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Cronaca

Di Finizio sull'Ursus: "Sacrifico la vita per 20 anni di lavoro" (VIDEO)

Una conferenza stampa indetta dal Movimento 5 Stelle regionale sotto la gru austroungarica, per dare modo all'ex gestore de 'La Voce della Luna' di spiegare il suo sciopero della fame: "Chiedo al sindaco una location alternativa per la mia attività, o un risarcimento. Altrimenti mi lascerò morire"

“Sono disposto a sacrificare la mia vita per 20 anni di lavoro. Andrò avanti fino in fondo per le vie legali, ma visti i tempi della giustizia potrebbero volerci anche 10 anni, e morirei piuttosto che aspettare tanto”. Queste le parole di Marcello Di Finizio, ex gestore del locale 'La voce della Luna', che dopo l'incendio e alcune parziali ristrutturazioni ha visto decadere la concessione del locale. Da quasi un mese l'imprenditore è arroccato per protesta in cima all'Ursus e oggi ha intrapreso uno sciopero della fame. I consiglieri regionali del Movimento 5 Stelle Andrea Ussai, Cristian Sergo e Ilaria dal Zovo hanno quindi indetto una conferenza stampa onde permettergli di esporre alla stampa le proprie ragioni. Per scendere dalla gru e abbandonare il proposito di lasciarsi morire di fame, Di Finizio chiede al sindaco Dipiazza due possibili soluzioni: l'assegnazione di una sede alternativa per la sua attività oppure un risarcimento in denaro.

“Dipiazza, sollecitato dall'allora prefetto Porzio, mi aveva promesso una location alternativa – dichiara di Finizio – poi ha negato contraddicendosi, e infine si è nuovamente dimostrato disponibile. Mi ha portato in giro per la città mostrandomi (con un atteggiamento da “podestà”), diverse possibili location per compensare la mia perdita. Ci sono registrazioni e testimoni per provare che il sindaco mi ha mostrato diverse soluzioni, tra cui il bar davanti al capolinea della 6 a Barcola e una spiaggia in Porto Vecchio, non fruibile per i cittadini. Per quest'ultima opzione è stato chiamato anche un architetto al fine di preparare un progetto innovativo”.

Nonostante le promesse, sostiene poi l'ex gestore de 'La voce della Luna', “Dipiazza è scomparso, insensibile anche alle sollecitazioni del nuovo prefetto Valenti. Il sindaco non vuole sedersi al tavolo per risolvere la questione e sono passati 43 giorni da quando il Prefetto mi ha detto che avrebbe avuto una risposta a breve. Adesso, continuando a "scappare", sta di fatto mettendo a repentaglio la mia vita”.

Di Finizio ha poi dato la sua versione della storia del locale, a partire dal famoso incendio: “Il colpevole è un ex dipendente, l'ho allontanato (dopo avergli versato un acconto) perché non era in grado di fare il suo lavoro e causava danni. Dopo un anno ha appiccato il fuoco e ora è a piede libero mentre io, onesto imprenditore, sono quassù a protestare. Ma il problema non è stato quello: inizialmente l'assicurazione non voleva pagare, poi ha pagato e sono riuscito a ristrutturare. Poi la prima mareggiata, che mi ha costretto a investire altri soldi, e infine una seconda mareggiata. A quel punto avrei potuto ristrutturare per la terza volta perché le banche si fidavano di me, ho sempre pagato tutto, ma è subentrata la normativa Bolkenstein ed è stata quella la vera rovina”.

Facendo un passo indietro, nel 2015 l'allora assessore al Demanio Andrea Dapretto aveva dichiarato che l'area è “demanio marittimo (di competenza dello Stato, mentre la Regione determina le concessioni). Il Comune entra in questo meccanismo solo come gestore di una concessione e verifica che questa venga messa in atto secondo quanto previsto". Sempre Dapretto, in quell'occasione, aveva spiegato che la concessione non era stata revocata, ma era decaduta a causa di “mancato e reiterato pagamento dei canoni per lunghi anni, il non utilizzo dell'area concessa, le condizioni di degrado e pericolo”, una situazone in cui “al concessionario decaduto, per legge, non spetta alcun rimborso”.

A proposito dei canoni non pagati, Di Finizio dichiara che “sono stati quintuplicati a causa di una legge che privilegia i grandi gruppi e distrugge i piccoli imprenditori. Non per niente, adesso, il 'fumoso' bando è stato vinto dal gestore della catena 'Il Pane quotidiano'”. Al momento, come accennato, Di Finizio ha citato in giudizio il Comune di Trieste, ma non sembra esserci ancora una data fissata per l'udienza.

Il consigliere Ussai, mettendo l'accento sull' "indifferenza generale verso la protesta non violenta di un imprenditore che ha subito delle ingiustizie", ha infine rivolto due appelli: “uno al sindaco affinché si faccia sentire e renda nota la sua posizione, uno a Marcello perché scelga di intraprendere un'altra forma di protesta e non metta a repentaglio la sua vita per poter presenziare incolume all'udienza”.

Di Finizio non ha ascoltato l'appello: “Conoscendo i tempi della giustizia preferisco morire che aspettare. In questo caso sarà omicidio mediante tortura pubblica. Se non arriverò vivo alla sentenza non mi importa, qualcun altro ci arriverà al posto mio”.

Di seguito la diretta Facebook 

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