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Cronaca

Caos tamponi e quarantena, due famiglie costrette a stare in hotel: quando la crociera diventa un'odissea

La vicenda ha interessato 12 persone ed è stata portata all'attenzione di TriestePrima dall'avvocato Nicola Canestrini. Prima il tampone negativo, poi solo un bimbo risulta positivo e tutti i due nuclei vengono prima isolati e poi fatti sbarcare a Trieste. Portati in albergo, sono stati liberati diversi giorni dopo

Una vacanza che per 12 tedeschi si è rivelata un incubo. Il fatto è successo proprio qui a Trieste a inizio novembre e ha coinvolto due famiglie. Il gruppo, a seguito di un tampone effettuato a bordo di Costa Crociera, è stato messo in isolamento, fatto sbarcare a Trieste e messo in quarantena a spese loro, dopo che un bambino è risultato positivo. Una delle famiglie è rientrata in Germania dopo quasi una settimana, mentre l'altra, quella del bambino positivo, per tornare a casa ci ha messo quasi 15 giorni. 

La testimonianza delle due famiglie

“La crociera è iniziata con i soliti protocolli vale a dire esibizione del green pass e tampone prima dell'imbarco. Tutti negativi – ci spiega la famiglia rientrata in Germania che ha contattato l'avvocato Nicola Canestrini -. Sembrava tutto tranquillo fino a venerdì 5 novembre, quando siamo stati sottoposti nuovamente a tampone, come tutti i passeggeri. Il test ha dato esito negativo per tutti, tranne che per il figlio del fratello di mia moglie che invece è risultato positivo”. Subito è quindi scattata la procedura che prevede l'isolamento delle persone colpite ed il tracciamento dei contatti. Infatti, stando a quanto raccontato, dodici passeggeri sono stati isolati fino a domenica 7 novembre, quando sono stati fatti sbarcare a Trieste e invitati a soggiornare per la quarantena in due delle strutture indicate da Costa: NH Hotel e il B&B nelle vicinanze della stazione centrale.

"Siamo stati sequestrati"

"Siamo stati sequestrati. Quello che ci è successo è inammissibile: siamo vaccinati e negativi” hanno dichiarato nell'intervista telefonica realizzata da Nicolò Giraldi. “Un secondo tampone non è mai stato menzionato dalla Compagnia, siamo rimasti sorpresi. Inutile parlare del danno economico: oltre alle spese per la "crociera", abbiamo speso circa 600 euro per alloggiare nell'hotel". La famiglia in questione afferma inoltre di non aver avuto alcun contatto con il bimbo (che tra l'altro non presenta alcun sintomo), dato che per tutta la durata della crociera ha alloggiato non solo in una camera separata, ma addirittura su un altro piano: “Il contatto stretto sarebbe potuto essere chiunque, credo abbiano scelto un capro espiatorio per salvare la nave. Non abbiamo ricevuto nessuna lista ufficiale o un documento con le nostre generalità".

Le Faq di Costa

In realtà nel sito ufficiale, almeno su quello italiano, Costa menziona un secondo tampone a metà della crociera.  Tra le Faq viene anche specificato che coloro che non acquistano l'assicurazione COVID protection, “si prenderanno in carico i costi relativi a trasporto per il rientro al domicilio o eventuali costi di alloggio per la quarantena”. Da una breve ricerca su internet è emerso un caso simile risalente a maggio 2021: come riporta un articolo di Ansa. In quell'occasione, la donna risultata positiva (di cui però non si conosce la nazionalità) non è stata messa in quarantena, ma è stata fatta rientrare alla sua abitazione tramite trasporto protetto, mentre i contatti stretti (tre persone) sono stati anch'essi fatti sbarcate per il rientro a casa. Nonostante questo esempio, non è chiaro con che criterio venga scelta una soluzione piuttosto che l'altra.

Una famiglia nel limbo

Dal 7 novembre la famiglia del bambino risultato positivo è rimasta rinchiusa a proprie spese presso il B&B nei pressi della stazione. I genitori sono vaccinati, mentre i due figli no. In queste lunghe settimane, sono stati diversi i tentativi di contatto con Costa Crociere via Whatsapp (unico canale di comunicazione con la compagnia a loro disposizione). “Per tutto questo tempo siamo stati abbandonati e abbiamo vissuto nell'incertezza - continua la famiglia -. Costa dice di aver contattato il Dipartimento di Prevenzione ma di aver ricevuto risposta, dopo diversi giorni di silenzio, appena martedì 16 novembre. Mercoledì 17 novembre la famiglia è stata sottoposta ad un ulteriore test. Dopo l'esito negativo, finalmente, la famiglia è potuta rientrare in Germania. 

TriestePrima resta a disposizione per eventuali chiarimenti

Per la parte in tedesco ha collaborato Annalisa Cadel

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