta finendo e ci apprestiamo ad iniziare il 2021. La rinascita, le parole imparate, gli strascichi emotivi e le battaglie, la libertà dei 500 metri e colori, mascherine e ancora colori. Le riflessione

Colonna sonora suggerita: "L'anno che verrà" (Lucio Dalla)

Seppelliamo questo 2020 prima possibile. Il sentimento comune nei confronti dell’anno che sta per concludersi è reale e se da un lato complica il consueto lavoro di analisi giornalistica sui fatti, dall’altro lato lancia un segno di speranza verso un 2021 che potrebbe regalare una normalità completamente nuova. Nelle stagioni passate il 31 dicembre rappresentava il momento in cui si tiravano le somme e, anche noi di TriestePrima, procedevamo con il tradizionale pezzo relativo ai dodici mesi passati. Un po’ di cronaca, qualche successo sportivo, la vita politica della città e del Friuli Venezia Giulia, alcune novità sull’ambiente, sul mondo della scienza e molto altro, in un lungo resoconto della quotidianità letto da migliaia di persone. 

Il mondo è cambiato

La vita è cambiata ed il mondo non è più lo stesso, inutile nasconderci. Le ragioni sono molteplici e non sempre legate alla diffusione del virus. Oggi come oggi sarebbe infatti scontato dare la colpa esclusivamente al Covid ed invece far finta di non vedere i limiti di una società che apparentemente viveva senza preoccuparsi di alcun possibile cambiamento. Anche la nostra città è cambiata. Il momento magico è svanito, crollato sotto i colpi di una pandemia che ha evidenziato i limiti di una Trieste il cui tessuto industriale è sempre più soppiantato dai servizi, dal Pubblico e da un turismo che aveva consacrato il 2019 come l’anno dei record e delle entusiastiche recensioni dei principali giornali del mondo.

Una libertà calcolata sui 500 metri di raggio

Anche a Trieste, questo 2020 verrà ricordato per il Coronavirus, la corsa al vaccino, la chiusura della Ferriera e poco altro. Ma c’è un’immagine che più di ogni altra riempie di gioia e di speranza il mondo che verrà. È quella della squadra di sanitari che ha gestito il primo giorno di vaccinazioni a Cattinara a riconsegnarci quella aspettativa perduta ormai oltre nove mesi fa. Non eravamo preparati, nessuno conosceva le particolarità e l’impatto devastante che questo virus ha avuto sulle vite di ognuno di noi; all’inizio tutti abbiamo sottovalutato l’importanza di questa nuova epidemia. Il mondo si è rimpicciolito, non più vacanze low cost in Asia o in Grecia, ma un raggio (o diametro, ricordate?) di 500 metri dalla propria abitazione. Abbiamo riscoperto angoli nascosti della nostra Trieste, sentieri dimenticati ed ormai estinti dalla lista delle nostre abitudini e per questo riemersi con la forza della ritrovata e temporanea spensieratezza.

L'estate e la corsa all'autunno

Il primo lockdown è stato duro, nessuno può dire il contrario. Il secondo è arrivato sotto forma di colorazioni giornaliere che hanno montato l’incertezza economica, spingendo bar e ristoranti sull’orlo del baratro. Chiusi, dopo le resse estive e i timori per nottate con dj famosi in discoteca, gli esercizi si sono ritrovati a pagare – assieme al mondo degli eventi culturali, artistici e musicali – il prezzo secondo solo al tributo in termini di vite umane.

L'incapacità di sperimentare

Nessuno ha avuto – sono rari i casi – la forza o la voglia di sperimentare. Voler organizzare a tutti i costi i grandi eventi sportivi, ha portato alla manifestazione della forza di Madre Natura come mai si era vista. Proprio come successo con il virus. I dubbi sono cresciuti e le perplessità in merito alle scelte compiute dai governi hanno fatto esplodere le ansie dei tanti commercianti falcidiati da una crisi economica che, per molti, sembra essere più importante della salute pubblica. “Sono d’accordo che la salute venga prima di tutto, ma così facendo noi moriamo” è leitmotiv ripetuto allo stremo da parte delle categorie, divenuto vero e proprio mantra collettivo capace di raggruppare migliaia di manifestanti, rappresentanti delle istituzioni compresi, in una protesta contro i Dpcm dell’esecutivo chiamato a gestire il momento più difficile della storia repubblicana.     

Le parole del 2020

Durante questo 2020 abbiamo imparato parole nuove: lockdown, assembramento, ristori, distanziamento sociale, RT, bollettino, Immuni, tracciamento e tamponi, solo per dirne alcune rimaste impresse nella mente di milioni di italiani. Le parole, si sa, aiutano a comunicare. Per questo, primi a Trieste abbiamo regalato la possibilità a tutte le attività commerciali di essere presenti sul web per promuovere sé stesse ed il risultato è stato eclatante. Con la pandemia e la presenza fisica interrotta, anche la più piccola delle attività rionali ha capito l’importanza di iniziare a dire “ehi, ci siamo anche noi”.

I nostri vecchi, il nostro futuro

Abbiamo perso i nostri vecchi e visto i nostri bimbi lasciati allo sbando da politiche concentrate su improbabili banchi a rotelle e una didattica a distanza che ha rivoluzionato, nel bene e nel male, il modo di stare in classe. Ma ci sono stati professori illuminati che hanno stravolto le regole, portando i loro studenti all’aperto, come una normalissima scuola di campagna. Lo stesso ambiente naturale che ci ha restituito fotografie e video di una meravigliosa fauna selvatica capace di riprendersi gli spazi occupati dall’uomo.

L'anno che verrà

Capire questo significa prendere coscienza delle tematiche ambientali ed ecologiche. Continuare a comportarsi come prima della pandemia, in tutti i campi sociali ed economici, segnerà probabilmente il solco tra il 2020 e l’anno che verrà. Una trasformazione, per dirla con Lucio Dalla, che “tutti quanti stiamo già aspettando”. Tanti auguri a tutti.

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