rotate-mobile
La storia / Barriera Vecchia - Città Vecchia / Via delle Torri, 2

Dagli Asburgo ad oggi, il filo che resiste alla globalizzazione ed intreccia le molte storie della città

Quella che si cela dietro la gigantesca insegna "G. Culot" che domina via delle Torri, è una epopea fatta di famiglie, eredi e lunghi racconti che oggi caratterizzano lo storico negozio di filati, tra gli ultimi artigiani rimasti in Borgo Teresiano

Tra via Reti e via delle Torri, nelle vicinanze di piazza San Giovanni, sorge “Culot”, lo storico negozio di filati e articoli da ricamo. Ad accogliere i clienti tra scaffali pieni di gomitoli di lana e uncinetti c'è Roberta che, dal 2019, è ufficialmente diventata titolare dell'attività, portando avanti il lungo lavoro di mamma Silva che ha lasciato il negozio dopo ben 63 anni. Alla storia tutta al femminile che ha caratterizzato le ultime due generazioni alla guida dell'attività, Culot aggiunge oltre un secolo di racconti ed aneddoti che tra loro si intrecciano, le cui tracce sono ancor oggi visibili tra gli scaffali e vecchie fotografie. 

IMG_20220421_171154_855-2

La storia di Culot

Siamo a Trieste, agli inizi del Novecento. A quel tempo l'attività di via delle Torri è una merceria, dove vi lavora un giovane di nome Giuseppe Culot. Alla morte del titolare, Giuseppe acquista l'attività e la ribattezza, contrassegnandola con l'attuale insegna "G. Culot". A portare avanti il negozio sono il neoproprietario e i suoi due figli. Il terzo, Sergio, è invece impegnato con il suo lavoro di insegnante in una scuola elementare.

Nel secondo dopoguerra Giuseppe muore, e i due figli che fino a quel giorno avevano lavorato al suo interno decidono di lasciare la merceria. Rimane quindi tutto nelle mani di Sergio che inizia a divedere le sue giornate tra il lavoro a scuola e quello in negozio. Al suo fianco ci sono sua moglie e una commessa che però annuncia di voler convolare a nozze. Il licenziamento è quindi imminente - come era d'uso ai tempi - e presto nasce l'urgenza di rimpiazzarla. Sergio chiama quindi il direttore del Ricreatorio Toti e gli chiede aiuto. Sarà in quel momento che Silva Fonda accetterà la proposta e diventerà apprendista nel negozio a cui dedicherà la vita. 

IMG_20220421_171143_593-2

In quegli anni Silva è una quindicenne. E' il 20 settembre del 1956 quando, accompagnata dalla madre, varca per la prima volta la soglia del negozio. Da apprendista arriva a diventare commessa. Circa una decina di anni dopo, Sergio muore e le figlie ereditano il negozio, che però non è tra le loro priorità. Trovano quindi un accordo con Silva, proponendole di far parte della gestione dell'attività. Si dividono i compiti: lei si dedicherà alla vendita, non più come dipendente ma partecipando agli utili, mentre loro si occuperanno del lato economico-finanziario.

Nel 1995 le due proprietarie decidono di vendere la merceria: fanno una proposta a Silva e quest'ultima decide di fare il grande passo ed acquistarla. Una volta prese le redini di Culot, lo trasforma in un negozio di filati. 

Culot oggi

Nei locali al civico 2 però non c'è più Silva Fonda, ritiratasi nel 2019, ma la figlia Roberta. Dopo aver partecipato all'attività lavorativa del negozio per diversi anni, ne è diventata titolare. Da quel 1956 ad oggi sono tante le cose che sono cambiate, altre sono rimaste le stesse, altre ancora sono ritornate, un po' come le mode. Il biennio del Covid ha segnato un ritorno dell'hand made, nonostante il boom del digitale, l'imminente uscita del metaverso e l'avvento della realtà virtuale. L'attività è esplosa, c'è stato un ricambio generazionale e il macramè è tornato di moda, anche grazie alla Ferragni. Il tempo è volato, ma la passione che ha caratterizzato la lunga vita di Culot, è ancora ben presente negli occhi di chi oggi, con grande impegno, continua a scrivere la sua storia.

La storia di Culot - Foto di Giovanni Aiello

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Dagli Asburgo ad oggi, il filo che resiste alla globalizzazione ed intreccia le molte storie della città

TriestePrima è in caricamento