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A Trieste per la prima volta

Trieste accoglie Sabir, il festival contro i muri e per i diritti umani

E' stato inaugurato nella mattinata di oggi 11 maggio presso l'auditorium del museo Revoltella il festival itinerante che avrà il suo apice nella marcia di sabato 13 maggio, da San Servolo a Dolina. Il presidente di Arci, Walter Massa: "Non dobbiamo fermarci. Con Sabir dobbiamo continuare a dare voce a chi fa fatica a tirarla fuori, ci vuole anche un po' di sentimento di ribellione e di radicalità"

TRIESTE – “La scelta di Trieste non è casuale: questa città è frontiera e periferia, ma è allo stesso tempo al centro di quell’Europa dove continuano gli inammissibili respingimenti nei confronti di chi invece ha il diritto di essere accolto. Oggi non ci sono più scuse”. Con queste parole, parte dell’intervento della vicedirettrice nazionale di Caritas, Silvia Sinibaldi, si è aperta nel capoluogo giuliano la nona edizione di Sabir, la rassegna promossa da Arci insieme a Caritas Italiana, Acli e Cgil, in collaborazione con Asgi e Carta di Roma, e che pone al centro le culture mediterranee e le sue riflessioni.

La marcia contro i muri

Nell’auditorium del museo Revoltella è andata in scena l’inaugurazione del festival che quest’anno toccherà l’apice nella giornata di sabato 13 maggio. In quella occasione, con partenza alle 15 dal castello di San Servolo e arrivo nella piazza di San Dorligo della valle/Dolina, è in programma la “Marcia contro i muri e per l’accoglienza”. Numerosi gli appuntamenti in programma in diversi luoghi della città. Per il festival Sabir, che riunisce gli addetti ai lavori del terzo settore, è la prima volta in una città del nord Italia. 

Da oggi a sabato 13: tutti gli appuntamenti, ecco il programma

Il ricordo di Omar Neffati

La giornata di oggi si è aperta con il ricordo di Omar Neffati, ventisettenne portavoce del Movimenti italiani senza cittadinanza, morto suicida a gennaio di quest’anno e simbolo della lotta per i diritti umani (e non solo) in Italia. Tra i vari interventi che si sono susseguiti quello di Alidad Shiri, portavoce dei famigliari delle vittime della tragedia di Steccato di Cutro. “Siamo molto delusi perché la politica, invece di fare una riflessione generale, ha usato quella tragedia. Sull’indagine siamo fiduciosi, continuiamo a chiedere giustizia. Mancano ancora almeno nove, dieci persone all’appello”.

Il decerto Cutro "è fortemente discriminatorio"

Proprio sulle conseguenze del naufragio hanno voluto parlare Nicola Marongiu della Cgil e il presidente dell’Asgi, Lorenzo Trucco. Nel definire “fortemente discriminatorio” il carattere del decreto, il numero uno dell’Asgi ha chiesto che il decreto Cutro venga chiamato decreto 10, legge 50. “È stato un punto di caduta nella tutela dei diritti fondamentali. Chiamarlo con il nome di Cutro, visto che è un decreto che agisce pesantemente contro i diritti fondamentali e contro la Costituzione, credo sia ingiusto”.

"La situazione sui diritti è peggiorata"

In coda all’inaugurazione si sono levate anche le parole di denuncia del presidente dell’Arci, Walter Massa, e del vicepresidente delle Acli, Antonio Russo. “A Cutro ho provato la stessa sensazione di rabbia come quando ho visitato Auschwitz – ha detto Massa -, ma non dobbiamo fermarci. Con Sabir dobbiamo continuare a dare voce a chi fa fatica a tirarla fuori”. Per Russo “in questi nove anni dalla prima edizione, la situazione sui diritti e sull’accoglienza è peggiorata. Le politiche di respingimento sono cresciute. Pensate solo che in Italia, nel 2023, ci sono ancora un milione di bambini che non hanno diritto di cittadinanza. Per questo motivo la pressione sulle istituzioni non si deve fermare”.

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