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Cronaca

Droga, sgominata un'associazione criminale: 15 arresti, 60 chili sequestrati

Tre anni di indagini hanno portato i Carabinieri di Trieste a compiere una delle operazioni antidroga più importanti in città: il gip ha riconosciuto l'associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti

Nella mattinata di oggi, a Trieste, Torino e Lodi, il Nucleo Investigativo del Comando Provinciale Carabinieri di Trieste, a conclusione di lunghe e articolate attività investigative denominate “Raptor” e “Barattolo”, coordinate dal Dottor De Bortoli, della Procura Direzione Distrettuale Antimafia di Trieste, ha eseguito 8 ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti dei componenti di un’associazione per delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti.

Nel corso delle operazioni, tra la serata di ieri e le prime ore di oggi, sono stati arrestati in flagranza di reato altri due soggetti. Uno dei due, che compariva già tra gli indagati dell’indagine “Barattolo”, per detenzione, presso la propria abitazione, di oltre 20 chilogrammi di sostanza stupefacente tra marijuana e hashish (circa 140 mila euro di valore commerciale), mentre l’altro, estraneo all’associazione, è stato sorpreso con 3 chilogrammi di marijuana appena acquistata da uno dei destinatari del provvedimento.

In totale sono 31 i soggetti finiti nel mirino dell'Arma, di cui 10 arrestati (a cui si aggiungono altri 5 arresti avvenuti nel corso dei 3 anni di indagini); quindi altri 21 soggetti sono indagati in stato di libertà. Nel complesso poi sono stati circa 60 i chili di stupefacente sequestrati. 

31mag17. Operazione Carabinieri

L'INDAGINE - Tutto è iniziato nel 2014, hanno spiegato il comandante provinciale Daniel Melis e i suoi collaboratori, il tenente colonnello, comandante del Reparto operativo, Roberto Binotti e il maggiore, comandante del nucleo investigativo, Marcello Sardu. L’indagine ha preso spunto da un controllo operato dalla polizia spagnola, nei pressi di Barcellona, nei confronti di tre pregiudicati triestini. I tre, fermati a bordo di un’autovettura, erano stati trovati in possesso di 26.000 euro in contanti, somma per la quale non avevano fornito una giustificazione convincente, piccole quantità di hashish e 3 coltelli. Grazie all’attività di cooperazione internazionale di polizia, i Carabinieri sono venuti in possesso dell’importante elemento informativo, da cui sono partite le indagini.

L’attività investigativa degli uomini dell’Arma, inizialmente articolata in servizi di osservazione e pedinamento e poi integrata da attività tecniche quali intercettazioni telefoniche e ambientali, ha consentito di fare luce su un nutrito e pericoloso gruppo criminale, delineandone assetti e attività: «Si tratta di persone con esperienza nel settore - hanno spiegato i militari -. Avevano messo a punto dei sistemi di video sorveglianza per contrastare le nostre operazioni di indagine; cambiavano linguaggio in codice e schede dopo ogni arresto o controllo; sono anche state sequestrate due pistole».

PIAZZA DI TRIESTE - Il sodalizio, composto per la maggior parte da triestini, costituiva il principale canale di distribuzione di stupefacenti sulla piazza di Trieste. Aveva contatti e ramificazioni in tutto il Nord Italia e due principali e distinti canali di approvvigionamento, nel milanese e a Torino. Ma non solo. Sono stati documentati anche acquisti da fornitori liguri e, recentemente, ulteriori nuovi contatti in Lombardia, in particolare per i rifornimenti di cocaina, segnale di un’influenza e un volume d’affari in rapida espansione.

STRUTTURA - A capo dell'organizzazione criminale c'era un milanese trapiantato a Trieste, Fabrizio Sivelli, i cui luogotenenti erano Andrea Biasizzo Alborghetti e Franco Altin (ex proprietario dell'osteria "Farmacia dei sani" in via Giulia (che si ritiene sia stata una delle basi logistiche del gruppo). In manette sono poi finiti Pierpaolo Lenaz, Giovanni Vascotto, il lodigiano Cristiano Raimondo, l’albanese Imi Qamo, il marocchino residente a Torino Mohammed Khallati, oltre a Christian Dell'Aglio (arrestato in aprile), e tutti gli altri indagati dovranno rispondere, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti, aggravato dal possesso di armi, di singoli episodi di spaccio e del possesso di denaro falso (infatti sono stati sequestrati anche molte migliaia di euro in banconote false, tra l'altro anche spese per comprare lo stupefacente).

La struttura associativa aveva un assetto verticistico e coinvolgeva numerosi soggetti con ruoli, compiti e livelli di responsabilità ben definiti. Aveva inoltre la disponibilità di armi e di un’autovettura dedicata al trasporto dello stupefacente, opportunamente modificata attraverso la creazione di un doppio fondo ricavato nel bagagliaio posteriore.

SEQUESTRI - Le attività d’indagine sono state corroborate da significativi riscontri, con il sequestro, in diverse operazioni, di complessivi 30 chilogrammi di hashish e pasta di hashish (ad elevato contenuto di principio attivo), 5,5 kilogrammi di marijuana, ai cui si aggiungono i 23 kilogrammi sequestrati nelle ultime ore, e oltre 1 chilogrammo di cocaina. Lo stupefacente sequestrato, una volta immesso sul mercato triestino, avrebbe fruttato circa 500.000 euro. Ma il volume del traffico documentato in mesi d’indagine ha superato i 130 chilogrammi.

Sono state inoltre recuperate e sequestrate due pistole semiautomatiche, una Zastava calibro 7.65 e una di fabbricazione belga calibro 6.35, oltre al relativo munizionamento, 25.000 euro falsi e numerosi strumenti per il confezionamento delle dosi (bilancini di precisione e materiali vari).

PREOCCUPAZIONE - «Abbiamo dato un duro colpo al traffico di stupefacenti triestino, ma non l'abbiamo di certo debellato: la droga rimane una delle minacce principali ai nostri figli, ha una diffusione ancora preoccupante - ha voluto sottolineato il comandante Melis -. Ringrazio la Direzione Distrettuale Antimafia per esserci i venuta dietro e aver capito il pericolo». 

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