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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

Fedele al Settecento debutta al “Verdi” “Così fan tutte” diretta dal Maestro Caetani

L'opera buffa di Mozart torna a Trieste dopo quindici anni

Ritorna al teatro “Verdi” di Trieste, dove mancava da quindici anni, “Così fan tutte”, opera buffa di Wolfgang Amadeus Mozart su libretto di Lorenzo Da Ponte. Vi giunge in un allestimento realizzato dal Festival dei 2Mondi di Spoleto e coprodotto dalla Fondazione Teatro Coccia di Novara.

Opera tra le più moderne di Mozart, “Così fan tutte” è un “dramma giocoso”, che dietro una trama dai tipici meccanismi da opera buffa, con una vicenda segnata da scommesse, travestimenti e riconoscimenti, nasconde un'attualissima lezione di "educazione sentimentale" e un ritratto della volubilità dell'animo umano, conditi da una misoginia di fondo tipica di quell'epoca, e, purtroppo, di ogni epoca. Qualche parola di lode va spesa per le eleganti scene di Dante Ferretti, con l'effetto geometrico dei due pannelli laterali che determinano interni ed esterni, e che convergono in uno sfondo che vede un cielo di nubi e sotto, un golfo, quello di Napoli, con imbarcazioni settecentesche.

Nell'insieme una scelta raffinata e luminosa. Sui costumi di Francesca Lo Schiavo, che come Ferretti pure vanta una carriera nel cinema, mi sentirei di dire che erano in alcuni casi troppo forzati, come ad esempio quelli di Ferrando e Guglielmo travestiti da nobili albanesi, troppo simili a maschere veneziane dalle tinte “pappagallo brasiliano”, in contrasto con quelli semplici e abbastanza anonimi pur se raffinati delle due volubili sorelle. La regia di Giorgio Ferrara non ha particolarmente impressionato, così caratterizzata da una staticità cronica, esasperata in alcuni momenti da una leggerezza interpretativa della partitura da parte della direzione, affidata a Oleg Caetani, che ha smorzato l'intensità emotiva di alcuni passaggi chiave dell'opera che a mio avviso avrebbero dovuto essere più travolgenti, più passionali. L'orchestra del “Verdi” ha come sempre offerto una performance di alto livello, e ottima anche la prestazione del coro dalla buca dell'orchestra. Il cast è stato più che all'altezza sia per qualità canore che recitative, pur con qualche debolezza. Convincente la performance delle due sorelle Fiordiligi e Dorabella, interpretate rispettivamente dalla messicana Karen Gardeazabal e dalla giapponese Aya Wakizono.

La prima però, pur ostentando una notevole presenza scenica nonché un timbro gradevole e una ricchezza negli acuti, è scivolata più volte nella gestione dell'ottava bassa. La seconda, dalle movenze aggraziate e civettuole, con meno presenza scenica e troppa rigidità espressiva, ma dal timbro morbido e vellutato e una tecnica canora perfetta. Ottime le interpretazioni maschili affidate a due giovani talenti, il baritono Vincenzo Nizzardo nei panni di Guglielmo e il tenore Giovanni Sebastiano Sala in quelli di Ferrando. Buona presenza scenica per entrambi, il pubblico ne ha saputo apprezzare le doti canore e restituito i giusti applausi. I due motori dell’azione, Don Alfonso e la sua serva astuta Despina, sono interpretati rispettivamente da Abramo Rosalen e Giulia Della Peruta. Il primo ha un’imponente voce di basso che però, forse anche a causa della scelta di regia che lo ha visto sempre “in fondo” alla scena, si perde spesso nel fraseggio. Disinvolta e spigliata Giulia Della Peruta, di cui sono emersi preparazione tecnica e bella presenza scenica.

Nel complesso, nonostante la temperatura tropicale all'interno del teatro, è stato uno spettacolo ricco di apprezzati passaggi e spunti, non solo musicali. Non si poteva infatti fare a meno di pensare, nel corso dell'intera rappresentazione, al suo contesto storico, culturale, ideologico e naturalmente musicale e alla traccia indelebile che ha lasciato al mondo il geniale compositore. “Così fan tutte” replica al teatro “Verdi” di Trieste fino al 28 aprile.

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