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Cronaca

«È fallita la società ma non il sogno»: il lungo sfogo dei titolari del Caffè dei Libri

Luca Delmedico ed Elisa Cignini hanno inseguito il loro sogno di aprire un franchising di locali dove le persone potessero incontrarsi e scambiarsi idee, tra un libro e un aperitivo, ma non hanno fatto i conti con le logiche dell'imprenditoria e della ristorazione

L'intervista ai titolari del Caffè dei Libri di Udine
«È stato come vedere la donna delle tua vita mentre ti tradisce e tutti intorno ne sono felici mentre tu rimani da solo, al buio, senza poterci fare nulla».

Luca Delmedico, fondatore insieme alla moglie Elisa Cignini della società Lucky Stars, che ha aperto il Caffè dei Libri di Udine e poi di Trieste, tiene gli occhi fissi davanti a sé ripercorrendo gli ultimi quattro anni della sua vita e traducendoli in una sola parola, che non gli esce dalla testa: incubo. La decisione del Tribunale di Udine che dichiara il fallimento della società e che ha costretto i due a chiudere un locale che negli ultimi anni ha riscosso in città molto successo, è arrivata per Delmedico quasi come un sollievo. Al suo fianco, la moglie non trattiene le lacrime.

«Abbiamo inaugurato il 19 maggio del 2016 e c'erano più di mille persone. Con fatica abbiamo chiuso quell'anno, mentre il 2017 è stato dedicato al franchising, con l'apertura di Trieste. Poi abbiamo iniziato a soffrire a maggio 2018».

Delmedico fa risalire i problemi concreti a un intoppo capitato nel locale di Trieste. «Trieste è partito benissimo, nonostante ci fossero molte cose da sistemare. Ma ad un certo punto è caduto un pezzo di capitello storico all'interno del palazzo in cui sorgeva il locale, tutelato dalle Belle arti. Da quel giorno, a causa dei lavori che sono durati 12 mesi, si è dimezzato l'incasso: abbiamo continuato a gestire l'attività seppur in perdita per non chiudere, perdendo centinaia di migliaia di euro, che sono pesati ovviamente anche sul locale di Udine».

La crisi

Il 2018 si rivela l'anno peggiore. L'incidente di Trieste è stato probabilmente solo uno dei tanti intoppi che Delmedico e sua moglie hanno incontrato dall'avvio della società, progetto imprenditoriale in cui avevano deciso di investire di tasca propria cambiando radicalmente le loro vite. Lui era dirigente in un'azienda nel settore dell'arredamento, lei impiegata commerciale prima e addetta al personale poi. Nella testa di Luca c'è un sogno, però, che lui vuole realizzare pur essendo coscienti di non far parte né del mondo dell'imprenditoria né di quello della ristorazione. 

«Abbiamo pensato al Caffè dei Libri come network di decine di locali nei quali la gente si ritrova per comunicare e una volta che ha comunicato, le intelligenze locali si incontrano, virtualmente o realmente, per tenere vivo il pensiero. Anche se da oggi il locale è chiuso, il Caffè dei Libri continuerà ad esserci».

Gli errori

Nessun intoppo burocratico, nessun iter che strozza le aziende. A far scricchiolare il sogno sono state le dinamiche interne della società.

«È stato come costruire la casa più bella del mondo e poi vedere gli altri viverci dentro mentre noi stavamo in una stalla, nel tentativo di portare avanti un progetto che aveva evidentemente un potenziale enorme. Il Caffè dei Libri era diventato il sogno di altri: tante persone si sono prese il merito e noi li abbiamo lasciati fare, sobbarcandoci i problemi. La gestione dei dipendenti ha assorbito il 90% del nostro tempo, anche se avrebbero dovuto essere terzi a farlo visto che era pagati per questo, benché si siano rivelati senza le capacità necessarie. Quando poi ti ritrovi ad avere persone che dovrebbero avere una visione sugli eventi e sulla comunicazione, ma non ce l'hanno e che anzi, continuano a fare quello che ritengono più opportuno contro la volontà espressa e documentata dell'azienda - si sfoga Delmedico - allora ti accorgi che sei rimasto più o meno solo perché nessuno ha capito il tuo progetto. Ma alla fine puoi dare solo la colpa a te stesso, perché mezzo milione di debiti in tre anni e mezzo è impossibile da assorbire».

I tentativi

«Il 2018 è stato un anno di inferno e alla fine abbiamo deciso di intervenire nella vendita del locale di Udine. L'anima del progetto siamo io e Elisa, ma non abbiamo mai preteso di diventare ristoratori quindi quando abbiamo capito che non potevamo più andare avanti, anche dopo aver rifinanziato l'azienda, abbiamo provato a vendere il locale. Abbiamo iniziato così una trattativa che non è andata a buon fine e da lì le cose si sono incancrenite».

La rottura definitiva

Dipendenti si sono succeduti numerosi, sia camerieri che responsabili. A quanto pare gli stipendi arretrati sono molti e l'acredine è diventata insostenibile. L'ingiunzione di fallimento, infatti, è arrivata proprio da due dipendenti evidentemente creditori della società. Per Delmedico e Cignini c'è però uno spiraglio: un nuovo e più solido acquirente si fa vivo e pare molto interessato ad acquisire il Caffè dei Libri.

«Negli ultimi mesi abbiamo trovato un ulteriore acquirente, che compare anche nella richiesta di concordato visto che era disposto a sanare parte dei debiti. Per il Tribunale, però, le sue intenzioni non sono risultate sufficienti per evitare di dichiarare il fallimento. Credo però che questa persona abbia comunque intenzione di portare avanti il progetto e che rileverà il locale».

I rimpianti

Per quanto sia Delmedico che Cignini si rifiutino di pensare che il loro progetto (non la società) sia fallito, manifestando il desiderio che il locale ritorni presto ad aprire, per entrambi ora si tratta di rivedere le loro professionalità. «Ci è mancata esperienza negli aspetti manageriali e ce ne siamo resi conto quando abbiamo capito che nessuno di quelli che avevano assunto per gestire sapeva lavorare davvero. Questa è la nostra colpa più grande: esserci affidati senza senza controllare», ci racconta Elisa Cignini mentre gli occhi le si (più che) inumidiscono e la voce si incrina sotto i colpi della tensione emotiva. «Abbiamo fatto tanti sacrifici per portare avanti quello che era evidente essere un bellissimo progetto, costruito per essere qualcosa che rimane. Mi è dispiaciuto pensare alle persone che stamattina sono arrivate lì e l'hanno trovato chiuso, come a tanti dipendenti che sono stati a lungo con noi. Ma l'elemento personale è stato uno degli ostacoli più difficili. Non ci immaginavamo che questo settore mancasse di professionalità vera e ci siamo scontrati con questa realtà: in questi anni è mancato chi sapeva fare davvero il suo lavoro».

L'ultimo rammarico, in ordine cronologico, è stato quello di aver trovato un acquirente più che potenziale, che il Tribunale non ha giudicato però essere elemento sufficiente. «Noi avevamo trovato la soluzione, con un nuovo acquirente. Se il giudice avesse accettato la proposta saremmo a parlare del terzo e quarto Caffè dei Libri: c'erano dei forti interessamenti su Verona, il Trentino e Milano. Abbiamo declinato, non ci siamo mossi nella promozione del franchising, sono venuti loro a cercarci», racconta Delmedico. 

Ma un fallimento non è una questione di simpatia o di luna storta di un giudice, e l'ingiunzione è arrivata a sancire la fine di un'impresa e, al momento, anche di un sogno. 

«Se potessimo tornare indietro - ci spiega Elisa Cignini - credo che ci sentiremo meno incapaci, meno in obbligo di dover dare le cose in mano ad altre persone per la convinzione di non essere in grado di farle da soli. Se l'azienda è fallita è però chiaro che abbiamo fatto dei morti dietro di noi, infatti c'è un'istanza promossa da ex dipendenti, persone che dovevano portare avanti l'azienda ma non sono stati in grado di farlo».

«Inizialmente era tutto troppo bello, poi non abbiamo avuto il cinismo imprenditoriale. C'è stata una grande mediocrità delle relazioni aziendali, che poi si sono tramutate in istanza di fallimento», chiude con amarezza Delmedico.

Il futuro

Il Caffè dei Libri è chiuso, ma potrebbe non rimanerlo a lungo. «Adesso siamo nelle mani del curatore e del giudice, ma non possiamo pensare che non riapra sotto la guida di qualcun altro. Da parte nostra c'è la volontà di smettere di occuparci di quotidianità imprenditoriale: io - ci racconta Delmedico - vorrei occuparmi delle cose che mi vengono più facili, perché mi pare di aver espiato il mio sacrificio. Ho un progetto di dimensioni gigantesche per la riqualificazione della Carnia e vorrei fare un grande festival a Udine e chissà, forse un libro che chiamerò "Caffè dei Libri - Una storia d'amore"».


 

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