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La crisi senza fine

Accordi con colossi Usa, fondi europei e lavoro: via da Trieste, ecco dove Flex investe in Romania

Lo stabilimento di Timisoara rappresenta l'area dove la Flextronics sembra voler indirizzare importanti risorse economiche. Da un lato 280 posti di lavoro potrebbero saltare, dall'altro sono una cinquantina - al momento - le offerte di lavoro presenti per la struttura romena. Nel mezzo l'accordo sul fotovoltaico, i corsi di formazione per metà pagati dal Fondo Sociale Europeo

Nel recente passato Timisoara è stata famosa soprattutto per la rivolta dei nove giorni che nel 1989 riuscì a ribaltare il regime comunista, condannando a morte Ceausescu e la moglie in diretta tv. Oggi, a Trieste la città romena assume le vesti di una vera e propria concorrente, vista l’indiscrezione trapelata nei giorni scorsi (attraverso fonti governative) secondo le quali Flextronics sarebbe pronta a tagliare circa 280 posti di lavoro nello stabilimento giuliano e ad investire non più in Venezia Giulia, bensì a delocalizzare proprio in Romania. L’azienda è trincerata dietro al silenzio, ma secondo numerosi lavoratori avrebbe già chiesto il piano ferie ai lavoratori, così da poter organizzare il 2022 anche sulla base di eventuali licenziamenti. Un segnale che i sindacati leggono con molta perplessità. “Stanno facendo il tutto senza le parti sociali, domani chiederemo al prefetto Annunziato Vardè l’immediata convocazione di un tavolo. Vogliamo essere presenti anche noi” così Antonio Rodà della Uil, raggiunto telefonicamente da TriestePrima. 

Capitalismo, parola d'ordine risparmio

Il possibile e futuro dramma di centinaia di famiglie nel capoluogo regionale stride davanti ad uno sfrenato capitalismo che, ormai, non fa sconti più a nessuno. Delocalizzare in Romania significa, per un’azienda che inquadra qualcosa come 200 mila dipendenti in tutto il mondo e che nel 2020 è stata capace di fatturare oltre 24 miliardi di dollari, perseguire la via del risparmio. In un momento particolarmente difficile per l’economia mondiale (post Covid e con la guerra a frenare la crescita prevista), quella romena sembra la più funzionale al mantenimento dell’attuale modello economico-finanziario. Con buona pace di chi potrebbe perdere il lavoro in Italia (quello di Trieste è uno dei pochi siti specializzati in manifattura, ma che non ha maestranze negli altri settori industriali), dall’altra parte dell’Europa c’è chi invece lo otterrà.

L'accordo con Enphase sul fotovoltaico

Basta compiere un rapido giro sui siti ufficiali della multinazionale per capire che quello di Timisoara diventerà uno snodo centrale per lo sviluppo della multinazionale guidata da Revathi Advaithi, amministratore delegato del gruppo dal 2019. Solo ad inizio aprile viene data notizia che Flex, proprio per la struttura romena, lavorerà ad una partnership con Enphase, colosso delle tecnologie che sfruttano energie rinnovabili e con un fatturato di oltre 770 milioni di dollari. Quotata Nasdaq, l’azienda statunitense si avvarrà proprio dello stabilimento di Timisoara per iniziare, dal 2023, a produrre dispositivi plug-and-play capaci di convertire corrente continua generata da un singolo modulo solare in corrente alternata. 

Le opportunità di carriera

A Timisoara sembra esserci anche possibilità di carriera: anche qui la ricerca online apre al mondo dei colloqui e alle informazioni ufficiali. A febbraio del 2023 circa 360 dipendenti dovrebbero finire qualcosa come 90 corsi di formazione (operazione finanziata per la metà con risorse provenienti dal Fondo Sociale Europeo, circa 140 mila euro), mentre sul fronte delle assunzioni, nella sezione romena ci sono oltre 45 posizioni aperte, tutte per lo stabilimento di Timisoara. La delocalizzazione dovrebbe avvenire proprio qui, mentre a Trieste le cose sembrano complicarsi sempre di più. Domani lunedì 16 maggio, dalle 10 alle 12 è stato convocato un altro presidio dei lavoratori, sotto il palazzo del Governo, in piazza Unità. Alle 11 i sindacati verranno accolti dal prefetto. Sullo sfondo le opposizioni chiedono al sindaco Dipiazza di schierarsi al fianco dei lavoratori. La Regione, nel frattempo, si è messa al lavoro per scongiurare il peggio.

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