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Giorno della Memoria, Dipiazza ai giovani: "Coltivate la memoria, siete gli architetti del futuro"

Il sindaco di Trieste ha chiesto scusa a nome della città per gli orrori del nazifascismo. Il messaggio rivolto alle generazioni future

Riportiamo il discorso del sindaco Dipiazza in occasione della cerimonia per la Giornata della Memoria alla risiera di San Sabba:

Cari familiari delle vittime e concittadini tutti, signor presidente della comunità ebraica di Trieste, signor governatore del Friuli Venezia Giulia, signor prefetto, autorità politiche, militari e religiose, oggi la lotta alla pandemia ci unisce tutti per vincere insieme, ognuno con il proprio comportamento e capacità, questa lotta contro il Covid. Oggi è il giorno della memoria ed è giusto che sia stato fatto ogni sforzo da parte dell’amministrazione comunale, di tutte le istituzioni coinvolte, degli organi di informazione per essere qui e ricordare il devastante dramma della Shoah. Con il passare degli anni la vivida memoria dei testimoni diretti si fa sempre meno numerosa, per questo è importante che le giovani generazioni conoscano per non dimenticare.

Carissimi ragazzi, “gli anziani hanno un’opinione su tutto, e nella vita non esitano prima di agire. A noi giovani costa doppia fatica a mantenere le nostre opinioni in un tempo in cui ogni idealismo è annientato e distrutto, in cui gli uomini si mostrano dal loro lato peggiore, in cui si dubita della verità, della giustizia e di Dio“. Sono le parole della piccola e coraggiosa Anna Frank che hai imparato presto a scrutare la voragine del male, ma come tanti giovani della sua età, non ha rinunciato a cercare se stessa, il suo essere nel mondo. Nonostante tutto ha continuato a credere nella bellezza della vita e nella speranza della bontà dell’uomo.

Purtroppo tra queste mura, in questo luogo che è un cenotafio, dove si viene a piangere qualcuno e dove l’ideologia deve restare fuori, l’uomo ha perso i valori, la ragione, la pietà, ha straziato, torturato, passato per le armi, assassinato giovani, uomini, donne, italiani, sloveni, croati, tantissimi ebrei appartenenti alla nostra comunità cittadina, persone, culture, religioni che da sempre contribuiscono alla crescita economica, culturale e sociale di Trieste. In questo giorno della memoria, istituito dal parlamento italiano nel 2000, rinnoviamo l’impegno affinché il silenzio non possa cancellare la consapevolezza di ciò che è accaduto e onoriamo tutte le vittime di quegli anni atroci dove il nazismo e il fascismo hanno calpestato i principi inalienabili che sono il rispetto della vita e delle libertà, di tutte le libertà.

L’Olocausto ha segnato il destino di un popolo. In questo luogo è stata uccisa la libertà. Chi afferma "bisogna ricordare affinché ciò che è successo non accada mai più" fa un esercizio vano, esercita una mera funzione consolatoria se poi si confina questa giornata in ciò che è stato, facendola diventare una fotografia in bianco e nero che ci allontana dalle riflessioni sul presente. Da sempre il mio impegno è quello di superare insieme i drammi del 900 che hanno insanguinato queste terre. Superare non vuol dire voltare pagina, ma impegnarsi a fare proprio il passato in maniera positiva, costruendo qualcosa per il futuro che diventi nutrimento per una società odierna capace di costruire una convivenza civile. Anni fa ho iniziato a percorrere questa strada della pacificazione che è sicuramente stretta e piena di ostacoli.

Nella nostra amata Trieste, crocevia di culture, popoli e religioni, nel settembre del 1938 Mussolini promulgò le leggi razziali. Come ho già avuto modo di affermare, tutto il mondo dovrebbe chiedere scusa agli ebrei, io non sono il mondo ma il sindaco di Trieste, e a nome della città e personale ho sentito il sincero bisogno di chiedere scusa per ciò che qui l’uomo e il nazifascismo hanno fatto contro l’umanità. Con la comunità ebraica abbiamo avviato un bel percorso di collaborazione nel ricordo della memoria e nel rispetto delle vittime, così come molte altre sono state le iniziative messe in campo in questo processo di pacificazione caratterizzate dall’aver voluto far tradurre in sloveno per la prima volta nella storia della città il discorso del sindaco qui in risiera, l’aver voluto che tutti i sindaci del territorio, insieme, rendessero omaggio a tutti i caduti nei diversi luoghi della memoria, il concerto dei presidenti della Repubblica italiana e slovena che si sono tenuti la mano nei luoghi della memoria.

Tutto ciò non è stato semplice, credetemi. Ma ne è valsa la pena, perché oggi siamo sempre di più a camminare insieme come comunità su questo percorso di pacificazione, riuscendo a far diventare sempre più flebile la voce di coloro che, miserevolmente, cercano ancora di utilizzare la memoria per alimentare le divisioni. In quegli anni siamo stati carnefici e vittime, abbiamo dato e ricevuto dolore, ed è proprio il saper riconoscere il comune dolore nell’altro che ci può consentire di affrontare in modo maturo il passato che non deve più essere ideologico e divisivo, ma permetterci di costruire qualcosa di buono per il futuro. Cari ragazzi, siete gli architetti del futuro, usate la memoria come un faro, coltivate sempre nel vostro cuore gli ideali, il senso di giustizia, la verità, la libertà, e difendete la democrazia.

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