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Cronaca Via Valmartinaga

Dipendente scoperto a vendere i rifiuti speciali dei centri raccolta: fermato anche il "complice" sloveno

Operazione della Polizia locale che ha anche permesso di comminare 21 sanzioni per abbandono di rifiuti

Già dalla fine dello scorso anno la Polizia Locale aveva iniziato a sorvegliare con costanza i movimenti che avvenivano intorno al Centro raccolta rifiuti di via Carbonara, prendendo in considerazione le segnalazioni di alcuni cittadini. Il personale del Distretto di via Locchi era riuscito a raccogliere prove sufficienti ad identificare i responsabili che, nottetempo, si recavano al centro di raccolta per scaricare all'esterno ogni genere di rifiuti ingombranti: lavatrici, stufe, elettrodomestici, materassi... compresa nell'elenco anche una tazza del water.

A novembre hanno iniziato a notificare le prime sanzioni amministrative per abbandono di rifiuti al suolo - una decina in tutto -, violazione contemplata dal Testo Unico sull'Ambiente e che prevede una multa da 600 euro. Ma nel mese di dicembre accade qualcosa di diverso: la pattuglia ferma una station wagon (S.S. le iniziali del conducente, 54 anni) non autorizzata che esce dal deposito di via Carbonara carica di rifiuti speciali non pericolosi. Anche qui si tratta di una violazione ambientale ma con rilevanza penale (è previsto l'arresto da 3 mesi a un anno, un'ammenda da 2.600 a 26.000 euro e il fermo del veicolo per 12 mesi).

La notizia di reato giunge quindi alla Procura della Repubblica la quale decide di delegare alla Polizia Locale il prosieguo dell'indagine estesa, da qui in poi, anche al Centro di raccolta di via Valmartinaga, a Roiano. L'indagine adesso punta non solo sui movimenti esterni al deposito ma dedica una particolare attenzione a coloro che vi lavorano all'interno, possibili complici. L'azione in poche settimane dà i suoi frutti e mette in luce un certo traffico di rifiuti speciali: uno degli addetti alla raccolta (K.R., 55 anni) era infatti in contatto con un cittadino sloveno (S.M., 50 anni) e quando il primo notava qualche rifiuto interessante, telefonava al complice perché se lo venisse a prendere in cambio di denaro; lo sloveno arrivava subito con il suo Fiat Fiorino, caricava e se ne andava. Il materiale recuperato veniva poi, probabilmente, rivenduto all'estero.

Qualche giorno fa gli investigatori passano all'azione e fermano lo sloveno a bordo del Fiorino, pieno di masserizie (pneumatici, materiale elettrico, un'idropulitrice, tubi metallici, termosifoni, valvole termostatiche, miscelatori dell'acqua), prima che varchi il confine di Stato: insieme all'operatore del centro rifiuti dovrà rispondere di concorso in furto aggravato continuato; mentre la società che gestisce il deposito è risultata completamente estranea all'attività illecita.

Durante questa seconda fase dell'indagine, è continuato pure il monitoraggio di coloro che approfittavano delle tenebre per abbandonare i rifiuti fuori dal deposito: tra marzo e aprile sono state accertate altre 21 di queste violazioni da 600 euro l'una.

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