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Cronaca

Festival "I Mille Occhi" al via con "Il Duce a Trieste", film sulla visita di Mussolini in città

Il festival dei Mille Occhi al via venerdì 18 al Teatro Miela, con le proiezioni di Il Duce a Trieste, sulla visita di Mussolini nel capoluogo giuliano, e Vivere da anarchici, documentario sull'anarchico triestino Umberto Tommasini, alla presenza di Paola Olivetti, Livio Jacob e Claudio Venza

Il festival dei Mille Occhi al via venerdì 18 al Teatro Miela, con il rinfresco inaugurale alle ore 20.00. Seguiranno le proiezioni di Il Duce a Triestesulla visita di Mussolini nel capoluogo giuliano, e Vivere da anarchici, documentario sull'anarchico triestino Umberto Tommasini, alla presenza di Paola OlivettiLivio Jacob Claudio Venza. L'high-light di sabato 19 sarà invece il focus serale dedicato all'artista femminista Niki de Saint Phalle, di cui si vedranno i due personalissimi lungometraggi. Ospite d'eccezione della serata la figlia dell'artista, Laura Duke Condominas (attrice per Bresson in Lancelot du Lac). Le proiezioni di entrambe le giornate, tutte a ingresso gratuito, inizieranno comunque già dalla mattina e dureranno fino a notte, includendo – tra gli altri – alcuni corti poco conosciuti di Ermanno Olmi, un breve ricordo del recentemente scomparso Wes Craven e la personale “espansa” di Emanuele Caracciolo, promettente cineasta ucciso 31enne nelle Fosse Ardeatine.


L'edizione 2015 di I Mille Occhi inaugura ufficialmente venerdì sera alle 20.00, al Teatro Miela, con il brindisi d'apertura del festival, offerto dall'azienda vinicola Škerk e dal Pastificio Barone. A seguire, dalle ore 20.30, la prima serata di proiezioni dei Mille Occhi con alcuni documenti mai visti: il breve spot anni '50 dello storico Caffè degli Specchi di Piazza dell'Unità, l'appena ritrovato e restaurato Il Duce a Trieste, sulla visita di Mussolini nel capoluogo giuliano(avvenuta il 18 settembre 1938, esattamente 77 anni prima della sua proiezione al festival), e la rara versione integrale diVivere da anarchici, film-intervista sull'anarchico triestino Umberto Tommasini, realizzato da Paolo Gobetti nel 1976. Per l'occasione, saranno presenti alla serata Paola Olivetti, compagna di Paolo Gobetti e direttrice dell'Archivio cinematografico della Resistenza di Torino (responsabile del ritrovamento di Il Duce a Trieste), Livio Jacob, direttore della Cineteca del Friuli, e lo storico dell'anarchismo Claudio Venza, una delle colonne del Gruppo Anarchico triestinoGerminal (autore peraltro di una monografia sullo stesso Tommasini). Le proiezioni, che chiuderanno in nottata con il mediometraggio horror The Road Less Travelled (l'ultimo episodio realizzato dal compianto Wes Craven per la serie Ai confini della realtà, nel 1986), iniziano comunque già dal pomeriggio di venerdì, dalle 14.30, con l'eccentrico Troppo tardi t'ho conosciuta! (1939)l'unico film diretto da Emanuele Caracciolo, martire 31enne delle Fosse Ardeatine. Nel percorso dedicato al promettente regista ucciso per mano nazifascista si vedrà poi un ulteriore lungometraggio a cui Caracciolo collaborò da aiuto-regista, la commedia musicale Marionette (1937) di Carmine Gallone, con protagonista il celebre tenore Beniamino Gigli. Più tardi, dalle ore 17.45, dello stesso Gobetti autore di Vivere da anarchici si vedrà invece Racconto interrotto (1992), il film dedicato al padre Piero. Questo ritratto di una delle massime della cultura antifascista sarà introdotto e chiuso da due preziosi incontri tra grandi cineasti e letterati italiani, rispettivamente “Così è andata”. Gente di montagna di Ermanno Olmi (1987), con testi – tra gli altri - di Mario Rigoni Stern ed Emilio Lussu, e l'episodio su Gabriele D'Annunzio curato da Raffaele Andreassi (grande cineasta già omaggiato dall'edizione 2014 del festival) per il programma televisivo Album. Fotografie dell'Italia di ieri (1977).

Sabato 19 le proiezioni inizieranno sin dalla mattina, alle ore 9.15, con Camicia nera (1933) di Giovacchino Forzano, in riferimento al percorso del festival sull'incubo delle due guerre mondiali Apocalypsis cum figuris. L'eterno ritorno dei prati,  e il mélo recentemente restaurato La carne e l'anima (1945) di Wladimiro Strizhewsky (da un soggetto di Caracciolo, con protagonista Isa Miranda), riscoperto e proposto con notevole successo critico  dal direttore Sergio M. Germani in occasione del Festival di Locarno dello scorso anno. Nel pomeriggio di sabato, dalle ore 14.30, sarà invece la volta del focus dedicato all'attore Richard Harrison, protagonista di molti western e peplum italiani: dei tanti film da lui interpretati si vedranno L'ultimo gladiatore (1964) di Umberto Lenzi e Una donna per 7 bastardi (1974) di Roberto Bianchi Montero, a cui si legherà la presentazione di Giancarlo Stampalia del volume scritto con lo stesso Harrison The Harrison Variations, e un intervento di Maurizio Radacich sul caratterista triestino Livio Lorenzon, che appare nel film di Lenzi in programma. Nel tardo pomeriggio,  dalle ore 18.15 si tornerà sul rigore anti-militarista di Ermanno Olmi, specie nel sodalizio con Mario Rigoni Stern, il cui contributo alla sceneggiatura caratterizza tanto il lungometraggio televisivo I recuperanti (1964) che il breve Ritorno al paese (1967), programmati insieme al cortometraggio L'alpino della Settima (1969) di Giuseppe Taffarel.

Tutta la sera di sabato, a partire dalle ore 20.45, sarà invece dedicata al cinema della scultrice e pittrice francese Niki de Saint Phalle, aprendo con il tributo di Paola Pisani My Love (2015) e alla presenza d'eccezione della figlia Laura Duke Condominas attrice per Robert Bresson in Lancelot du Lac e protagonista di Camélia et le dragon in programma durante la serata.

Unica artista donna del movimento del Nouveau Réalisme, nota per aver ideato e realizzato - sempre all'insegna della ribellione contro i poteri costituiti e della riappropriazione simbolica del corpo femminile - gli Shooting Paintings e le enormi sculture di nudi femminili dette Nanas, Niki de Saint Phalle ha diretto anche due lungometraggi inclassificabili ed estremamente personali. Il primo, il semiautobiografico Daddy: A Bedtime Story (1973), è uno dei più provocatori film erotici degli anni '70: attraverso quest'opera l'artista volle esorcizzare gli abusi sessuali subiti a 11 anni dal padre, portando alle estreme conseguenze ogni archetipo freudiano in materia. Questo film, che conferma l'interesse della Saint Phalle per il valore terapeutico dell'espressione artistica (che le permise già in gioventù di guarire da diversi traumi psicologici), è co-diretto con il suo compagno di allora, Peter Whitehead, il regista britannico che meglio seppe documentare la controcultura musicale degli anni '60, filmando band come Pink Floyd e Rolling Stones. Il secondo lungometraggio è invece la barocca fiaba per adulti Camélia et le dragon (1976), noto anche con il titolo Un rêve plus long que la nuit: trova qui sfogo l'immaginifica verve che contraddistinse l'artista, che seppe dar vita a fantasiose case-giochi per bambini e al monumentale Giardino dei Tarocchi di Capalbio, vicino Grosseto (culmine di un costante e fertile rapporto creativo con l'Italia). Camélia et le dragon  rappresenta un punto d'incontro fondamentale tra i molti artisti del periodo, presenti sia come interpreti che come collaboratori creativi, dal marito scultore Jean Tinguely alla pittrice e scenografa greca Marina Karella (qui anche costumista), passando per altri quotati artisti svizzeri del tempo come Daniel Spoerri, Rico Weber e Bernhard Luginbühl.  L'omaggio a Niki de Saint Phalle avrà inizio alle 20.45 e sarà  presentato dalla cineasta sperimentale francese Jackie Raynal, storica ospite del festival e autrice tra gli altri del leggendario Deux Fois (1968), tra i film fondamentali del Maggio francese.

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