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Cronaca

Riciclaggio di denaro, condannato il trio del caso Depositi Costieri

Giuseppe Della Rocca, Pasquale Formicola e Renato Smimmo sono stati raggiunti da pene che vanno dai quattro ai sei anni di reclusione. Condannate anche la figlia di Smimmo e la moglie di Formicola, Tiziana De Falco

Il tribunale di Trieste ha condannato per autoriciclaggio Renato Smimmo, Pasquale Formicola e Giuseppe Della Rocca rispettivamente a sei, cinque anni e quattro mesi e quattro anni e sei mesi di reclusione per il caso della Depositi Costieri che gli stessi avevano acquisito nel maggio del 2017. Nella lista delle persone (tutte di origini campane ndr) che a diverso titolo erano state coinvolte nella vicenda che aveva portato alla liquidazione volontaria della Giuliana Bunkeraggi da parte dei soci e alla successiva emissione dell’interdittiva antimafia da parte della prefettura triestina nei confronti dei condannati, sono emerse anche le posizioni della moglie del Formicola, Tiziana De Falco, e di Anna Smimmo, (figlia di Renato ndr), entrambe raggiunte da pene leggermente inferiori.

Il sequestro oltre la condanna

Il collegio presieduto dal dottor Enzo Truncellito e formato dai giudici Francesco Antoni e Alessio Tassan ha quindi accolto la tesi dell’accusa sostenuta dal Sostituto Procuratore Lucia Baldovin. Oltre alla condanna, è stata ottenuta la confisca di un importo superiore ai 30 milioni di euro. Nel caso in cui le risorse non siano disponibili, il tribunale fa sapere di aver emesso un provvedimento di confisca dei beni di Smimmo, Della Rocca e Formicola “fino a concorrenza di tale importo”.

I fatti

Le indagini, coordinate dalla dottoressa Baldovin, erano state condotte dal Nucleo di Polizia Economico Finanziaria della Guardia di Finanza. Il Sostituto Procuratore aveva chiesto il giudizio immediato sia per le questioni legate all’autoriciclaggio che per quanto riguarda precise modalità di evasione fiscale. “Era infatti emerso – così la Procura della Repubblica del capoluogo del Friuli Venezia Giulia – che gli imputati avevano gestito altre società, la TEG, la GTE e la Life, tutte implicate in un complesso meccanismo di vendite con titolo di non imponibilità (fittizio) e interposizione nelle compravendite di carburante di società cartiere”. Così facendo si era palesata un’evasione dell’Iva che, nell’anno dell’acquisizione della Depositi Costieri, aveva raggiunto i 20 milioni di euro.

Soldi facili usati nell’autoriciclaggio

Il denaro proveniente dall’evasione fiscale, secondo gli investigatori, era stato successivamente utilizzato per l’acquisto della Depositi Costieri, già gravata da pendenze verso l’Agenzia dell’Entrate per circa 30 milioni di euro. I condannati erano riusciti a “strappare” un prezzo decisamente favorevole, visto che l’acquisto si era perfezionato per soli quattro milioni e mezzo di euro. Un ulteriore milione di euro era stato utilizzato sia per “pagare alla Giuliana Bunkeraggi la prima tranche” che per le iniezioni di liquidità necessarie “ad assicurare l’operatività della società”.

I precedenti

Prima di questa sentenza per altre vicende, Formicola e Smimmo erano stati condannati per reati che vanno dalla ricettazione alla rapina, dal sequestro di persona all’accusa di mafia, fino al contrabbando. Giuseppe Della Rocca era stato prima arrestato e successivamente assolto dall’accusa di associazione di stampo mafioso ed estorsione.

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