De Manzini, Preside Facolta' di Medicina: " la Proposta Gelmini non va bene".
Pochi giorni fa il Ministro dell'Istruzione, Mariastella Gelmini, ha dichiarato in una intervista a «Il Giornale» di aver aperto un tavolo con il Ministro della Salute Ferruccio Fazio, per valutare una possibile abbreviazione degli anni di studio...
Pochi giorni fa il Ministro dell'Istruzione, Mariastella Gelmini, ha dichiarato in una intervista a «Il Giornale» di aver aperto un tavolo con il Ministro della Salute Ferruccio Fazio, per valutare una possibile abbreviazione degli anni di studio della Facoltà di Medicina.
A tal proposito abbiamo intervistato il Preside della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell'Università di Trieste, Nicolò De Manzini. A suo modo di vedere, la proposta nasce da un'esigenza del prossimo futuro, ovvero una carenza di medici, generali e specializzati." Il problema", continua il Preside," era prevedibile già anni fa, in quanto molti Dottori che hanno conseguito il titolo negli anni '60 e '70, anni dove c'è stato un boom di iscrizioni alla Facoltà, sono prossimi al pensionamento". "Non si è fatto niente fino ad adesso e ora ci troviamo con l'acqua alla gola".
"In passato è stato utile porre dei paletti alle iscrizioni", spiega De Manzini," in Italia avevamo la media più alta di medici per abitante, e inoltre ciò ha permesso di concentrarsi di più sulla qualità della didattica e della formazione".
"La proposta, così come l'ho letta sulla stampa nazionale, non mi piace." "è chiara l'intenzione del Ministero, accorciare i tempi e avere Medici in tempi minori." "Francamente mi sembra difficile, per non dire impossibile, stravolgere i piani di studio, anche perchè siamo in linea con la media europea. Purtroppo chi fa queste riforme, non sempre pensa al bene della formazione made in italy, piuttosto che accorciare i tempi, proporrei di incentivare i virtuosi, ovvero gli atenei o le facoltà che promuovono la formazione a rete. Mi spiego, per formazione a rete, intendo che gli studenti debbano muoversi, girare, provare esperienze diverse in Regione, in Italia e all'Estero, portando conoscenze e apprendendone altre in loco. I tagli, vanno fatti, ma con coraggio, chi non opera in questo modo, le Scuole di Specializzazione che non svolgono il proprio ruolo in maniera professionale, andrebbero chiuse.