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Cronaca

Tra ricordi, affetto e dialogo: la politica triestina saluta per l'ultima volta il pastore Ravignani

Dal sindaco di Trieste Roberto Dipiazza al presidente del Consiglio regionale Mauro Zanin, passando per i dem Russo e Martini e l'assessore Grilli. I momenti privati, quelli pubblici, la forza del dialogo interreligioso e quello sociale. Una figura che mancherà

La politica triestina ricorda Eugenio Ravignani, vescovo emerito di Trieste che percorse i sentieri del dialogo interreligioso e comunitario rappresentando l'ideale continuità morale dell'episcopato di monsignor Antonio Santin con cui condivideva le origini istriane. I rappresentanti dei partiti triestini hanno appreso la notizia della sua morte questa mattina e tutti, dal primo cittadino in giù, hanno voluto ricordare la figura di Ravignani attraverso dei semplici messaggi. 

"Pastore del dialogo, uomo di fede"

“Trieste saluta il pastore del dialogo, lungimirante e sensibile uomo di fede, pace e carità, che ha saputo operare e vivere per il bene della nostra
comunità e del prossimo”. Roberto Dipiazza ha definito Ravignani "un amico che ha amato la città e la sua Chiesa con una intelligente e profonda umanità”.

Dalla maggioranza è arrivato anche il messaggio dell'assessore ai Servizi Sociali Carlo Grilli che ha sommato il ricordo privato di genitore e quello pubblico di amministratore. "Il primo è quello legato a quando, nella corte del Seminario Vescovile assieme all’amico Don Franco Tanasco, Ravignani accarezzava Il nostro Francesco, che era in braccio, con aria benevola, rischiando di veder volare la sua mitra che le manine di nostro figlio volevano prendere".

Il ricordo pubblico invece è relativo al primo mandato di Grilli. "Mi ha accompagnato in un cammino complesso, fatto di determinazione, a contribuire a dar supporto ad una parte di comunità dalla vita in salita. Persona e pastore. Resterà il suo insegnamento nel perseguire le indicazioni  di quel Gesù che, fattosi uomo per noi, ha voluto tracciare per far crescere la nostra comunità"  

Le parole di Francesco Russo

"Il primo ricordo del Vescovo Ravignani è legato al giorno della mia Cresima. Appena nominato e prima di trasferirsi nella diocesi di Vittorio Veneto fece da “supplente” a monsignor Lorenzo Bellomi che stava poco bene.  Sperimentai così per la prima volta la sua affabilità di pastore, un’umanità che gli permetteva di dire cose importanti con un tono “complice” e comprensibile ad un ragazzo qual’ero, mai distante o inutilmente serioso". Le parole sono quelle del dem Francesco Russo che ha voluto ricordare anche lo stile che ha caratterizzato il percorso spirituale di Ravignani nei confronti della città di Trieste.

"Una città che lui conosceva bene nelle sue potenzialità e nelle sue contraddizioni. E questo gli permise di essere punto di riferimento anche in una Trieste orgogliosa della sua laicità ma che spesso si faceva interrogare (e non di rado guidare) dai suoi richiami a non dimenticare la sua storia faticosa (lui che nato a Pola quella storia conosceva bene) ma soprattutto a non farsene imprigionare per guardare al futuro con occhi e cuore nuovo.  Un insegnamento di cui gli siamo grati e che rimane attualissimo ancora oggi". 

Fabiana Martini e Vita Nuova

"Di monsignor Ravignani, per noi della parrocchia di San Vincenzo de’ Paoli semplicemente don Eugenio, ho tanti ricordi e molti personali" così Fabiana Martini del Partito democratico. "Ma sono soprattutto i quasi dieci anni di direzione di Vita Nuova che vorrei ripercorrere, perché monsignor Ravignani mi nominò nonostante fossi giovane, donna e laica (non a caso fui la prima donna laica ad assumere la guida di un periodico religioso in Italia) e per tutta la durata del mandato non mi fece mai mancare la sua fiducia. Da giornalista e ex direttore nutriva un sacro rispetto per la libertà e l’autonomia del direttore e ha sempre accompagnato alla giusta distanza tutte le innovazioni (e sono state tante!) che abbiamo attuato in quegli anni". 

"Delicatezza - continua la Martini - è forse a mio avviso la parola che più racconta lo stile con cui il vescovo Eugenio ha interpretato il suo ministero pastorale sia nelle relazioni interpersonali sia nel rapporto con la Città: penso tra le tante cose al percorso da lui, esule istriano, intrapreso di riconciliazione della memoria, in un momento in cui la memoria era (e forse è ancora) materia di consenso elettorale. Sul piano personale mai dimenticherò una telefonata in cui mi disse «Te sa che te voio ben» e il sorriso con cui mi accolse giovedì 5 marzo, l’ultima volta che lo vidi, pochissimi giorni prima dell’inizio del lockdown". 

Altri ricordi e omaggi alla figura del vescovo emerito sono giunti infine anche dalla Slovenska Skupnost, dal presidente del Consiglio regionale Mauro Zanin e da Progetto Fvg. 

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